Cristiana Lenoci

Blogger, redattrice web

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Come reagiamo quando qualcuno critica un nostro comportamento? Possiamo imparare a replicare se l’attacco non ci sembra giusto, ma bisogna farlo nella più appropriata: solo così potremo trarne un vantaggio nelle relazioni e stimolare la voglia di migliorare noi stessi. Gli esperti definiscono la “critica” come l’opportunità che ci permette di valutare la relazione che abbiamo non solo con chi ci giudica in maniera negativa, ma anche con noi stessi. Quando la critica è costruttiva, è probabile che sia formulata in modo da suscitare in noi il desiderio di fare meglio. Perché ciò accada, è necessario che sia palesemente una valutazione obiettiva che l’altro fa del nostro comportamento, con lo scopo di aiutarci a migliorare. La critica distruttiva, invece, è in genere avanzata in maniera negativa e tende ad offendere o denigrare, creando sentimenti di disagio oppure ferendo l’interlocutore. Come rispondere alle critiche: zittire o approfondire? Dal modo in cui rispondiamo alla critica che ci viene rivolta probabilmente dipenderà il futuro di quella relazione. Se vogliamo creare distanza, possiamo avanzare le nostre ragioni e prenderci la libertà di zittire la persona, dicendo apertamente che non abbiamo gradito quel tipo di critica. Se invece vogliamo migliorare la qualità della relazione, possiamo fare delle domande aperte e cercare di capire perché quella persona ci sta rivolgendo delle critiche. A volte, però, è meglio lasciar correre. Può succedere che la critica, in quella relazione, non abbia un valore costruttivo, oppure che la persona in questione non è disposta ad avviare un confronto. Per esempio, se ci criticano per il nostro abbigliamento, troppo informale ed estroso oppure, al contrario, eccessivamente rigoroso, possiamo rispondere spiegando i motivi della nostra scelta. Se la persona che ci ha mosso la critica continua ad insistere sul medesimo punto, vuol dire che non sta tenendo conto delle ragioni addotte. In questo caso, saremmo autorizzati ad interrompere la conversazione anche in modo brusco. Le critiche più comuni In genere le critiche più diffuse riguardano la sfera personale oppure il comportamento. Le prime si collocano all’interno di un’area più intima come il carattere, le scelte familiari e l’orientamento sessuale. Quelle che riguardano l’operato, invece, sono rivolte al modo di vestire, di mangiare, alle scelte lavorative. A seconda di come viene mossa, la critica può suscitare sentimenti diversi o contrastanti, oltre a darci un massaggio psicologico riguardante la relazione. Quelle che toccano i “punti critici” possono risultare talmente sgradevoli da compromettere la natura della relazione in modo duraturo. Se il nostro livello emotivo ce lo permette, potremmo rispondere alle critiche con una buona dose di umorismo: in questo modo si ristabilisce la parità nella relazione e si allenta la tensione. Si riflettono sull’autostima A volte la critica, o giudizio, può rispondere ad un nostro bisogno nascosto, per cui tendiamo a fare molta attenzione a ciò che ci dicono gli altri. Si tratta di una condizione abbastanza frequente, perché in ogni società c’è il bisogno di essere non solo accettati, ma anche di avere valore. Il feedback dell’altro è importante per noi e su quello possiamo creare parte della nostra autostima.

Cristiana Lenoci

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Coincidenze strane, storie di fantasmi e stanze segrete – Cosa si nasconde dietro il Teatro Petruzzelli? Sono tanti i misteri che si nascondono all’interno del teatro Petruzzelli di Bari, il quarto più grande d’Italia, inaugurato nel 1903 e rinato dalle sue stesse ceneri nel 2009, dopo che un incendio doloso l’aveva quasi del tutto distrutto 18 anni prima e grazie a fondi europei, arrivati anche negli anni successivi. Nato alla fine dell’Ottocento all’ingresso del quartiere Umbertino e sul centralissimo Corso Cavour, il suo palcoscenico, il quarto più grande dell’intero Paese, ha accolto i più grandi attori del secolo scorso, ma anche famosi tenori ed etoile di fama internazionale, è stato set di film di successo e simbolo di una città che l’ha sempre considerato il suo cuore pulsante, sopravvissuto a due guerre e al vasto incendio dell’ottobre del 1991, che avrebbe potuto distruggerlo per sempre. Ecco, allora, ciò che probabilmente ancora non sapete sul teatro Petruzzelli di Bari e sulla sua storia, fatta di successi, cadute e riscatto. Tra le curiosità legate alla storia del teatro Petruzzelli di Bari ce ne è una che riguarda l‘incendio del 27 ottobre 1991. L’ultima opera rappresentata sul palcoscenico poche ore prima di quella tragica notte fu la “Norma“, spettacolo in due atti di Vincenzo Bellini su libretto di Felice Romani, che si conclude proprio, ironia della sorte, con un incendio, quando la protagonista, Norma, sale sul rogo insieme all’uomo da lei amato. Una tragica coincidenza, ben impressa nei ricordi dei cittadini pugliesi. La platea e il palcoscenico sono stati completamenti sventrati dalle fiamme, mentre l’unico ambiente che è riuscito a sopravvivere è il foyer, rimasto praticamente integro ad eccezione di alcuni piccoli particolari perché ebbe la capacità di fungere da canna fumaria. Proprio il foyer del teatro Petruzzelli di Bari è stato utilizzato come set di uno dei più importanti film della storia del cinema italiano, e cioè “Il giovane Toscanini” di Franco Zeffirelli del 1988. Il regista trasformò l’ambiente nel salone di una nave. Anche nella colonna sonora il soprano statunitense Aprile Millo canta brani di Aida con Carlo Bergonzi (il tenore Tobia Bertini) accompagnata dall’Orchestra ed il Coro del Teatro Petruzzelli e dal violoncellista Antony Cooke. Lo stabile del capoluogo pugliese ha fatto anche da cornice ad alcune scene di “Polvere di Stelle” di Alberto Sordi, commedia del 1973 interpretata insieme a Monica Vitti: qui i due attori sono marito e moglie, rispettivamente capocomico e soubrette, che proprio al Petruzzelli vivono il loro sogno di gloria e fantasticano sul futuro. In una scena in particolare i due si inchinano dinnanzi al teatro in segno di rispetto. La leggenda del fantasma del soldato americano Come in tutti i luoghi ricchi di storia, non mancano neppure al teatro Petruzzelli leggende di fantasmi che si aggirano indisturbati per i locali dello stabile. In particolare, si tramanda la credenza secondo la quale un marine americano, durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale, si sia ucciso all’interno dello stabile lasciando che la sua anima girovaghi tra il palco e la platea. La stanza dei misteri distrutta dall’incendio Infine, pochi sanno dell’esistenza di una stanza segreta all’interno del teatro Petruzzelli, dove sarebbero conservati alcuni oggetti ricchi di storia e di mistero. A raccontarne l’esistenza è stato Antonio Manzari, caposquadra macchinista, intervistato da Roberto Giacobbo per uno speciale dedicato allo stabile barese della sua trasmissione “Voyager“: “Sapevo di una stanza dove c’era un ripostiglio, l’ho trovata tastando il muro – ha detto -. C’erano alcuni scrittoi e si vedevano su alcuni mobili degli spadini d’epoca ed elmetti, ma anche pergamene firmate da Benito Mussolini e del re imperatore Vittorio Emanuele III. Poi il teatro è crollato e nessuno è mai riuscito più ad entrarci. Nessuno ha più potuto vedere ciò che era in quella stanza”.

