Falso Olio extravergine d'oliva: ecco le aziende che non superano i test.
Di truffe sull’olio d’oliva spacciato per extravergine ne abbiamo abbastanza, eppure siamo davanti all’ennesimo inganno: prodotti che promettono una qualità che di fatto non hanno.
Appena un anno fa, vi parlavamo di un ‘registro degli indagati’, ovvero di sette aziende olearie che dovevano rispondere di frode in commercio per aver spacciato un comune olio di categoria 2, meno pregiato e meno costoso, per extravergine d’oliva.
Un circolo vizioso che a quanto pare continua. Durante la trasmissione Patti Chiari, punta di diamante dei consumatori sulla tv svizzera pubblica Rsi, Lorenzo Mammone e Remy Storni hanno denunciato il cosiddetto “scivolone degli extravergini”, ovvero vergini spacciati per extravergini.
Ma facciamo un passo indietro. Il mercato dell’olio extravergine è in realtà regolato da norme severissime. Per stabilire se un olio è un extravergine d’oliva esistono vari panel test, ovvero analisi sensoriali e chimiche dell’olio che servono a scoprirne i difetti come il rancido, la muffa e tutti quelli stabiliti dalle linee guida dell’Unione europea, ma anche la piccantezza o l’amarezza.
Affinché un olio venga classificato come un extravergine, secondo la normativa vigente, 'la meridiana dei difetti deve essere pari a zero e il gusto praticamente perfetto'.
Delle 12 bottiglie analizzate dalla trasmissione, sei non hanno superato i test. I campioni sono stati sottoposti a due analisi organolettiche e a una chimica. Gli oli sono stati fatti assaggiare a Zurigo dall’unico panel test svizzero riconosciuto dal Coi, il Comitato oleolicolo internazionale e poi anche dal comitato di assaggio ufficiale dell’olio Dop Chianti in Toscana. I risultati ? Identici.
Gli oli extravergine che non sono... extravergine
Tra le nostrane troviamo:
Olio De Cecco classico extravergine d’oliva
Definito dal panel come: 'Un olio rancido e sicuramente non extravergine'.
Olio Carapelli extravergine d’oliva. Il parere del panel: 'Il difetto principale è il riscaldo quando le olive vengono depositate più del previsto cominciano a fare una fermentazione. La maggior parte delle persone, pensa sia un gusto normale ma invece è un difetto. Non lo metterei nello scaffale'. Olio Bertolli extravergine d’oliva originale. Per il panel: 'È fangoso, ammuffito non è extravergine. Un olio difettato, si avverte la fermentazione delle olive, estremamente rancido'.
Nella lista nera c’è poi il meno conosciuto Filippo Berio e due oli non commercializzati in Italia Olivana e M-Budget.
Gli oli extravergine che sono... extravergine
A vincere il test, ovvero l’olio veramente extravergine d’oliva come indicato in etichetta è il Sabo 100% Italiano, imbottigliato da un’azienda ticinese e prodotto con materia prima della pugliese Olearia Clemente.
Sul podio anche il Gran Delizia Igp Toscano e il Monini. Risultati ottimi anche per il PrimaDonna venduto da Lidl, il Bio Natur Plus (100% Dop umbro) e il Qualité&Prix della Coop svizzera.
In realtà, anche se questi test promuovono il PrimaDonna venduto da Lidl, ricordiamo che lo scorso giugno l'Antitrust ha condannato la catena di supermercati a pagare una multa di 550 mila euro, per avere venduto olio extravergine con il marchio Primadonna che, secondo l’autorità, conteneva olio vergine di oliva. Tra i difetti riscontati: riscaldo, rancido, muffa e umidità in diverse bottiglie che non potevano essere vendute come extravergine come dichiarato in etichetta.
Scritto da Dominella Trunfio
Insalate in busta: sono piene di pesticidi e metalli pesanti.
Si torna a parlare della sicurezza delle insalate in busta che tante persone consumano soprattutto per la loro praticità. Un nuovo test svela che si tratta di prodotti sicuri dal punto di vista igienico (non ci sono germi e batteri pericolosi) ma che presentano tracce di metalli pesanti e residui di pesticidi.
Dopo che è stata di molto ridimensionata la notizia relativa alla ricerca effettuata a Torino sulle insalate in busta (si trattava di uno studio del 2012 in cui esclusivamente 3 campioni su 100 erano stati trovati positivi all’Escherichia coli e tra l’altro a livelli solo potenzialmente patogeni) adesso è la rivista il Salvagente a rilanciare l’attenzione su questo argomento tanto caro ai consumatori.
Le insalate in busta sono, infatti, sempre molto presenti sulle tavole degli italiani e non è un caso che al supermercato scaffali frigo sempre più grandi ospitano diversi formati e varietà di questa verdura pronta per essere consumata. Tra i più amati vi è sicuramente il lattughino, proprio quello che i laboratori del Salvagente hanno voluto analizzare per capire quale fosse lo stato igienico e microbiologico ma anche la possibile contaminazione da parte di pesticidi e metalli pesanti come piombo e cadmio. Il test sulle insalate in busta 10 i marchi di lattughino analizzati, molti di note catene di supermercati e solo uno biologico. Nello specifico si tratta: Coop insalatina, Esselunga lattughino verde, Elite Selex natura chiama lattughino, Carrefour lattughino,
Conad lattughino percorso qualita', Lidl Vallericca lattughino, Eurospin foglia verde lattughino, Bonduelle il lattughino, DimmidiSì lattughino, Le terre di Ecor NaturaSì insalatina biologica. Partiamo dai risultati positivi: tutti i prodotti analizzati sono sicuri dal punto di vista dei microbi. Non sono state trovate infatti tracce di salmonella, Escherichia Coli e listeria, tutti patogeni che mettono seriamente a rischio la nostra salute.
Purtroppo però, la maggior parte insalate, non sono risultate comunque pulite. I laboratori hanno trovato tracce di trattamenti fitosanitari (ovvero pesticidi) che, nella stessa insalata, potevano essere anche di 4 tipi diversi ( è il caso del lattughino a marchio Eurospin e Carrefour). Solo due lattughini sono risultati completamente puliti dal punto di vista dei residui dei pesticidi, si tratta di quelli a marchio Bonduelle ed Ecor (quindi il biologico almeno in questo caso si è rivelato una garanzia).
E’ stata individuata anche la presenza di cadmio, metallo pesante cancerogeno per l’uomo, riscontrato in livelli elevati in due prodotti (Selex e Conad) e in altri due molto vicino al limite stabilito per legge (Lidl e DimmidiSì). Le tracce di questa sostanza individuate nell’insalata sarebbero da imputare non solo alla presenza nel terreno di questo metallo ma anche all’uso di fertilizzanti che lo contengono.
Tracce di piombo, invece, metallo classificato come probabile cancerogeno per l’uomo, sono state trovate a livello minimo nelle insalate a marchio Coop (comunque una delle prime della lista come giudizio complessivo), Lidl e Dimmidisì.