Alcune malattie, come la celiachia, il morbo di Chron e altre, possono ridurre l’assorbimento di vitamina D a livello intestinale. Inoltre, alcune patologie al fegato o ai reni possono ridurre la produzione (sintesi) di vitamina D all’interno del corpo. Anche in questi casi potrebbe essere utile un integratore di vitamina D, dopo aver eventualmente valutato la situazione con il medico fiducia. Limitata sintesi a livello cutaneo. I soggetti con pelle scura sono più esposti a carenze di vitamina D, poiché la melanina ne riduce la sintesi (produzione) a livello cutaneo. Soggetti esposti a carenze sono anche coloro che stanno poco all’aria aperta e non si espongono alla luce dei raggi solari: persone anziane, soggetti non autosufficienti, o anche chi abita in Paesi con una ridotta esposizione. Con l’avanzare dell’età, poi, in generale, si riduce la capacità della pelle di produrre questa vitamina. Obesita' in alcuni casi, anche se nel nostro corpo ci sono quantità sufficienti di vitamina D questa non è in grado di svolgere le sue funzioni. Per esempio, nelle persone obese, la vitamina D viene per così dire sequestrata dai tessuti adiposi. In presenza di obesità la vitamina D che si accumula nel grasso corporeo non può essere quindi sfruttata dal corpo. Ecco perché anche in questo caso, potrebbe essere necessario ricorrere a un integratore di vitamina D.
La vitamina D è molto carente negli alimenti e l’esposizione solare alle nostre latitudini e con i nostri stili di vita è sempre più insufficiente. I bambini, oltre agli anziani, sono una delle categorie più a rischio di carenza di Vitamina D. L’alimento più ricco è l’olio di fegato di merluzzo, che un tempo si somministrava regolarmente ai bambini. Ormai però questa abitudine è andata in disuso.Tra le fonti alimentari più ricche di vitamina D sono inclusi i pesci grassi (sgombro, salmone e tonno), i tuorli delle uova, il burro e alcuni formaggi grassi. Quantità inferiori possono esser presenti in alcuni funghi. Occorre ricordare che le carenze di questa vitamina raramente hanno a che fare con la sola alimentazione. Il nostro corpo, infatti, è in grado si sintetizzarla (ovvero produrla) anche in seguito all’esposizione ai raggi UVB. Non a caso, la vitamina D è anche detta “vitamina del sole”. Tra le persone più soggette a carenze ci sono, dunque, gli anziani che non si espongono al sole a sufficienza. Oltre all’età avanzata, esistono però alti fattori che possono favorire carenze di questo importante nutritivo e rendono consigliabile il ricorso a un integratore di vitamina D.
Il giusto apporto di vitamine è fondamentale per il benessere del nostro organismo e la vitamina D non fa eccezione. Non tutti però forse sanno dove si trova questa vitamina e conoscono le sue funzioni. Ma, soprattutto, che rischi comporta una sua carenza? E quando possono essere utili gli integratori di vitamina D? La vitamina D svolge varie funzioni molto importanti nel nostro corpo. In particolare, aiuta l’organismo ad assorbire il calcio assunto con l’alimentazione. Sintetizzando, la vitamina D svolge le seguenti funzioni aiuta il nostro corpo ad assorbire e utilizzare il calcio e il fosforo, sostiene la funzione del sistema immunitario, promuove il benessere di ossa e denti e la funzione muscolare. Ma quanta vitamina D serve ogni giorno al nostro corpo? La dose minima per una persona adulta in buona salute è pari a 50 mcg. Ma sarebbe bene assumerne giornalmente dosi superiori. Gli integratori di vitamina D in commercio in Italia devono rispettare il dosaggio massimo giornaliero consentito dal Ministero: 50 mcg, ovvero 2000 U.I. al giorno. In alcuni periodi della vita, come la gravidanza o l’età senile, questo fabbisogno però aumenta sensibilmente. ( F. Stefanini ).