Uno studio dell’università della California, pubblicato sulla rivista Clinical Gastroenterology and Hepatology, ha gettato nuove ombre sul glifosato associando elevati livelli del diserbante nelle urine alla malattia epatica. E’ la prima volta che il principio attivo del RoundUp viene messo in correlazione ad una malattia diversa dal tumore. “Abbiamo trovato che i pazienti che avevano una malattia più grave avevano livelli più elevati di glifosato nelle urine, il che significa che avevano livelli più alti di esposizione, presumibilmente attraverso la loro dieta”, ha detto il ricercatore capo Paul Mills, direttore del Centro di eccellenza UCSD per la ricerca e la formazione in Integrative Health.
La curiosità di indagare maggiormente sul rischio epatico è nata dopo che alcuni studi sui topi hanno dimostrato che gli animali nutriti con la sostanza hanno sviluppato una forma di malattia del fegato grasso non correlata al consumo di alcol. Per vedere se l’erbicida potrebbe essere collegata a una malattia simile nell’uomo, Mills e i suoi colleghi hanno esaminato campioni di urina di 93 pazienti sospettati di avere una malattia del fegato grasso. Sono state effettuate biopsie epatiche per determinare se i pazienti presentassero una malattia epatica e la gravità della loro condizione. Sono stati prelevati campioni di urina per determinare la loro esposizione al glifosato. Alla fine i ricercatori hanno confermato la relazione. Non solo: dove la quantità era più alta, più grave era la malattia.
I ricercatori hanno suggerito che il glifosato può danneggiare il fegato in almeno un paio di modi. La sostanza chimica, infatti, può interferire con la capacità del fegato di processare i grassi, inducendoli ad accumularsi nell’organo. Oppure può danneggiare i geni che regolano il metabolismo dei grassi nel fegato.
“Il glifosato è utilizzato per migliorare la resa delle colture commerciali uccidendo le erbacce che potrebbero soffocare le piante, quindi l’esposizione di una persona alla sostanza chimica è probabilmente dovuta alla dieta” ha detto Mills suggerendo, quindi, che il modo migliore per proteggersi è adottare una dieta organica, mangiando solo cibi che non sono stati coltivati con diserbanti o pesticidi.
“Tutti i pesticidi, incluso il glifosato, sono testati per il loro potenziale di danneggiare la funzione epatica” ha commentato Bayer sottolineando che “il diserbante è sicuro”. La multinazionale che con il RoundUp ha fatto la sua fortuna economica, ha concluso che “i dati del nuovo studio non hanno preso in considerazione fattori confondenti, tra cui potenziali disturbi metabolici esistenti nei partecipanti, che renderebbero inattendibili i risultati dello studio. Consiglio stare attenti dove andiamo ad acquistare i prodotti, da frutta verdure, cereali. Nel dubbio meglio non acquistarli.
Il glifosato è una sostanza nociva, se ne è spesso parlato anche in passato ed è alla base del motivo per cui spesso viene consigliato di acquistare frutta meno bella, imperfetta. No alla mela da Biancaneve, quindi, ma piuttosto frutti che sembrano rovinati, con la pelle segnata e non lucida. H
Glifosato: cosa è
E’ il diserbante più venduto al mondo e allo stesso tempo è risultata essere una sostanza rischiosa per i tumori e un pericoloso interferente ormonale. E’ dal 1974 che questo erbicida viene impiegato in agricoltura, ha iniziato a farlo la Monsanto introducendo il glifosato sul mercato con il nome commerciale di Roundup.
Le ragioni del grande successo? Tra tutte, una, questa: alcune coltivazioni geneticamente modificate sono in grado di resistere a questo erbicida che quindi elimina le “semplici” erbacce lasciando invece proliferare le piante resistenti che si è scelto di coltivare.
Il boom di utilizzo del glifosato si è registrato negli anni Novanta, perché proprio in questo periodo sono state introdotte nel mercato delle colture geneticamente modificate resistenti al glifosato, come la soia. Lo ha utilizzato la Monsanto, in grandi quantità ed in esclusiva, ma solo fino al 2001 quando il brevetto è scaduto e questo ha permesso a molte altre aziende di usare il glifosato come ingrediente per diserbanti utilizzati non solo in agricoltura, ma anche nei prodotti per il giardinaggio così come nella manutenzione del verde. Non solo agricoltura e non solo piante e verde: troviamo questa sostanza impiegata anche nella Guerra in Vietnam contro i vietcong, con il nome di “agente arancio”.
È bene sapere dove si trova questo “veleno” in modo da evitarlo. Per la sua natura e per le sue modalità di impiego, non lo troviamo nell’elenco degli ingredienti, dobbiamo quindi imparare a capire quale frutta e quale verdura è stata con esso trattata. Non esiste un criterio scientifico ma se vogliamo mangiare frutta e verdura esente da glifosato dobbiamo puntare su quella biologica certificata.
Da evitare le aziende che risultano utilizzare prodotti a base di glifosato in aree in cui i loro lavoratori devono operare scafandrate mentre irrorano i terreni di questa sostanza.
Per comprare alimenti dove non si trova il glifosato rivolgiamoci a venditori di prodotti biologici e ad ortolani affidabili, scegliamo frutti brutti e irregolari: ci sono meno probabilità che siano stati trattati.
Purtroppo non dobbiamo stare in guardia solo per quando riguarda frutta e verdura ma anche quando scegliamo pasta, farine e farinacei. Anche per la carne è necessario prestare attenzione, come per il latte e i suoi derivati, visto che l’85% dei mangimi utilizzati in allevamenti sono costituiti da mais, colza, soia per i quali l’erbicida viene abbondantemente usato. Così il glifosato si accumula nella carne degli animali e nei prodotti derivati e arriva a noi.
Glifosato: tossicità
Nel 2018, l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, Iarc, che fa parte dall’Organizzazione mondiale per la salute, ha inserito il glifosato nella lista delle sostanze “probabilmente cancerogene” (gruppo 2A).