Founder Junior
DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AL MOVIMENTO LAVORATORI nell' Aula Paolo VI, il giorno Sabato 16 Gennaio 2016
Caro amico, cara amica e membro in occasione del 1 Maggio durante il quale si celebra la Festa dei Lavoratori desidero proporti il discorso di Papa Francesco I al Movimento Cristiano dei Lavoratori svoltosi il giorno 16 Gennaio 2016 nell' aula Paolo VI :
"È vero: il lavoro è una vocazione, perché nasce da una chiamata che Dio rivolse fin dal principio all’uomo, perché “coltivasse e custodisse” la casa comune (cfr Gen 2,15). (…) Come possiamo rispondere bene a questa vocazione, che ci chiama ad imitare attivamente l’instancabile opera del Padre e di Gesù che, dice il Vangelo, “agiscono sempre” (cfr Gv 5,17)? Vorrei suggerirvi tre parole, che possono aiutarci. La prima è educazione. Educare significa “trarre fuori”. È la capacità di estrarre il meglio dal proprio cuore. Non è solo insegnare qualche tecnica o impartire delle nozioni, ma rendere più umani noi stessi e la realtà che ci circonda. E questo vale in modo particolare per il lavoro: occorre formare a un nuovo “umanesimo del lavoro”. Perché viviamo in un tempo di sfruttamento dei lavoratori; in un tempo, dove il lavoro non è proprio al servizio della dignità della persona, ma è il lavoro schiavo. Dobbiamo formare, educare ad un nuovo umanesimo del lavoro, dove l’uomo, e non il profitto, sia al centro; dove l’economia serva l’uomo e non si serva dell’uomo.
Un altro aspetto è importante: educare aiuta a non cedere agli inganni di chi vuol far credere che il lavoro, l’impegno quotidiano, il dono di sé stessi e lo studio non abbiano valore. Aggiungerei che oggi, nel mondo del lavoro – ma in ogni ambiente – è urgente educare a percorrere la strada, luminosa e impegnativa, dell’onestà, fuggendo le scorciatoie dei favoritismi e delle raccomandazioni. Qui sotto c’è la corruzione. Ci sono sempre queste tentazioni, piccole o grandi, ma si tratta sempre di “compravendite morali”, indegne dell’uomo: vanno respinte, abituando il cuore a rimanere libero. Altrimenti, ingenerano una mentalità falsa e nociva, che va combattuta: quella dell’illegalità, che porta alla corruzione della persona e della società. (…). Educare è una grande vocazione: come san Giuseppe addestrò Gesù all’arte del falegname, anche voi siete chiamati ad aiutare le giovani generazioni a scoprire la bellezza del lavoro veramente umano.
La seconda parola che vorrei dirvi è condivisione. Il lavoro non è soltanto una vocazione della singola persona, ma è l’opportunità di entrare in relazione con gli altri: «qualsiasi forma di lavoro presuppone un’idea sulla relazione che l’essere umano può o deve stabilire con l’altro da sé» (Lett. enc. Laudato si’, 125). Il lavoro dovrebbe unire le persone, non allontanarle, rendendole chiuse e distanti. Occupando tante ore nella giornata, ci offre anche l’occasione per condividere il quotidiano, per interessarci di chi ci sta accanto, per ricevere come un dono e come una responsabilità la presenza degli altri. (…)
L’ultima parola che vorrei consegnarvi è testimonianza. L’apostolo Paolo incoraggiava a testimoniare la fede anche mediante l’attività, vincendo la pigrizia e l’indolenza; e diede una regola molto forte e chiara: «Chi non vuol lavorare, neppure mangi» (2 Ts 3,10). Anche in quel tempo c’erano quelli che facevano lavorare gli altri, per mangiare loro. Oggi, invece, ci sono persone che vorrebbero lavorare, ma non ci riescono, e faticano persino a mangiare. Voi incontrate tanti giovani che non lavorano: davvero, come avete detto, sono “i nuovi esclusi del nostro tempo”. (…)".
Un Buon 1 Maggio a te caro amico, cara amica e membro !
