Vi propongo un tuffo nel passato con questo racconto tratto dal blog di racconti di Giovanni Rinaldi, autore nato a Cerignola, ospitato su www.infodem.it (Informazione e Democrazia).
“Non prendiamo il gelato nella coppetta, per poi farne quel mischiolino che mette tristezza. Meglio il cono, che fa colare il gusto giù per il braccio, ma è anche l’unico modo che ci è rimasto per tornare bambini” (Luciana Littizzetto).
Narra un'antica leggenda indiana di un serpente che non appena vide una lucciola la inseguì per cibarsene.
L'insetto fece tutto quanto gli era possibile per sfuggire alla cattura.
La sua fuga si protrasse per tre lunghi giorni, poi, alla fine, senza più forze, la piccola si dovette arrendere.
Esausta, si fermò e chiese al serpente se prima di mangiarla poteva rispondere a tre suoi quesiti.
"In genere non faccio concessioni - disse di rimando il rettile, ma questa volta farò un'eccezione, vuol dire che ti mangerò più tardi: fammi pure le tue 3 domande."
Prima domanda: appartengo io forse alla tua catena alimentare? "No!"
Rispose deciso il serpente.
Seconda domanda: ti ho fatto qualcosa di male? "Affatto!"
Tornò a dire l'altro.
E allora perché mi vuoi mangiare?
Fu la terza domanda della lucciola a cui il serpente rispose con un secco:
"Perché brilli troppo!"
Già...succede proprio così...