Essere ostinati con il proprio desiderio è una buona cosa: rende la vita felice, soddisfatta, e dunque la rende poi anche generosa, perché vita generosa è la vita soddisfatta.
Viceversa, se per essere amabile, per non entrare nel conflitto, per continuare a soddisfare il desiderio dell'altro, io rinuncio al mio desiderio, la vita si ammala, la vita soffre, la vita si appassisce.
Al contrario, la vita soddisfatta è la vita che si incammina con decisione lungo la vita del proprio desiderio e il desiderio esige rottura, conflitto.
Massimo Recalcati, La forza del desiderio
Riflettevo su questo oggi...
Siamo soliti dividere la vita lavorativa dal “resto della vita”. Accettiamo l’idea che durante quelle quattro, sei, otto e più ore al giorno smettiamo di essere quello che siamo. Mettiamo a tacere il nostro irresistibile bisogno di fioritura e ci limitiamo a sopravvivere, come se fossimo televisori momentaneamente in standby. Di noi resta soltanto la lucina rossa a spiegare che siamo accesi, e talvolta neanche quella. Resta solo il gesto lavorativo, la recita, la speranza che finisca presto e si possa ricominciare a vivere.
L’idea sbagliata a monte è quella di dividere la vita lavorativa dal resto della vita. Così facendo si crea uno spazio di sfioritura quotidiana e ogni sforzo successivo di occuparsi di sé risulterà vano, come la tela di Penelope che di giorno veniva tessuta e di notte sfilata.
La tua vita è sempre la tua vita, e in ogni momento merita rispetto e cura. Il tempo lavorativo deve essere armonico con il resto del tempo, perché altrimenti qualunque altro sforzo successivo risulterà vano. E se al momento non è così? Riconoscilo, raccontalo, e poi fa in modo di rivoltare la situazione. Il tuo lavoro sia un’occasione per essere ciò che sei, e non un “te” in stand by.
Preparare i dolci tipici natalizi in Puglia ha un significato particolare. Attorno alla “ricetta della nonna”, scritta a mano, si ritrovano le donne della famiglia, pronte a condividere una tradizione e a tramandarla ai propri figli.