Con Agostino Ferrente, regista pugliese, si va nei quartieri della Camorra
Per raccontare la camorra e coloro che la vivono quotidianamente, un selfie può aiutare. Nei quartieri in cui la Camorra regna incontrastata da sempre, a Napoli, i più giovani (i “millennials”) parlano della loro vita attraverso video-selfie, ma sarebbero pronti (se necessario) a maneggiare una pistola con grande maestria.
A parlare della camorra vista dalla parte delle nuove generazioni ci prova il regista 47enne di Cerignola, Agostino Ferrente, con un film prodotto tra l’Italia e la Francia, che ha partecipato al Festival di Berlino nella sezione “Panorama”.
I protagonisti della pellicola, intitolata appunto “Selfie” sono i due giovanissimi Alessandro Antonelli e Pietro Orlando, che hanno filmato con l’iPhone il loro racconto su cosa significa vivere nel Rione Traiano di Napoli. Nella loro storia c’è anche una tragedia, quella in cui un amico comune, Davide Bifolco, nel 2014 ha perso la vita ucciso da un carabiniere al temine di un inseguimento.
La particolarità del film sta tutta nella modalità scelta dal regista di “raccogliere” il racconto dei due protagonisti, che per tutta la durata guardano nel display del cellulare, come se fosse uno specchio in cui rivedono gli episodi salienti della loro vita.
La scelta di Agostino Ferrente è proprio quella di parlare della camorra napoletana non in maniera avulsa, come fanno in tanti, ma attraverso la voce di due giovanissimi protagonisti, che utilizzando il moderno strumento del video selfie, diventano cameraman di se stessi.
Mio figlio, tre anni, alla mia richiesta di buttare nella pattumiera un tubetto di dentifricio ormai finito, mi guarda e dice: "Mamma, le cose non si buttano, si riciclano. Ricicliamo questo? Facciamolo diventare un giocattolo".