Founder Junior
 I 9 sutra della pace di Raimon Panikkar (Part.2)
6.Nessuna cultura, religione o tradizione può risolvere isolatamente i problemi del nostro mondo
Oggi nessuna religione potrebbe fornire risposte universali ai problemi dell’umanità , senonaltro perché le domande non sono le stesse. Nel momento in cui gran parte delle religioni tradizionali tendono a deporre il manto dell’imperialismo, del colonialismo e dell’universalismo, la cosiddetta visione scientifica del mondo sembra raccogliere l’eredità culturale di questi atteggiamenti. Per questo bisognerebbe allargare lo sguardo che passi dal pluralismo. Il vero confronto può avvenire solamente attraverso un dialogo inter e intra-culturale.
7.La pace appartiene principalmente all’ordine del non del
Shalom, pax, eirene, salam, friede, shanti, pìng-an: la Pace è polisemica, ha numerosi significati. La mia nozione di pace può non essere pacifica per qualcun altro. La pace non è sinonimo di pacifismo. È un mito, qualcosa in cui si crede in quanto dato. Non è irrazionale ma rende intelligibile l’atto di intendere. Un tempo la pace veniva firmata in nome di Dio; nella nostra epoca la pace sembra un mito unificante emergente ed anche in suo nome si fa la guerra. Il mythos non dev’essere separato dal logos, ma i due non dovrebbero venire identificati l’uno nell’altro.
8.La religione, via verso la pace
La religione è stata sempre considerata in passato come via di salvezza. Perciò le religioni erano strumenti di pace interiore per i propri adepti e di guerre per gli altri. Oggi siamo testimoni di una trasformazione della nozione stessa di religione che rappresenta la via che in modi diversi può raggiungere quella pace che rimane uno dei pochi simboli universali. La strada per la pace è rivoluzionaria: esige l’eliminazione dell’ingiustizia, dell’egoismo e della cupidigia.
9.Perdono, riconciliazione e dialogo sono i soli a condurre alla pace
Punizione, indennizzo, restituzione, riparazione non portano alla pace. Credere che ristabilire l’ordine sconvolto risolva la situazione è un modo di pensare grossolano, meccanicistico e infantile. L’innocenza perduta esige la redenzione e non il sogno di un paradiso ritrovato. La via verso la pace è in avanti e non indietro. La storia umana esige il perdono. Per perdonare ci vuole una forza che vada oltre l’ordine meccanico di azione-reazione, necessita dell’Amore, pilastro dell’universo.Â
- Raimon Panikkar
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Fonte : Mezzopieno
Immagine tratta da(by) Mezzopieno News Web Page
Francesco Maccioni Ricercatore Indipendente, filantropo Â
Founder Junior
 I 9 sutra della pace di Raimon Panikkar (Part.1)
Raimon Panikkar nel 2004 rivolse un discorso profetico ai potenti del Mondo e che oggi risulta più che attuale.
Cari amici e membri sento di riportarvi i 9 sutra della pace tratti dal discorso che Raimon Panikkar ha tenuto al Parlamento delle Religioni a Barcellona nel 2004 in collaborazione con la Fondazione Arbor e Mezzopieno
I 9 sutra sulla pace
I sutra sono fili di un’unica collana. Insieme formano il gioiello chiamato Pace
La pace è partecipazione all’armonia del ritmo dell’Essere
La pace non significa assenza di forze o di polarità , non è statica, né dinamica, non altera il ritmo della realtà . Non è nemmeno un movimento dialettico. L’Essere è ritmico, è ritmo, integrazione a-dualista del movimento e del riposo. La cultura tecnocratica coltivando l’accelerazione ha sconvolto i ritmi naturali: è senza pace
2.È difficile vivere senza pace esterna; impossibile senza pace interna
Ogni giorno migliaia di persone sono vittime della guerra. In tutto il mondo vi sono milioni di profughi, bambini abbandonati nelle strade e persone che muoiono di fame. Non si deve minimizzare questa degradazione umana della nostra razza. Ma se la pace interna sussiste c’è ancora speranza. La pace è più che un’essenza di conflitti armati. Non si può godere di una pace interna se il nostro ambiente umano ed ecologico è vittima di violenze e di ingiustizie; in questo caso la pace interna è un’illusione. Nessun autentico saggio (da Buddha a Cristo) si rinchiude nell’egoismo e nell’autosufficienza.
