È quasi tutto pronto per domani, ma che belli i giorni che precedono la festa patronale! Bancarelle in allestimento, leccornie di ogni tipo in bella mostra, luminarie che ricamano il cielo come merletti colorati, giostre in funzione ma solo per i giri di prova, senza urla deliranti. L'aria è velata da un silenzio rispettoso. "domani è festa": lo si sente ripetere nei bar, agli angoli delle strade, davanti alle case a piano terra. I bambini contano i minuti per acquistare lo zucchero filato il giocattolo promesso dai genitori. Le curie intanto si preparano con gli scout e i fedeli più devoti che si cambiano l'abito per prendere parte alla solenne processione. Tutti aspettano il grande giorno della festa come un gioco senza età che piace a tutti e che, pur ripetendosi ogni anno, non stanca mai.
L’ultima battaglia intrapresa dalle donne giapponesi per l’emancipazione femminile ha come hashtag #KuToo. Il termine nipponico comprende le parole “kutsu” che significa “scarpa”, e “kutsuu”, che vuol dire “dolore”.
PRENDIAMO TRE DONNE DIVERSISSIME TRA LORO.
Chiara Ferragni, che vi stia bene o no, è una delle imprenditrici più potenti d'Italia. Bella, giovane, glamour, ha avuto un'intuizione visionaria sulle possibilità del web e ha creato dal nulla (col team giusto, ovviamente) un impero economico e una nuova professione per molte.
Alle donne non piace: è un'oca (però nessuna di noi ci ha mai parlato), ha avuto il piatto pronto (tutte vicine di casa sono per saperlo), sfila soldi alla gente (no, è la gente che sceglie di comprare), ha dei brutti piedi (udite udite il rumore delle unghie sui vetri).
Ok, bocciamo la Ferragni.
Prendiamo la neo-Ministra Teresa Bellanova. Una grande lavoratrice, un aspetto rassicurante, una bravissima sindacalista che ha guidato tante battaglie per i diritti. Una donna di campagna, che sa cosa sono il lavoro e il sacrificio.
Oggi tante donne la stanno difendendo perché tante donne l'hanno offesa: ha la terza media, è brutta, è grassa, si veste di merda. Al diavolo l'esperienza nel settore, al diavolo l'esperienza nei sindacati.
Niente, non è lei la nostra donna ideale, passiamo oltre.
Carola Rackete, bella, giovane, due o tre lauree, poliglotta, impegnata, ricca, con un curriculum che nemmeno la Treccani.
Apriti cielo! Tutte a vergognarci perché non porta il reggiseno, per i peli sotto le braccia (che se vengo a casa vostra a spogliarvi d'inverno voglio vedere cosa trovo...), è una radical chic, ha "speronato" le nostre autorità, è una viziata, il padre è ladro, magari muori! Amen pure a lei.
Cos'hanno in comune queste tre donne diversissime tra loro? Sua santità il CARISMA.
Il carisma è fascino, è autorità innata, è capacità di essere, è avere una storia, è avere qualcosa da dire, è grazia, è essere all'altezza.
E' qualcosa che tutte vorremmo avere ma che non tutte abbiamo. E le donne prive di personalità, deboli, anonime (perché ci sono, non ci nascondiamo dietro dannosi femminismi che non vogliono vedere la realtà!) patiscono le donne protagoniste della propria vita, le odiano, e hanno bisogno di offenderle e mortificarle.
Noi donne purtroppo siamo anche questo. Siamo nemiche.
Ed è questa la vera sconfitta del femminismo.