La belladonna è una pianta erbacea molto utilizzata in farmacologia per le sue tante virtù: aiuta in caso di infiammazioni, ma anche asma, bronchiti e altre patologie. La belladonna è una pianta erbacea perenne che appartiene alla famiglia delle Solanacee e che possiamo trovare anche nei boschi di Alpi e Appennini. È molto utilizzata in farmacologia e omeopatia: si tratta infatti di una delle erbe officinali più utilizzate sia per i suoi effetti benefici che per quelli tossici. La belladonna può essere utilizzata come rimedio fitoterapico o omeopatico, in minime dosi, per poter usufruire di tutti i suoi effetti benefici: svolge infatti un'azione anestetica o stimolante sul sistema nervoso, agisce contro il dolore e le infiammazioni, svolge un'azione broncodilatatrice, aiuta in caso di ulcera, problemi intestinali e non solo. Il nome belladonna deriva dal dialetto popolare veneziano del ‘500, veniva chiamata così per via dell'uso estetico che si faceva del succo delle sue bacche: era utile per donare luminosità all'incarnato, per dilatare le pupille e rendere lo sguardo più intenso. Molte donne restavano però avvelenate dopo l'uso della pianta, fu per questo motivo che nel ‘700 i farmacologi cominciarono a studiarla scoprendone l'effetto dannoso sullo stomaco e il blocco che causava sul sistema parasimpatico. Agisce sul sistema nervoso la belladonna contiene tre alcaloidi: atropina, iosciamina e scopolamina. Il primo agisce sul sistema parasimpatico come anestetico: non bisogna mai esagerare con le dosi, può infatti diventare letale, il secondo agisce sul sistema nervoso centrale come stimolante, mentre l'ultimo svolge un'azione sedativa. Azione antinfiammatoria e antidolorifica: la belladonna svolge anche un'azione antinfiammatoria utile in caso di mal di gola, faringite, rinite allergica ma anche pertosse e congiuntivite. Inoltre aiuta a ridurre il dolore in caso di mal di testa, mestruazioni dolorose, dolori articolari, oltre ad alleviare disturbi della pelle come eritemi, eczemi o acne.
Il rafano è una radice dal sapore piccante ricca di proprietà benefiche: è un antibiotico naturale, svolge un’azione antinfiammatoria e analgesica e ha proprietà antiossidanti. Il rafano, detto anche cren, come la salsa che si produce dalla lavorazione delle sue radici, è una pianta perenne che appartiene alla famiglia delle Crocifere, la stessa di cavolo, rapa, ravanello e senape. È originario dell'Europa orientale ma cresce spontaneamente anche in Italia in zone umide e presso corsi d'acqua. La sua pianta ha fiori piccoli e foglie verdi mentre la sua radice è cilindrica con una polpa compatta color crema, la sua buccia è rugosa simile a quella dello zenzero. Il rafano viene utilizzato in cucina per aromatizzare diverse pietanze grazie al suo sapore intenso e piccante. Si tratta inoltre di una radice ricca di proprietà benefiche per il nostro organismo: contiene una buona quantità di vitamina C, è un antibiotico e antibatterico naturale, aiuta contro influenza e raffreddore, ma è utile anche per le infiammazioni delle vie urinarie, inoltre è diuretico, analgesico e digestivo. Un vero e proprio toccasana per la nostra salute. Ma scopriamo di più su questo ortaggio ricco di virtù e come consumarlo. Contiene circa il 95% di acqua è ricco di vitamina C e vitamina B1 oltre a betacarotene, luteina e sali minerali come sodio, potassio, ferro, calcio e zolfo. Il suo sapore pungente è dovuto invece alla singrina, sostanza presente anche nella senape. In merito all'apporto calorico, il rafano contiene circa 35 kcal per 100 grammi di prodotto. Favorisce la digestione e sgonfia la pancia: il rafano stimola la mucosa gastrica e la produzione di bile, favorendo la digestione e aiutando anche in caso di inappetenza. Inoltre aiuta l'intestino a liberarsi dei gas in accesso, sgonfiando la pancia ed eliminando fastidiosi ristagni.