Cristiana Lenoci

Blogger, redattrice web

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Netflix: un modello aziendale rivoluzionario!

2019-01-30 17:28:13

L’organizzazione è il punto di forza di una azienda, ma la flessibilità lo è altrettanto. L’organizzazione flessibile è uno degli obiettivi da raggiungere per ottenere performance aziendali di alto livello. Mi ha colpito molto il modello aziendale del colosso di produzione e distribuzione di film, serie televisive e intrattenimento Netflix, e spero che in futuro molte altre aziende seguiranno il suo esempio “virtuoso” ( ma anche rivoluzionario, sotto certi aspetti).“Vogliamo dare alle persone l’ossigeno che occorre per commettere degli errori” è una frase di un dirigente delle risorse umane che rappresenta la filosofia aziendale seguita da Netflix. In Netflix non esiste una regolamentazione delle ferie o dei permessi legati a maternità e paternità; i dipendenti sono liberi di assentarsi quando lo ritengono opportuno, se questo significa tornare a lavoro con più energia e più idee di prima; non ci sono controlli sulle spese di viaggio e alloggio dei dipendenti, ma 5 semplici parole che suonano così: “act in Netflix’s best interest”.In Netflix i dipendenti hanno la libertà di accedere a tutti i documenti aziendali, non solo quelli riguardanti la propria mansione o reparto.La libertà concessa però non equivale ad anarchia. Il modello adottato da Netflix definito con l’espressione “freedom within framework” è lo stesso utilizzato con grandi risultati da altre aziende come Mc’Donalds o Alaska Airlines.Un dipendente felice è sicuramente più creativo e produttivo. E felicità consiste nel dedicarsi alle cose più belle e piacevoli della vita: la famiglia, gli hobby, le passioni, i viaggi. Concedendo questo ai dipendenti l’azienda consegue indubbi vantaggi, non solo economici. Cosa ne pensate? #gocamgo

Cristiana Lenoci

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Ada: la mia lotta contro un mostro chiamato Ilva

