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Cesare Beccaria e le sue riflessioni
Cari amici e membri della community oggi desidero proporvi le riflessioni del noto Cesare Beccaria, uno degli intellettuali più rappresentativi dell' Illuminismo Italiano.
Cesare Beccaria nacque nacque a Milano il 15 marzo 1738 e sempre nella città lombarda mori' il 28 novembre 1794.Marchese di Gualdrasco e di Villareggio, sposò la filosofia illuminista in seguito alla lettura delle "Lettere persiane" di Montesquieu.Contribuì, essendone amico, assieme ai fratelli Verri nel fondare l'Accademia dei Pugni, nell'ambito della quale scrisse articoli per la rivista Il Caffè.Nel 1764 pubblicò il capolavoro "Dei delitti e delle pene" che rappresenta un breve saggio in cui biasimava la pena di morte e le forme disumane di tortura diffuse ai suoi tempi, sostenendo inoltre la maggiore validità della certezza della pena come deterrente verso la criminalità.
" Non vi è libertà ogni qualvolta le leggi permettono che, in alcuni eventi, l'uomo cessi di essere persona e diventi cosa»"
Cari amici personalmente ritengo che le riflessioni di Cesare Beccaria rimangono tuttora attuali, W I DIRITTI INVIOLABILI DELLA PERSONA e possa essa ritornare al centro !
Fonte : Amore per la cultura, la letteratura e la grammatica italiana - Orazio Furnari Facebook Page
Immagine tratta da(by) Studenti.it Web Page
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Un articolo dedicato al mio caro zio Pippo nonchè un mio maestro di vita ed appassionato del culto delle acque
Nelle campagne del comune di Sedilo, in Sardegna, si trova la splendida fonte nuragica Puntanarcu, sacra e tuttora attiva. costruita in conci di basalto finemente lavorati. La fonte è
Il vano interno, al quale si accede tramite una porta architravata, è coperto a piattabanda e nel fondo presenta un foro da cui sgorga l'acqua.
Interessantissime risultano essere le tre scanalature ricavate nella soglia d'ingresso per lo scolo del troppo pieno, che si congiungono ad un'altra canaletta incisa su uno dei lastroni dell'atrio.
La parte retrostante absidata ed anch'essa martellinata e composta da conci dalla mezza misura, coperti in gran parte dagli arbusti.
Fonte : Donna Nuragica - SOLO ARCHEOLOGIA SARDA Web Page
flirck Web Page
nuragando - altervista Web Page
Immagine tratta da(by) flirck Web Page
Articolo dedicato a mio zio Pippo Adamo cultore del culto delle acque e mio maestro di vita
Francesco Maccioni Ricercatore Indipendente, filantropo
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Avendo il nonno materno palermitano sento di sostenere l'iniziativa della signora Rosanna Gabriele a favore della "lingua sicula "
Cari amici e membri avendo nelle mie vene del sangue siculo che scorre in esse sento di sostenere l'iniziativa della gentiLe signora Rosanna Gabriele per il riconoscimento della " lingua sicula, del siciliano ".
Pertanto cari amici Vi propongo, a mio parere, le interessanti parole, il meritevole discorso dell'intraprendente signora Rosanna : " Sarò ripetitiva e sfacciatamente di parte ma NON CHIAMATELO SOLO DIALETTO. Fissate bene questo concetto, il siciliano (u sicilianu) non è un dialetto ma è una LINGUA, e non è una lingua che deriva dall'italiano ma, alla pari dell’Italiano stesso, deriva direttamente dal latino volgare.Il siciliano rappresenta la prima lingua letteraria italiana, già nella prima metà del XIII secolo, nell'ambito della Scuola siciliana. A tal proposito diceva Dante Alighieri: “Indagheremo per primo la natura del siciliano, poiché vediamo che il volgare siciliano si attribuisce fama superiore a tutti gli altri: che tutto quanto gli Italici producono in fatto di poesia si chiama siciliano […]»L'UNESCO riconosce alla lingua siciliana lo status di “lingua madre” e lo classifica tra le lingue europee "vulnerabili". I siciliani sono descritti come bilingui, con la differenza che il siciliano viene tramandato in famiglia e per strada quasi in modo clandestino (e spesso pure ci si vergogna di parlarlo), mentre l’italiano è imposto nelle scuole, nelle istituzioni e in qualsiasi ufficio pubblico (e anche privato).In pochi, soprattutto in pochi siciliani, capiscono che il Siciliano è una lingua straordinaria, parlata da oltre 5 milioni di persone in giro per il mondo, che andrebbe studiata, conservata, preservata, protetta e di cui essere profondamente orgogliosi. Invece, dalla creazione della lingua nazionale (che poi avrebbero potuto mettere direttamente il latino, che avrebbe dato altro slancio alla nuova lingua nazionale) vi è stata una violenta repressione delle culture preesistenti e addirittura si tende a far passare come buzzurro e ignorante colui che parla la propria lingua o che non parla italiano con l’accento che vuole il mainstream.
Mi sembra allucinante che in Assemblea Regionale Siciliana non si parli il siciliano (anzi spesso i deputati siciliani parlano in assemblea un Italiano pessimo, mentre ho sentito in Sardegna e Corsica parlare le proprie lingue nelle assemblee regionali. Per non parlare della Spagna) e che non ci sia, a parte poche realtà che fanno un lavoro straordinario, una estesa e popolare lotta per l’istituzione e la tutela della lingua siciliana. Parlata e soprattutto scritta, visto che (quasi) tutti i siciliani siamo in grado di parlarlo e di capirlo, ma siamo essenzialmente analfabeti, incapaci di scriverlo o leggerlo bene perché ci è stato sostanzialmente impedito di farlo.
Amunì, comu c’arriniscero i catalani a difenneri a so parrata i li trarizzioni r’iddi, C’amu arrinesceri macari nuatri "
(Seguiranno iniziative concrete e popolari, anche qui a Bruxelles)
Fonte : Rosanna Gabriele - Amore per la cultura, la letteratura e la grammatica italiana Facebook Page
Immagine tratta da(by) Rosanna Gabriele - Amore per la cultura, la letteratura e la grammatica italiana Facebook Page