Founder Junior
Educare alla pace
Caro/a amico/a della grande "famiglia" di Cam.TV il filosofo ed autorevole esponente del movimento pacifista Bertrand Russell invitava le persone alla cooperazione, ritenendola più importante della competizione e soprattutto dato che l' umanità è un' unica famiglia con interessi comuni e l'educazione dovrebbe tendere a ciò nel suo valido e prezioso pensiero " L' educazione dovrebbe inculcare l"idea che l'umanità è una sola famiglia con interessi comuni. Che di conseguenza la collaborazione è più importante della competizione ". Mentre la nostra brava connazionale Maria Montessori sosteneva che tutti parlano della pace ma che viene a mancare l'educazione alla pace e che nella nostra società invece si educa alla competizione, competizione che è alla base di ogni conflitto.
Maria Montessori sosteneva inoltre che nel momento nel quale si educherà alla cooperazione e nell'offrirsi a vicenda la solidarietà sarà il momento nel quale si sta educando alla pace.
Caro/a amico/a la nostra società necessita tanto dell'educazione alla pace ed alla risoluzione pacifica dei conflitti, offri un seme alla comunità educando alla pace i tuoi amati figlioli e/o nipotini, insegna a loro il valore della pace !
Fonte : Verso la Consapevolezza
Immagine tratta da(by) Verso la Consapevolezza Facebook Page
Francesco Maccioni Ricercatore Indipendente, filantropo
Founder Junior
Dalla lettera di Manfredi Borsellino al caro papà Part.2
Mi piace pensare che oggi sono quello che sono, ovverosia un dirigente di polizia appassionato del suo lavoro che nel suo piccolo serve lo Stato ed i propri concittadini come, in una dimensione ben più grande ed importante, faceva suo padre, indipendentemente dall’evento drammatico che mi sono trovato a vivere.
Ai miei figli, ancora troppo piccoli perché possa iniziare a parlargli del nonno, vorrei farglielo conoscere proprio tramite i suoi insegnanti, raccontando i piccoli ma significativi episodi tramite i quali trasmettergli i valori portanti della sua vita.
Caro papà, ogni sera prima di addormentarci ti ringraziamo per il dono più grande, il modo in cui ci hai insegnato a vivere.
Il testo di Manfredi Borsellino è tratto dal volume “Era d’estate” a cura di Roberto Puglisi e Alessandra Turrisi.
Fonte : Amore per la cultura, la letteratura e grammatica italiana
La fotografia che ritrae il giudice Paolo Borsellino con i figli Fiammetta, Manfredi e Lucia è tratta da(by) Amore per la cultura, la letteratura e grammatica italiana Facebook Page
Founder Junior
Dalla lettera di Manfredi Borsellino al caro papà Part.1
Caro/a amico/a e membro dell'ormai numerosa community di Cam.TV come ben saprai ieri ricorreva il ricordo della strage di via D'Amelio nella quale persero la vita il Giudice Paolo Borsellino e degli uomini della sua scorta tra i quali vi era la giovane poliziotta Emanuela Loi ; per l'occasione desidero proporti le parole che Manfredi spende verso il suo papà attraverso la lettera a lui dedicata e che ci offre maggiori spunti per capire l'uomo Paolo Borsellino, un Grande Uomo.
"Ho iniziato a piangere la morte di mio padre con lui accanto mentre vegliavamo la salma di Falcone nella camera ardente allestita all’interno del Palazzo di Giustizia. Non potrò mai dimenticare che quel giorno piangevo la scomparsa di un collega ed amico fraterno di mio padre ma in realtà è come se con largo anticipo stessi già piangendo la sua
.La mattina del 19 luglio, una domenica, mi alzai abbastanza tardi, perlomeno rispetto all’orario in cui solitamente si alzava mio padre che si alzava ogni giorno alle 5 del mattino per “fottere” il mondo con due ore di anticipo.
