Il termine “meraki” deriva dal turco “merak” che significa “amore per il lavoro”, che si è evoluto in “precisione, attenzione e devozione”. E’ immergersi in qualcosa con amore, passione, cura. Tutto può essere fatto con meraki, anche le pulizie di casa. Il meraki, però, non si concilia con il multitasking, con il piatto in una mano e il cellulare nell’altra. Significa piuttosto dedicarsi a ciò che si sta facendo senza distrazioni, per il piacere che dà di per sé e sapendo che apprezzato da altri. Il meraki può anche migliorare la routine, se ci dedichiamo a ciò che ci appassiona quando la vita non va per il verso giusto.
Non stupisce più vedere, ad ogni angolo di strada (soprattutto nei luoghi turistici) ape car allestite come bar, furgoni come boutique e camioncini come paninoteche. Si tratta della versione itinerante di mercati e negozi, più snelli, pratici e dai costi più bassi. Cosa serve per aprire un’impresa on the road? In tempi di crisi, ciò che scoraggia maggiormente un aspirante imprenditore sono i costi fissi elevati: mutuo, bollette utenze, affitto del locale. Per questo motivo l’ambulantato, soprattutto in forma itinerante, sta prendendo sempre più piede nel nostro Paese. Munendosi di ape car, furgoni e camioncini attrezzati si può diventare commercianti anche al di fuori delle tradizionali quattro mura. Basta trovare una piazzola o presentarsi ad un mercato rionale, aprire il proprio mezzo ed il gioco è fatto? In realtà le cose non vanno proprio così.E’ importante sapere che esistono due tipi di licenze per svolgere un’attività di questo tipo. La legge n.114 del 1998 (la c.d. “Riforma Bersani”) stabilisce che per essere ambulanti è necessario avere una licenza, che si distingue in due tipi di autorizzazione. La prima è la licenza a posteggio fisso, con concessione per 10 anni da parte del Comune di operare dentro un mercato, di fare commercio itinerante e partecipare alle fiere in Italia. Per ottenerla è necessario presentare una domanda in Comune corredata da una marca da bollo da 16 euro, la dichiarazione Scia (Segnalazione certificata di inizio attività), l’iscrizione alla Cciaa Registro imprese e, in alcuni casi, anche il certificato antimafia; il banco si ottiene o partecipando ad un bando pubblico oppure subentrando ad un altro commerciante. La seconda licenza è quella itinerante vera e propria, che permette di esercitare in Italia e nei mercati solo per i posteggi non assegnati o non occupati dai titolari. In questo caso occorre presentare, oltre ai documenti citati sopra, due marche da bollo da 16 euro: una per la domanda e una per l’autorizzazione. Se si vendono alimenti, bisogna rispondere ad almeno uno di tali requisiti: avere frequentato con esito positivo un corso per il commercio alimentare; avere esercitato, in proprio o come dipendente, la stessa attività di vendita; avere un diploma di scuola alberghiera o titolo equivalente. L’ape car è diventata il simbolo del commercio itinerante. Piccola e snella, può essere guidata con il patentino A 1 ed è particolarmente comoda e versatile.Per allestire un’ape car si va dai 15 ai 45 mila euro. Per un furgone adibito alla vendita si pagano circa 40-50 mila euro, che possono salire fino a 100 mila euro per il commercio alimentare. E’ possibile, inoltre, affiliarsi alle catena franchising, con costi iniziali più bassi.
San Valentino 2019: impazza la moda delle dolci colazioni
2019-02-13 17:22:49
Domani è la festa degli innamorati, ma il business dell’amore è in moto da giorni ormai. A celebrare San Valentino non sono soltanto i ragazzini in piena tempesta ormonale, ma anche le coppie di più lunga durata che cercano pretesti per un regalo, una cena, un dopo cena più esaltante. Ho fatto un giro per la città per capire il trend di quest’anno.Una cosa balza subito agli occhi: a differenza degli altri anni, non c’è bar che non proponga il servizio “dolce colazione” per chi vuole svegliare il proprio amato/a nel modo più piacevole possibile: gustando cornetto e cappuccino magari stando ancora a letto.Proprio all’interno di un bar centrale mi soffermo ad ascoltare un signore di mezz’età che chiede quanto costa un servizio di colazione a domicilio. Il barista risponde: “A seconda di quello che vuoi includere, cornetto, cappuccino, cioccolatini a forma di cuore, ecc.” Lui allora risponde: “Tutto quello che serve per fare pace: io e mia moglie non ci parliamo da un anno”. Bè certo, basta un cornetto a colazione per dimenticare un bel paio di corna, o altro ancora.Quando quel signore esce, chiedo al barista quante persone gli hanno chiesto della colazione a domicilio per mariti/mogli/amanti, e lui risponde che “è un servizio che va tantissimo, anche per compleanni e ricorrenze varie”.Quasi quasi mi viene voglia di fare lo stesso. L’idea di svegliare il mio amore ricoprendolo di dolci è il massimo. Peccato che non mi sembra affatto originale, quindi niente. Lasciamo agli altri questa nuova moda della colazione dolce che sicuramente tanto salutare non è. Buona festa dell’amore a tutti!