Fonte : ULSA Ufficio Del Lavoro Della Sede Apostolica
L' immagine augurale è tratta dalla pagina web "SKY tg24"
Francesco Maccioni
Founder Junior
L'inizio del processo del risveglio
Caro amico, cara amica e membro una delle più importanti esperienze per una persona è realizzare che egli non è la mente, quel incessante flusso di pensiero che lo domina, capire che non si identifica con le sue idee e che è bene osservare essi in maniera distaccata, senza soffermarsi su di essi, lasciando con una certa tranquillità che come giungono essi vanno via.Possiamo arrivare a tale stato di osservazione consapevole dei pensieri attraverso la pratica costante della Meditazione Trascendentale.
L'osservazione consapevole non è una facoltà della mente bensì della consapevolezza, senza di essa approderemo alla dualità e al giudizio dei nostri pensieri, giungeremo alla frammentazione.
La consapevolezza non pensa, non giudica; essa è pura cognizione in assenza di pensiero.
È vacuità, presenza, chiarezza e cognizione.
È tentando di vivere nel presente, osservando i processi mentali, che piano piano accediamo alla consapevolezza che non è una funzione mentale, ma la parte più sottile di noi stessi.
Non possiamo parlare di una mia spiritualità, di una tua spiritualità, di una sua spiritualità, o di diverse forme di spiritualità casomai potremo parlare di diversi modi per accedervi.
Esiste un'unica consapevolezza trascendente che noi tutti condividiamo e che appartiene al tutto.
Ecco perché uno dei segni del risveglio spirituale è la disidentificazione con le nostre emozioni e la mente.
Hai un corpo, hai una mente, hai delle emozioni, ma tu non sei tutto questo essendo un centro di pura coscienza.Dovremmo giungere ad essere un testimone che osserva e non giudica, ma che comprende ogni cosa da una prospettiva diversa, superiore.
LA CONSAPEVOLEZZA è qualcosa di trascendente.
Questo significa che, essendo via via sempre più presenti e consapevoli, saremo sempre meno identificati con l'ego e e sue dinamiche, e saremo sempre più silenziosi, vuoti, spaziosi, leggeri, creativi, fluidi, amorevoli, compassionevoli.
L'amore e la compassione sorgono assieme alla realizzazione della consapevolezza, inversamente proporzionale all'identificazione con il corpo e i suoi sensi, mente, emozioni e a nostri bisogni egoici.
L'AMORE VERO È AMORE IN ASSENZA DI GIUDIZIO
Questo è ciò che s'intende con l'essere il testimone silenzioso che osserva e non giudica, ma comprende ogni cosa da una prospettiva diversa, superiore.
Quando si è nella consapevolezza non vi può essere sofferenza, emozione negativa, paura, malessere, egocentrismo, arroganza, vanità, avidità, gelosia, invidia, attaccamento e aggressività.
E la strada per arrivare alla consapevolezza è contrassegnata da varie fasi.
Non vi è spiritualità senza essere nella consapevolezza, e la consapevolezza, essendo uno stato superiore, ci dà la possibilità di gestire tutte le dinamiche che stanno sotto e di essere PADRONI DI SÉ.
LA MENTE DIVIDE OGNI COSA, conduce alla dualità, dualità che caratterizza tanti aspetti della nostra esistenza ed entro la quale siamo chiamati a muoverci mentre LA CONSAPEVOLEZZA E L'AMORE sono delle ENERGIE UNITIVE TRASCENDENTI.
E chiunque affermi che non si possa accedere alla spiritualità e godere allo stesso tempo di una buona vita materiale, questi non ha ancora realizzato la consapevolezza e sicuramente starà confondendo uno stato superiore di presenza, chiarezza e vacuità, amore e compassione con una serie di norme morali o meglio con dei condizionamenti culturali e religiosi come
Il risveglio che intendo sottolineare procede per gradi ed è un puro piacere dell'essere libero dalle dinamiche egoiche.
È possibile essere totalmente nel mondo e vivere una vita di gioia, libertà e abbondanza, ed allo stesso tempo non appartenere al mondo.
È possibile risvegliarsi alla natura interiore spirituale seppur nella confusione rimanendo liberi ed immuni ad essa vivendo al centro del ciclone ma non essendo più identificati ed attaccati ad esso.
