Pressione alta : quali sono i valori normali?
Infarti e ictus sono solo alcuni dei rischi che si corrono quando la pressione arteriosa è troppo elevata. Infatti, quando il sangue esercita una forza eccessiva sulla parete delle arterie, ci si può ritrovare anche alle prese con problemi come emorragie cerebrali, aneurismi, insufficienza renale, retinopatie e arteriopatie periferiche. Per tutti questi motivi è bene mantenere la pressione nella norma. Ma quali sono i valori considerati normali?
Minima e massima: due parametri distinti
In realtà i parametri da prendere in considerazione sono due: la pressione minima (detta anche diastolica) e la pressione massima (detta anche sistolica). La prima corrisponde alla forza esercitata dal sangue sulla parete delle arterie tra un battito del cuore e l’altro. Per essere considerata “normale” il suo valore deve essere compreso tra 60 e 79 mmHg (millimetri di mercurio). La cosiddetta massima corrisponde invece alla forza esercitata dal sangue sulla parete delle arterie quando il cuore si contrae, ed è considerata “normale” quando è compresa tra 90 e 119 mmHg. Entrambi i parametri devono essere tenuti sotto controllo. Per questo motivo, quando si misura la pressione, vengono indicati tutti e due, ed il risultato è considerato nella norma se i valori sono inferiori a 120/80 mmHg.
LA SOGLIA DELL’IPERTENSIONE
Se i valori di pressione massima sono stabilmente tra 120 e 139 mmHg e quelli della minima tra 80 e 89 mmHg, si parla di pre-ipertensione, un campanello d’allarme del rischio per lo sviluppo dell’ipertensione vera e propria. Quest’ultima è identificata da valori di massima maggiori o uguali a 140 mmHg e a valori di minima uguali o superiori a 90 mmHg. Tuttavia, nel caso di alcune categorie a rischio come ad esempio nei soggetti con diabete mellito è raccomandabile mantenere dei valori di pressione arteriosa più bassi.
In tutti gli altri casi si parla di stadio 1 dell’ipertensione quando la massima è compresa tra 140 e 159 mmHg e la minima tra 90 e 99 mmHg; lo stadio 2 è invece caratterizzato da una massima uguale o superiore a 160 mmHg e da una minima uguale o superiore a 100 mmHg. Infine, si parla di ipertensione sistolica isolata quando la massima è uguale o superiore a 140 mmHg e la minima è uguale o inferiore a 90 mmHg1.
QUANDO PREOCCUPARSI?
Una condizione di pre-ipertensione non richiede necessariamente delle cure, ma deve essere monitorata con attenzione. In generale, il Ministero della Salute raccomanda di iniziare un monitoraggio regolare già a partire dai 20 anni. Nel caso in cui i valori rilevati siano inferiori a 120/80 mmHg è possibile continuare a misurare la pressione non più di una volta all’anno, mentre quando le misurazioni fanno suonare il campanello d’allarme è fondamentale affidarsi ai consigli di un medico e seguire scrupolosamente le sue indicazioni.
Una pressione troppo alta sottopone i vasi sanguigni a uno stress eccessivo. Infatti, ogni volta che batte, il cuore pompa nelle arterie sangue che preme contro la loro parete e tanto più la pressione è elevata, tanto maggiore è la forza esercitata su di essa. Ma non è tutto. Quando la pressione è alta il cuore deve lavorare più duramente per poter pompare il sangue in tutto l’organismo. In questa situazione, i rischi per la salute non mancano.
Primo fra tutti, la pressione alta mette in pericolo il cuore. Infatti, se non viene tenuta adeguatamente sotto controllo, l’ipertensione può portare a infarto, ingrossamento del muscolo cardiaco (ipertrofia) o scompenso cardiaco. Quest’ultima condizione, nota anche come insufficienza cardiaca, si viene a creare quando il cuore non è in grado di provvedere alla richieste dell’organismo. Le possibili conseguenze? Affaticamento, problemi respiratori, difficoltà di ragionamento e un pericoloso accumulo di liquidi a livello di gambe, polmoni e diversi tessuti.
Anche la salute dei vasi sanguigni è a rischio a causa della pressione alta. Infatti l’aumento della forza esercitata contro la loro parete può finire per danneggiarli. In particolare, nei vasi sanguigni si possono formare protuberanze (gli aneurismi) e la loro parete si può indebolire, aumentando così il rischio di rotture alla base di pericolose emorragie. Danni di questo tipo possono avvenire nel cervello e portare a pericolose emorragie, ma non solo: l’ipertensione può essere associata anche a difficoltà cognitive e può mettere a rischio la salute di altri organi oltre a cuore e cervello. La pressione alta aumenta infatti anche il rischio di insufficienza renale e può danneggiare gli occhi a tal punto da portare alla cecità.
UN RISCHIO PREVENIBILE
Ad oggi in tutto il mondo l’ipertensione è la più importante causa di malattie cardiache ed ictus prevenibile. Per questo gli esperti consigliano di tenerla regolarmente monitorata e di seguire uno stile di vita adatto a mantenerla sotto controllo. Non bisogna, inoltre, mai dimenticare che le conseguenze della pressione alta sulla salute possono sommarsi ad altri fattori associati ad un aumento della probabilità di infarti, ictus e insufficienza renale. Qualche esempio? Il fumo di tabacco, un’alimentazione poco salutare, l’abuso di alcol, la sedentarietà, il colesterolo alto, il diabete, l’obesità e lo stress cronico. La scelta più adatta per sapere quali pericoli si corrono è consultarsi con il proprio medico, che saprà indicare lo stile di vita da seguire e i controlli cui sottoporsi per evitare di mettere in pericolo la propria salute esponendola a questi e ad altri rischi prevenibili.
La pressione alta colpisce più del 20% della popolazione mondiale, esponendola al rischio di complicazioni che ogni anno causano il decesso di 9,4 milioni di persone. In Italia il problema riguarda 15 milioni di individui di cui, però, circa la metà non sa di avere a che fare con l’ipertensione. A contribuire a questa inconsapevolezza è una caratteristica tipica della pressione alta: nella maggior parte dei casi si tratta di un problema asintomatico.