2019-01-30 12:13:14

Mamma di due bimbe, biologa e fervente ambientalista: questa è Ada L., nata e cresciuta in provincia di Taranto, a pochi chilometri dal camino dell’Ilva che quotidianamente sputa diossina e avvelena una terra bellissima e fertile. Fa un certo effetto parlare con lei, ha una carica di entusiasmo ed ottimismo che fanno davvero sperare che sia possibile un cambiamento.Ada è un fiume in piena, ha voglia di raccontarsi e raccontare la storia di una terra martoriata, la sua. “E pensare che spesso mi assalgono i sensi di colpa per aver scelto di restare a vivere qui”, dice. Ma evidentemente l’amore per il luogo in cui è nata e cresciuta è ancora oggi più forte di qualsiasi altra cosa. "La mia avventura ambientalista è nata un po’ per caso, incontrando su Facebook i più grandi ambientalisti tarantini che da anni si battono affinchè lo stabilimento dell’Ilva chiuda definitivamente i battenti. Ho cominciato a sostenerli e a combattere con loro. La nostra lotta è fatta di riunioni, incontri, viaggi, manifestazioni.Ci sono stati momenti difficili che mi hanno particolarmente unito a queste splendide persone: la data del 26 Luglio 2012, per esempio, è impressa a fuoco nella mia mente. Siamo rimasti per ore davanti al Ministero dell’Ambiente, a Roma, in attesa di conoscere il verdetto sul sequestro e i mandati d’arresto per i responsabili del disastro ambientale causato dallo stabilimento dell’Ilva.Nel viaggio di ritorno ci siamo messi a fantasticare sui cambiamenti che avrebbero finalmente investito Taranto e i suoi abitanti”. Invece quello è stato l’inizio di una silenziosa “guerra civile”, che vede opporsi cittadini contro cittadini, ambientalisti contro lavoratori dello stabilimento e le loro famiglie, il diritto alla salute contro un diritto altrettanto essenziale, quello al lavoro.“Nell’autunno del 2012 “, racconta Ada “vengono resi noti i dati dello studio SENTIERI, che mettono in evidenza sconcertanti percentuali sulle malattie e le vittime causate dall’inquinamento. Nasce così il Comitato “Verità per Taranto”, per ricordare che dietro questi numeri ci sono storie di vita spezzate, uomini, donne e bambini stroncati prematuramente dalla malattia.Come simboli del Comitato abbiamo scelto delle sagome di cartone, da mostrare a politici e persone influenti per non dimenticare i morti di Taranto: è stata un’idea originale e provocatoria di Fabio Millarte, Presidente del WWF.La maggior parte delle 174 sagome realizzate è stata spazzata via da una violenta tromba d’aria: siamo riusciti a salvarne solo cinquanta. Il nostro comitato, eludendo spesso la sicurezza, ha condotto le sagome di cartone fin davanti ai ministri. Io stessa, un po’ di tempo fa, ho consegnato un bambino di cartone al ministro dell’Ambiente Orlando che era in visita presso l’Università LUMSE di Taranto”. Ada, che ha esperienza nelle file degli ecologisti e delle reti civiche, ha deciso di prestare la sua attività nel partito politico dei Verdi. “Lo faccio per spirito di servizio, preferisco la lotta agli ambienti istituzionalizzati”, conclude. E a chi le chiede quali sacrifici compie per portare aventi la sua "missione" lei risponde con un sorriso: " I sacrifici ripagano sempre, ma è dura rinunciare al proprio tempo libero e alla famiglia per sostenere una causa così difficile: liberare la città da un mostro ecologico che ci farà ammalare tutti. La mia vita è fatta anche di notti fuori di casa, al freddo e all’umido di una città baciata dal mare, due figlie piccole alle quali ho tolto e sottraggo ancora del tempo. Ma la mia lotta è anche e soprattutto per il loro futuro. Non c’è nulla di più gratificante per me che sentire mia figlia che mi saluta davanti alla porta dicendo: “ Vai mamma, e fai chiudere l’Ilva”. Grande Ada!

Cristiana Lenoci

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Iris Grace, cinque anni e autistica: dipinge come Monet

2019-01-29 15:15:52

Non esistono limiti, se non nella nostra mente! Voglio raccontarvi questa storia... Una bimba di soli cinque anni che sa dipingere come se incarnasse il genio creativo di Monet: Iris Grace è un prodigio, anche perché è autistica dalla nascita. Originale, estrosa, raffinata come se avesse frequentato anni di Accademia di pittura, la piccola Iris in passato non si lasciava neppure guardare negli occhi. Come racconta sua madre, la bimba soffriva di comportamenti ossessivi ed era spesso agitata e nervosa. Poi i genitori decidono di provare con una terapia, e la sottopongono a qualche ora di esercizio alla pittura, senza alcuna forzatura, preparando per Iris gli strumenti e le tempere necessarie.Con il passare del tempo i genitori si rendono conto che i risultati vanno ben oltre le loro aspettative: per Iris la pittura rappresenta una vera e propria salvezza. L’autismo di Iris ha conferito al suo modo di dipingere uno stile personale ed un’abilità incredibile per una bambina della sua età. Il disegno non è più soltanto lo strumento per aiutare Iris ad interagire e a comunicare, visto che le sue opere d’arte stanno facendo il giro del mondo. Intanto la piccola, tra un disegno e l’altro, sta anche imparando a parlare, con grande gioia e soddisfazione dei genitori e di chi le sta accanto.Attraverso l’arte e la pittura il “mostro” dell’autismo sembra lentamente allontanarsi dalla vita di Iris Grace, il cui entusiasmo per la vita è simile a quello dei bimbi della sua età che scoprono giorno dopo giorno il mondo e le sue bellezze.

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