Cogli l’attimo: conosci il senso profondo della frase di Orazio?
Sei davvero sicuro/a di sapere cosa significa la locuzione latina “Carpe Diem”, diventata famosa per un film, “L’attimo fuggente” di Peter Weir, in cui l’attore Robin Williams interpreta un rivoluzionario professore che invita i suoi alunni a “cogliere l’attimo”, il presente, a vivere pienamente quello che ci accade giorno per giorno? Dietro due parole così semplici e di comune utilizzo si nasconde una vera e propria filosofia di vita, che oggi è recitata ancora come un mantra universale, valido sempre e per chiunque.
Prima di tutto dobbiamo puntualizzare che la traduzione corretta di “Carpe Diem” è “Afferra il Giorno”, e va poi completata con il resto della frase oraziana “quam mininum credula postero”, che significa “confidando il meno possibile nel domani”.
Tutti noi, infatti, tendiamo a proiettarci verso un futuro che non esiste: ed è proprio questo a guastarci la vita ogni giorno!
Il “carpe diem” oraziano, se interpretato nel suo senso più profondo, ci fa capire il concetto di limite. Serve per comunicare che la nostra vita è limitata, finita, e che non possiamo oltrepassare una certa misura nelle cose.
Da un punto di vista “tecnico” la nostra capacità umana di “fare” oltrepassa di gran lunga quella di prevedere gli effetti: è per questo, ad esempio, che stiamo uccidendo il pianeta sul quale viviamo.
Secondo l’autore latino Orazio l’uomo deve essere in grado di gestire la propria vita in prima persona, quindi invita ad essere responsabili del proprio tempo. E’ inutile sprecare la vita cercando di conoscere cosa ci riserva il futuro. L’esistenza, che è qualcosa di limitato e precario, può essere interrotta bruscamente, e perciò deve essere vissuta cercando il più possibile l’assenza di dolore.
L’invito a gioire senza pensare eccessivamente al futuro arriva anche dal grande mecenate Lorenzo dè Medici, che nel “Trionfo di Bacco e Arianna” invita i giovani a vivere intensamente l’esistenza, perché “del doman non v’è certezza”. Che è un po’ il corollario del carpe diem di oraziana memoria.
Prendere appunti, scrivere la “to do list”: i gesti che fanno bene al cervello
Appuntare ciò che si ritiene utile al momento, scrivere la classica “to do list” (lista delle cose da fare) sono gesti che aiutano ad ordinare la mente e a far sì che la memoria non si senta gravata eccessivamente. A quanti di noi capita di sentire la testa piena di cose da ricordare che all’apparenza sembrano tutte improcrastinabili? In realtà non tutte le sono, e stilare una “to do list” aiuta proprio ad individuare eventuali priorità.
Prendere appunti non è affatto facile: ognuno di noi ha un personale stile e metodo per scrivere ciò che si reputa importante e necessario: affidare alla scrittura i propri pensieri e progetti futuri fa sentire più leggeri e favorisce l’eliminazione di ciò che genera ansia o che sembra superfluo.
Se ci abituiamo a prendere appunti quando serve diventiamo più ordinati e mentalmente lucidi e presenti, in quanto impariamo a fissare l’attenzione su ciò che è essenziale, trascurando il superfluo.
Chi non è avvezzo a scrivere appunti manualmente, può farlo utilizzando il telefonino, che all’occorrenza può diventare un ottimo “taccuino digitale”. In qualsiasi momento della giornata possiamo sfruttare i c.d. “tempi morti”, scrivendo liste specifiche che aiutino ad organizzare i nostri impegni.
La scrittura modifica il cervello, lo rende più attento e in grado di creare connessioni neuronali più veloci ma al tempo stesso più approfondite. L’ideale è dedicarsi alla “scrittura organizzativa” (lista, resoconti, diario personale) alla sera, quando si raccolgono i pensieri in vista del giorno dopo.
Gli Oceani sono una risorsa inestimabile in tutto il mondo in quanto donano ossigeno, regolano il clima e ospitano innumerevoli creature indispensabili all’ecosistema. Per questi e tanti altri motivi si è deciso di dedicare un’intera giornata a loro: Domani sarà un’occasione per tutti per riflettere su quanto le nostre azioni influenzino la salute del “cuore blu” del Pianeta.
Tema di quest’anno è “Gender and the Ocean”: nel Palazzo delle Nazioni Unite, a New York, sarà lanciato il progetto che promuove l’eguaglianza di genere per dare alle donne che si occupano delle ricerca scientifica nel settore della pesca, risorse marina e salvaguardia del mare in generale, una maggiore visibilità e considerazione.
Tra le donne impegnate a divulgare i principi che regolano le Scienze del mare, al fine di conoscerlo meglio per salvaguardarlo vi è anche una pugliese, la foggiana Francesca Santoro, 47 anni. Appartenente alla Commissione Oceanografica Intergovernativa dell’Unesco, la “studiosa del mare” è stata invitata a parlare proprio l’8 Giugno alle Nazioni Unite di Uguaglianza di genere e del ruolo attivo delle donne nella tutela dell’Oceano.
La ricercatrice ha dichiarato: “Purtroppo ad oggi conosciamo più la Luna e Marte che il fondo marino, che fino ad ora è stato mappato solo al 5 per cento. Basti pensare che il punto più profondo, la Fossa delle Marianne, è stato esplorato soltanto da tre persone in tutto il mondo”. Francesca è coordinatrice dell’Ocean Literacy, un programma di educazione alle Scienze del Mare, all’interno del quale promuove campagne di informazione e sviluppa strumenti educativi per la salvaguardia del mare. Che in pratica significa tradurre i dati scientifici ottenuti per farli comprendere ad un pubblico più vasto.
“Insieme ad altri educatori e ricercatori- spiega Francesca- abbiamo stilato sette principi fondamentali, una specie di ABC delle Scienze del Mare, che comprende tutto quello che dovremmo sapere per tutelarlo. Il problema non riguarda solo la plastica e le microplastiche, che hanno ormai invaso le superfici marine e i fondali, ma anche l’inquinamento causato dagli sversamenti, il sovra sfruttamento delle risorse ittiche e gli effetti sul cambiamento climatico”.
Ma quali sono le soluzioni da attuare per invertire la rotta e salvaguardare il patrimonio oceanografico mondiale? Francesca ha le idee chiare: “Dobbiamo ridurre i consumi di energia che produce anidride carbonica a causa dell’acidificazione. Dobbiamo rispettare la giusta taglia e la stagionalità dei pesci che popolano il mare, e siamo chiamati a diventare ambasciatori del seguente messaggio: tutti abbiamo la responsabilità di salvare il cuore blu del Pianeta. Il mio obiettivo è che in futuro la Scienza del Mare si insegni nelle scuole, come materia obbligatoria.
oceanliteracy.unesco.org
Articolo tratto da: Lamia-Puglia.com