Fonte : Scuola di Meditazione Trascendentale Sardegna
Condivisione del Coach Life Roberto Potocniak sulla pagina web “ WAKE UP – il circolo dei ricercatori”
L’ immagine relativa alla consapevolezza e contenente il pensiero di Gary Douglas è tratta dalla pagina web “TrovaFrasi”
Francesco Maccioni Ricercatore Indipendente, filantropo
Founder Junior
Il vero amore porta solo la felicità, non fa mai soffrire
Caro amico, cara amica e membro dell' allargata "famiglia" di Cam.TV il vero amore porta con sè solo la felicità e non fa mai soffrire, è bene tener presente questo aspetto.In tanti/e cadono aimè in pseudoamore, come d'altronde riveste una certa importanza l' essere in grado di riconoscere le fonti della sofferenza e del dolore in se stessi e nelle altre persone, tale capacità significa comprendere.
Non possiamo amare veramente l' altra persona se non siamo in grado di provare amore per la nostra persona, l' amore più puro è l’amore che può pervadere ogni persona e ogni essere vivente ed esso richiede il godere della consapevolezza.
Il maestro di spiritualità, nello specifico maestro Zen Thich Nhat Hanh ci illustra magistralmente l' argomento :
"Il vero amore porta solo felicità, non fa' mai soffrire.
Comprendere significa prima di tutto essere in grado di riconoscere le fonti di dolore e di sofferenza in sé stessi e negli altri. Quando pensiamo di amare qualcuno ma non lo capiamo davvero, finiamo per ferirlo. Dovremmo chiederci: sono riuscito a capire le difficoltà e la sofferenza di quella persona? Sono riuscito a riconoscere le fonti di quella sofferenza? Se la risposta non è ancora «SÌ», dobbiamo sforzarci di capire di più. Dobbiamo amare noi stessi prima di poter amare davvero qualcun altro. Solo quando siamo stati in grado di alleviare la nostra stessa sofferenza potremo alleviare quella altrui. Dobbiamo essere in qualche modo felici prima di poter offrire agli altri la felicità, in modo da aiutarli a raggiungerla a loro volta. Offrire la felicità è la pratica della gentilezza amorevole, il primo dei quattro elementi del vero amore. La gentilezza amorevole e la compassione sono senza limiti. Attraverso la pratica, nutriamo la gentilezza amorevole e la compassione facendo sì che pervadano il nostro intero essere, poi un’altra persona, e infine tutti gli esseri viventi. Il vero amore porta gioia, un senso di piacere e di appagamento. Se il vostro amore è opprimente, se fa piangere di continuo voi o la persona che amate, non è vero amore. La nostra presenza, le nostre parole, le nostre azioni, e persino i nostri pensieri dovrebbero portare gioia e piacere. La gioia dell’altra persona è la nostra gioia; il suo piacere e la sua soddisfazione sono i nostri piaceri e le nostre soddisfazioni. Siamo felici per la sua felicità; il suo successo è il nostro successo; la sua libertà e il suo benessere sono la nostra felicità e il nostro benessere. Esercitando la consapevolezza, possiamo riconoscere tutti i motivi che abbiamo per essere felici, i molti momenti felici che stiamo vivendo, e questo ci porta alla gioia in modo molto naturale. La consapevolezza conduce alla felicità. La concentrazione rende tale felicità ancora più grande, più forte e più solida. Equanimità significa non tracciare linee, non schierarsi, non discriminare, non rifiutare. Il vero amore deve essere così: non deve discriminare in base al colore della pelle, alla razza o alla religione; né escludere nessuno. Questo è l’amore più puro, l’amore che può pervadere ogni persona e ogni essere vivente. Quando amiamo in questo modo, non vediamo alcun confine tra chi ama e chi è amato; noi e i nostri cari non siamo entità separate.
Con l’equanimità, il nostro amore diventa davvero senza confini.".
Fonte : Scuola di Meditazione Trascendentale
Condivisione del signor Piero Head Tron Delfino sulla pagina sulla pagina web "Zen Tranquility group"
La fotografia raffigurante una felice famiglia è tratta dalla pagina web "TendyTrendi"
Francesco Maccioni Ricercatore Indipendente, filantropo