Ho bisogno di ricordarmi il silenzio
di scacciare via le discoteche che mi abitano
ho bisogno di panchine e di parchi
vedere giocare i figli del mondo
spensierati
e lentamente ripescare
un'occasione per essere felici
ho bisogno di un amico
del vino a centro tavola
di servire prima lui
di sentirmi dire basta così
di dire dai che oggi è festa
brindiamo a noi
che con la guerra negli occhi
abbiamo dato il nostro sguardo d'amore
a un mondo
che forse
manco ci vuole
ho bisogno di sentire la voce di mamma
nonostante i miei trent'anni
chiamarla a caso, rubarle la voce
tenerla per me, stringerla come fosse una coperta
come se avessi freddo
come se agosto nascondesse dicembre,
sentirla dirmi ok, va tutto bene qui da noi,
ho bisogno di non dimenticare
che sono anche un figlio
ho bisogno di poesie buone
di scaffali pieni di libri
di fiori raccolti in mattinata
come segnalibro,
di un posto sicuro dove poter piangere
di un posto insicuro dove poter darmi al coraggio
ho bisogno di vittorie
di spingermi oltre
di non bastarmi
di superarmi ma di restarmi accanto
di amarmi ma di prendere il tempo per pensare
ho bisogno di un amore
che quando cado a pezzi
si china con me e inizia a dirmi:
questo va qui
questo qui
questo lo mettiamo qui,
ed ecco fatto, di nuovo intero.
[Gio Evan]
Nell’immaginario comune la parola “trasgressione” ha un’accezione negativa, o quantomeno problematica. In realtà, non è sempre così. Letteralmente, trasgredire vuol dire “andare oltre, oltrepassare i limiti”, che spesso sono rappresentati da regole, abitudini e convenzioni.
La scuola ricomincia con i banchi singoli. Senza quel vicino, specchio o meno che fosse, alleato o nemico. Quello da cui abbiamo imparato le leggi della solidarietà, o il loro rovescio, l'esclusione e il rifiuto. Io me li ricordo tutti, i miei compagni di banco. Come potrei dimenticarli? Spesso loro hanno rappresentato un rifugio, un porto sicuro, una spalla su cui piangere o dietro cui nascondersi per il troppo ridere. Mi ritengo fortunata ad aver vissuto la scuola di ieri, con i vicini di banco, gli assembramenti prima dell'uscita al suono della campanella, le classi di trenta persone e più e le interrogazioni collettive. La vera scuola era quella, con i volti e le lacrime, i sorrisi, i banchi malconci e le sedie da riparare. Eravamo così fortunati, eppure non ce ne siamo accorti. #pensierodelgiorno #ricordidiscuola