3.La pace è un dono non una conquista
Non si combatte per la pace; si combatte per i propri diritti o, eventualmente, per la giustizia, ma mai per la pace. E’ una contraddizione. Noi accettiamo la pace come un dono, ma il dono della pace non è un giocattolo. E’ una spinta, una aspirazione. La pace non è una condizione pre-confezionata. La natura della pace è grazia. Noi scopriamo la pace: è una scoperta non una conquista. E’ frutto di una rivelazione: possiamo sperimentarla come la rivelazione dell’amore, della bellezza della realtà , di Dio, dell’esistenza della provvidenza, di un signifciato nascosto, dell’armonia dell’essere o della bontà delal creazione, della speranza, della giustizia o anche dell’amore puro di chi ama. La pace deve essere continuamente nutrita e persino creata. La pace si ricrea ogni volta.
4.La vittoria ottenuta con la sconfitta non conduce mai alla pace.
La maggior parte delle guerre ha trovato giustificazione come risposta a trattati di pace anteriori. I vinti riappaiono ed esigono ciò che è stato loro negato. La stessa repressione del male non può portare risultati durevoli perché nessuna vittoria ha mai portato una vera pace. La pace non è mai il risultato del bene contro il male. Il giovane rabbino di Nazaret invitava a far crescere insieme grano e zizzania. La pace fugge il campo dei vittoriosi. La vittoria non è mai nei confronti del male ma è sempre sulle persone; ma le persone non sono mai assolutamente cattive.
5.Il disarmo militare richiede un disarmo culturale
Dobbiamo disarmare le nostre rispettive culture insieme con l’eliminazione delle armi. Le nostre culture sono spesso bellicose, trattano gli altri come nemici, come barbari, selvaggi, primitivi, pagani, non credenti, intolleranti e così via. Disarmo culturale non significa voler tornare alla vita primitiva ma presuppone una critica della cultura non solo alla luce di ciò che non è andato bene ma anche nella prospettiva di un approccio interculturale genuino. Il disarmo culturale tuttavia è rischioso e difficile quanto quello militare. Rende vulnerabili.+
Founder Junior
la Giornata Mondiale dell'Autismo ( 2a Parte )
Non sopportano il contatto fisico nè quello visivo
La tale affermazione vale solo per alcuni pazienti, dato che altri amano molto farsi accarezzate, coccolare o solleticare. Si tratta di una risposta individuale, come quella del contatto visivo: per alcuni può essere fonte di disagio o di stress, altri invece semplicemente non sanno che attraverso gli occhi possono ottenere più informazioni e che lo sguardo è una parte fondamentale della comunicazione.
- Non sono interessati al sesso
Anche questa affermazione risulta essere falsa, addirittura assolutamente falsa. Questo stereotipo condanna spesso i pazienti a vivere isolati. Invece sono interessati al sesso esattamente come chiunque altro, ma le loro difficoltà di interpretazione delle emozioni altrui e di interazioni, fanno pensare che non lo amino
- Non c’è cura, non si guarisce
In effetti una cura non esiste, ma esistono dei modelli terapeutici che garantiscono efficaci terapie individuali. Il risultato di questi interventi dipende anche dalla gravità del disturbo e dalla presenza o meno di un ritardo mentale associato. Se è presente, il successo è rappresentato dal fare in modo che si eviti il ricovero in un ospedale psichiatrico o in un istituto per disabili.
Dedico l'articolo all'amico GianMichele afflitto aimè dall'autismo e che presenta un alto indice di intelligenza e di "normalità ".
Fonte : OK SALUTE E BENESSERE
Immagine tratta da(by) Bresciabimbi Web Page
Francesco Maccioni Ricercatore Indipedente, filantropo