Cristiana Lenoci
Blogger, redattrice web
Fino ad alcuni giorni fa facevo lunghe passeggiate, di buon passo. L’aria in città era molto migliorata. Oggi con l’autocertificazione posso solo andare a fare la spesa. Allora metto una musica e faccio aerobica : steptouch, V step, marching .... E' bellissimo, non l’avevo mai fatta. Mezzora e la vita riparte. Prima, appena alzato, faccio yoga, ripeto il saluto al sole 6, 12, o 18 volte. E poi l’elastico, per irrobustire e tonificare i muscoli. Alla mia età questa permanenza obbligata in casa finirà per farmi bene. Finalmente pratico quello che predico. Mi rendo conto che noi pensionati in questa situazione eccezionale siamo privilegiati. Penso con partecipazione a chi, a causa del virus, deve guadagnarsi il pane quotidiano con mille difficoltà e rischi. In ogni caso noi pensionati, e chi può non lavorare, godiamoci questa inaspettata “libertà”. In casa abbiamo tutto il giorno per noi, per stare con noi stessi, senza tutti quegli impegni che mangiano le nostre giornate. Possiamo stare in silenzio. Possiamo respirare profondamente e lentamente e accorgerci che esistiamo, che siamo vivi. Possiamo meditare. Possiamo rileggere i classici. Possiamo pregare. Proviamo a recitare mentalmente l’Ave Maria in latino, la prima parte (ave Maria, gratia plena...) inspirando, la seconda (santa Maria, mater dei...) espirando. Faremo sei respiri al minuto invece che i soliti 12 o 13. È dimostrato che rallentando il respiro migliora il riflesso barocettore, il riflesso che controlla la pressione arteriosa, e si attiva il nervo vago, che riduce l’infiammazione, che tranquillizza tutti gli organi, che riduce l’ansia. Quand’ero piccolo mi stupivo delle mie vecchie zie che andavano a recitare il rosario tutte le sere. Che noia! Altro che noia, andavano ad attivare il nervo vago! La ripetizione della preghiera, come la ripetizione dei mantra, libera la mente. Mantra, dal sanscrito manah, mente, e trayate, liberare. Il mantra è un modo di pregare, è il ritmo sacro della vita, inspirare espirare, sistole diastole. Cogliamo l’occasione per spegnere il televisore (vediamo solo il telegiornale per le istruzioni per difenderci dal virus), per avere tempo per noi, per la nostra vita interiore, per accorgerci che abbiamo una vita interiore, non solo le emozioni (la paura, la rabbia...); per coltivare la nostra mente, che sia al servizio della nostra realtà più intima, non al servizio dell’io, della personalità; per coltivare la nostra vita spirituale. Riprendo dalle belle pagine scritte da Daniel Lumera nel nostro libro “La via della leggerezza” appena ristampato negli Oscar Mondadori: “Quando diveniamo capaci di legare la preghiera al respiro, la mente cessa il suo costante dialogo interiore fatto di pensieri, idee, impressioni, giudizi, considerazioni, definizioni, rimuginii, e diviene quieta. A quel punto possiamo sintonizzarci con la bellezza della vita, sperimentando una leggerezza senza eguali, quella dell’essere. ... L’uomo che prega con il cuore innalza la propria vibrazione fisica, vitale, emozionale, mentale e spirituale traendo grande beneficio e migliorando tutto il tono dell’essere. ... Pregare è riscattarsi dall'inconsapevolezza di vivere impegnati e distratti dai pensieri e dalle preoccupazioni del fare, dai fantasmi del passato e dalle paure del futuro.” E per chi non sa pregare? Sappia che anche la vita quotidiana è preghiera, se vissuta consapevolmente, il dono è preghiera, la gratitudine è preghiera, interrogarsi sul senso della vita è preghiera, preghiera laica. Ora che abbiamo tempo esercitiamoci nella preghiera, nella meditazione, nella consapevolezza di ogni atto quotidiano. Ci servirà quando sarà passata l’epidemia. Franco Berrino
Cristiana Lenoci
Blogger, redattrice web
Stiamo tutti nella stessa barca... Mi raccontava un Amico amante del mare e delle barche che, per andare per mare per molti giorni consecutivi, bisogna avere un equipaggio maturo e preparato. La vita in barca è una convivenza ristretta, una convivenza forzata. Si vive in pochi metri quadrati tutti insieme, si affrontano le sfide della natura, il mare grosso o l'afa estiva, si vede solo mare da qualunque direzione che all'inizio è sicuramente bello ma dopo un po' stanca. La vita in barca per un periodo prolungato richiede maturità, anche per arginare l'immaturità di chi non era pronto per il viaggio. Non puoi sculacciare nessuno sennò si innesca una reazione a catena che in quei pochi metri quadrati farà presto a diventare tragedia, non puoi essere totalmente indifferente perché ugualmente un atteggiamento immaturo anche di un solo membro dell'equipaggio può innescare una tragedia. Il mare non consente errori, in mare ogni errore può essere fatale. L'irresponsabile non lo sa, la persona matura lo sa. A volte, la maturità deve fare i conti anche con l'immaturità altrui senza creare ulteriori discrepanze. È difficile andare per mare per lungo tempo con persone immature, ma quando ti è capitato, devi solo ricordare che stiamo tutti sulla stessa barca e nello stesso mare e tirar fuori tutto il meglio che hai dentro di te per arrivare alla meta o almeno al porto più vicino. Chiaramente poi, quando sarai finalmente in porto, al momento di ripartire sceglierai meglio il tuo nuovo equipaggio. Ora stiamo tutti nella stessa barca, chi ha più maturità dovrà compensare l'immaturità altrui, senza reagire o esacerbare gli animi, stiamo in mezzo a una tempesta, che sia vera o inventata o virtuale non lo sa nessuno, quello che è certo è che stiamo in una tempesta, dobbiamo solo raggiungere il porto più vicino prima possibile, poi riformeremo il nostro equipaggio, le nostre amicizie, i nostri collaboratori. Ma adesso, calma.
Cristiana Lenoci
Blogger, redattrice web