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Cristiana Lenoci

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Se c’è un alimento che, più di ogni altro, rappresenta meglio la terra del Salento, è sicuramente la frisa, un piatto “povero” che, nella sua semplicità, è particolarmente adatto nei mesi estivi, quando l’afa si fa sentire, ed è ottimo in qualsiasi momento della giornata (anche a colazione!). La frisa salentina non ha bisogno di cottura, è sempre gustosa anche con pochi ingredienti, ed è conosciuta in Salento e in altre zone della Puglia anche con il nome di “Frisella” o “Freseddha”. Origini della frisa Questa specialità tipica salentina, che piace molto anche ai turisti (che la gustano con piacere al mare o come spuntino durante le passeggiate) è abbastanza antica: di conseguenza non si hanno notizie certe circa le sue origini. Pare che la frisa, anticamente, sia stata consumata soprattutto dai Cristiani che viaggiavano per raggiungere la Terra Santa, e per questo motivo veniva denominata anche “pane dei Crociati”. La frisa, per la sua semplicità e genuinità, era inoltre il pasto preferito dei contadini, che la mangiavano durante le lunghe giornate trascorse a coltivare la terra. Lo stesso facevano i pescatori del luogo, che lasciavano di notte le loro case per recarsi al lavoro a bordo dei pescherecci. I pescatori, in particolare, avevano l’abitudine di inumidire le frise con l’acqua di mare, e questa tradizione permane ancora oggi (anche se non viene più utilizzata l’acqua del mare per motivi di sicurezza igienica). Sono due principalmente le ragioni per cui la frisa tale alimento è così diffuso sia in passato che oggi: il costo è più basso rispetto a quello del pane, e inoltre si mantiene più a lungo dei tradizionali panini (quindi può essere consumata anche dopo più giorni). Anche dal punto di vista economico, quindi, la frisa è una scelta conveniente. Preparazione della Frisa salentina Nelle famiglie salentine si usava provvedere all’impasto e alla cottura delle frise in maniera autonoma. Con il tempo, però, questa abitudine è stata sostituita dall’acquisto diretto dei prodotti in vendita presso panettieri e supermercati. E’ però preferibile comprare le frise artigianali nei tanti negozi tipici disseminati lungo le coste del Salento e in tutta la provincia di Lecce. Siccome la frisa è abbastanza dura, prima di consumarla bisogna ammorbidirla con l’acqua (questa operazione viene chiamata “sponzatura”): in pratica la frisa viene lasciata a mollo in un recipiente colmo di acqua per alcuni secondi. Mentre i pescatori bagnavano la frisa in acqua di mare anche per insaporirla un po’, oggi per condirla si utilizza una manciata di sale da spolverare quanto basta per renderla più gustosa e appetitosa. L’ingrediente principale per condire la frisa salentina è il pomodoro, in abbinamento con olio di oliva e origano. C’è però la possibilità di aggiungere altri ingredienti come olive e prodotti sott’olio (ed infatti la frisa si trova condita in diversi modi sia quando è servita nei ristoranti come antipasto che nei locali come aperitivo). Frise sfiziose: qualche idea Avete poco tempo a disposizione ma in spiaggia non volete rinunciare al gusto e alla genuinità? Le frise salentine sono allora l’ideale per uno spuntino veloce e fresco in riva al mare o durante un pic nic con amici. Potete condirle con pomodori, olio evo e formaggio primosale, ma anche con tonno, capperi e olive (verdi o nere a seconda dei gusti). Per i palati più esigenti le frise sono ottime anche con le acciughe, con vari tipi di formaggi, con frutti di mare, mentre per chi non rinuncia alla carne la frisa con la salsiccia è una specialità golosa tutta da provare!

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