Non ci sono preclusioni, tutti possono affrontare l’autosvezzamento a meno di particolari problemi di salute che vanno ad escludere alcuni alimenti ma basterebbe non proporli al bimbo lasciandolo però libero di scegliere e si gestirci all’interno delle varietà di alimenti che non gli fanno male. E’ un questione di mentalità, l’autosvezzare un bimbo, e non di ogni singolo ingrediente che si incontra. Di solito coinvolge bambini di circa 6 mesi perché è l’età in cui l’alimento principale resta sempre il latte ma si comincia a provare nuovi sapori e nuove consistenze per continuare a farlo, è ciò che mi auguro, per tutta la vita senza mai perdere la curiosità irrigidendosi. Autosvezzamento: consigli. Anche i consigli come le ricette, sono solo delle indicazioni più che altro di buon senso, non certo per limitare la libertà che si vuole dare al bambini, Meglio non esagerare con il sale per evitare che il bambino si abitui a mangiare cibi molto saporiti e poi rifiuti tutto quello che non è abbastanza salato. Lasciamo da parte per qualche mese o anno anche il pepe e il peperoncino perché potrebbero creare dei disturbi allo stomaco ancora delicato del bambini che non sa nemmeno che esistono dei cibi piccanti. (Marta Abba')
Il brodo vegetale è uno dei primi cibi che vengono proposti ai bambini quando si segue lo svezzamento tradizionale, una delle new entry più semplice ma che non sempre viene gradita dal piccolo che vuole continuare a mangiare come al solito e non si capacita del fatto che un brodo così possa diventare la sua nuova cena.Tra le ricette spesso usate per lo svezzamento ci sono quella del brodo vegetale con la crema di riso o di mais e tapioca, da introdurre di settimana in settimana, seguiti da altri nuovi alimenti, sempre seguendo la tabella che abbiamo detto essere una sorta di Bibbia per chi non crede nell’autosvezzamento. Tra i cibi che vengono proposti al bambino che sta abbandonando la sua prima dieta per entrare nel mondo degli svezzati ci sono il brodo vegetale e altre simili “pappette” mentre altri non sono molto adatti ma con l’autosvezzamento tutto può accadere. Il pomodoro di solito però non viene introdotto prima dei 9 mesi e l’uovo intero si dà solo dopo i 12 mesi, con l’autosvezzamento, non ci sono regole né tabelle e se il bambino vuole l’uovo prima glielo si prova a dare che magari gli piace anche e non gli da alcun fastidio. Lo stesso vale per molti altri cibi che lo schema tradizionale esclude a priori mentre l’autosvezzarsi lascia passare, a seconda dei gusti. Spesso i primi cibi ad essere introdotti in questo casi sono quelli che si vedono nel piatto di chi pranza o cena con il bambino, che sia uno dei genitori oppure anche il fratellino maggiore per cui scatta un senso di imitazione e di orgoglio. Della serie “sono grande anche io e mangio anche io quello che mangia lui”. (Marta Abba').
Si sentono molti pareri diversi, chi lo consiglia, chi no, chi non lo vuole nemmeno sentire nominare e chi invece pensa che sia l’unica via da percorrere. Noi ci poniamo il problema di spiegare cosa è, cosa comporta e come si applica lasciando a chi legge la libertà di farsi una opinione in merito ricordando a tutti di avere rispetto per le posizioni diverse dalle nostre. Lo schema dell’autosvezzamento è la mancanza di schema perché questa pratica si basa sull’idea che il piccolo debba e possa imparare da solo a gestirsi la qualità e la quantità del cibo fin da piccolo. Se si pensa che molti non lo sanno fare da adulti, ci si chiede come possa un bambino piccolo sapere, ma non lo deve sapere, lo può imparare. L’autosvezzamento ci racconta che per un bambino è possibile imparare a conoscere i cibi e a capire quanto deve mangiare per sentirsi sazio, anzi, non solo è possibile, è bello ed è utile che lo faccia. (Marta Abba').