Un tipo di artrite infiammatoria che colpisce ogni anno più dell’8 per cento degli italiani con oltre 65 anni, ma anche tante persone più giovani, per un totale dell’1-2 per cento della popolazione in Occidente. Il dottor Arcangelo Di Legge, che ha illustrato tutti gli aspetti riguardanti questa patologia, spiegando come riconoscerla, curarla e quando possibile prevenirla. La gotta fa parte di un gruppo eterogeneo di malattie caratterizzate dall’alterazione del metabolismo dell’acido urico. Consiste in un’artrite infiammatoria causata dalla deposizione all’interno delle articolazioni di microscopici cristalli di acido urico. Quali sono le cause della gotta? L’aumento dell’acido urico nel sangue può essere dovuto ad un aumento di produzione di questa sostanza o ad una sua ridotta eliminazione con le urine. Il primo caso si verifica per errori non ben conosciuti della catena metabolica di produzione, per l’eccessiva ingestione di purine (precursori dell’acido urico) o in caso di malattie tumorali del midollo osseo. L’eliminazione ridotta può comprendere anche in questo caso condizioni idiopatiche, cioè sconosciute, insufficienza renale, disidratazione o l’utilizzo di alcuni farmaci come diuretici o acido acetilsalicilico a bassi dosaggi. L’artrite gottosa acuta è un processo infiammatorio invalidante che esordisce in maniera rapida ed intensa. L’inizio del dolore può avvenire nel giro di ore o anche pochi minuti. Di solito viene interessata una sola articolazione, tipicamente la più colpita è quella dell’alluce e prende il nome di pedagra. Le sedi più comuni sono quelle degli arti inferiori come caviglie e ginocchia, meno frequentemente possono essere interessati invece il gomito, il polso e raramente spalle, colonna ed anche l’articolazione interessata si presenta arrossata, calda e dolente, può essere presente anche la febbre. Al primo attacco ne possono succedere altri, intervallati da periodi di assenza di artrite. La gotta infatti si associa spesso ad altre patologia come ipertensione, diabete ed obesità che risentono di un regime alimentare scorretto. Quali sono gli alimenti da evitare? La dieta va modificata abolendo o riducendo al minimo i cibi ricchi di purine. Tra le purine più conosciute ricordiamo caffeina e teobromina presenti nel caffè, thè e cioccolato. Attenzione anche al fruttosio come dolcificante che provoca ritenzione dell’acido urico. Da limitare anche il consumo di alcolici, in particolare la birra è tra gli alcolici più ricchi di purine. Alimenti a più alto contenuto di purine sono : alici, sardine, sgombro, cozze, animelle, fegato, rognone, cervella, estratto di carne e selvaggina. A questi seguono quelli a medio contenuto come: carni, crostacei, salumi, piselli, fagioli, lenticchie, spinaci, cavolfiori, asparagi, arachidi e prodotti integrali. Sono consigliati invece quelli a basso contenuto di purine come: pasta, verdure, latte, uova, formaggi, ed altri cereali ad esclusione di quelli integrali.
Il Pompelmo, è un albero sempreverde, proveniente dall’Asia, dai frutti tra i più grandi, per dimensioni, tra tutti gli agrumi. Dalle molte varietà , in particolare quello rosa assume importanza essendo molto più dolce rispetto a quello giallo, e dalla buccia più sottile. Ricchissimo di fibre e di vitamine A, B e C , di flavonoidi, noti antiossidanti, questo frutto è particolarmente indicato nelle diete dimagranti in quanto accelera la trasformazione dei grassi in energia ed è un ottimo disinfettante dell’apparato digerente. Ma attenzione a non esagerare soprattutto per chi segue particolari terapie, in quanto è stato provato che il pompelmo, in special modo il succo, può interferire con l’assorbimento di alcuni farmaci.