Mio padre tentò di scuotermi dalla mia “loffia” domenicale tradendo un certo desiderio di “fare strada” insieme, ma non ci riuscì. L’avremmo raggiunto successivamente insieme agli zii ed a mia madre. Mia sorella Lucia sarebbe stata impegnata tutto il giorno a ripassare una materia universitaria di cui avrebbe dovuto sostenere il relativo esame il giorno successivo a casa di una sua collega, mentre Fiammetta era in Thailandia con amici di famiglia e sarebbe rientrata in Italia solo tre giorni dopo la morte di suo padre.
Quell’ estate la villa dei nonni materni era rimasta chiusa. Ricordo una bellissima giornata, quando arrivai mio padre si era appena allontanato con la barchetta di un amico per quello che sarebbe stato l’ultimo bagno nel “suo” mare e non posso dimenticare i ragazzi della sua scorta, gli stessi di via D’Amelio, sulla spiaggia a seguire mio padre con lo sguardo e a godersi quel sole e quel mare.
Anche il pranzo fu un momento piacevole per tutti.
Ricordo che in TV vi erano le immagini del Tour de France ma mio padre, sebbene fosse un grande appassionato di ciclismo, dopo il pranzo, decise di appisolarsi in una camera della nostra villa. In realtà non dormì nemmeno un minuto, trovammo sul portacenere accanto al letto un cumulo di cicche di sigarette che lasciava poco spazio all’immaginazione.
Dopo mio padre raccolse i suoi effetti, compreso il costume da bagno (restituitoci ancora bagnato dopo l’eccidio) e l’agenda rossa della quale tanto si sarebbe parlato negli anni successivi, e dopo avere salutato tutti si diresse verso la sua macchina.
Mia madre lo salutò sull’uscio, io l’accompagnai portandogli la borsa sino alla macchina, sapevo che aveva l’appuntamento con mia nonna per portarla dal cardiologo. Mi sorrise, gli sorrisi, sicuri entrambi che di lì a poche ore ci saremmo ritrovati a casa a Palermo con gli zii.
Ho realizzato che mio padre non c’era più mentre quel pomeriggio giocavo a ping pong e vidi passarmi accanto il volto funereo di mia cugina Silvia, aveva appreso dell’attentato dalla radio. Sono salito sulla moto di un amico d’infanzia che villeggia lì vicino ed a grande velocità ci recammo in via D’Amelio.
Non vidi mio padre, o meglio i suoi “resti”.
Seppi successivamente che mia sorella Lucia non solo volle vedere ciò che era rimasto di mio padre, ma lo volle anche ricomporre e vestire all’interno della camera mortuaria. Mia sorella Lucia, la stessa che poche ore dopo la morte del padre avrebbe sostenuto un esame universitario lasciando incredula la commissione, ci riferì che nostro padre è morto sorridendo, sotto i suoi baffi affumicati dalla fuliggine dell’esplosione ha intravisto il suo solito ghigno, il suo sorriso di sempre.
Oggi vorrei dire a mio padre che la nostra vita è si cambiata dopo che ci ha lasciati ma non nel senso che lui temeva: siamo rimasti gli stessi che eravamo e che lui ben conosceva, abbiamo percorso le nostre strade senza “farci largo” con il nostro cognome, divenuto “pesante” in tutti i sensi, abbiamo costruito le nostre famiglie cui sono rivolte la maggior parte delle nostre attenzioni come lui ci ha insegnato, non ci siamo “montati la testa”, rischio purtroppo ricorrente quando si ha la fortuna e l’onore di avere un padre come lui, insomma siamo rimasti con i piedi per terra...
Il testo di Manfredi Borsellino è tratto dal volume “Era d’estate” a cura di Roberto Puglisi e Alessandra Turrisi.
Fonte : Amore per la cultura, la letteratura e la grammatica italiana Facebook Page
Fotografia del Giudice Paolo Borsellino con i figli Fiammetta, Manfredi e Lucia tratta da Amore per la cultura, la letteratura e la grammatica italiana Facebook Page