Cristiana Lenoci

Blogger, redattrice web

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Basta con i figli di papà: oggi il successo non si eredita, si conquista

2019-01-25 10:17:14

Secondo alcuni Vip e milionari, il benessere economico va conquistato e non ricevuto in eredità. Il cantante Sting ha dichiarato che non vuole che i suoi sei figli crescano senza motivazioni perché già ricchi. “Se dovessero avere bisogno, li aiuterei, ma non è mai servito. Loro hanno bene in testa l’etica del lavoro”, ha aggiunto. Dall’America arriva un altro esempio di inversione di tendenza nel modello educativo. Nel 2010, Bill Gates e Warner Buffet hanno ufficialmente lanciato la campagna “The living pledge”(letteralmente “impegno a donare”), per chiedere alle persone più ricche di lasciare le loro fortune ad organizzazioni no profit. Ad oggi, questa lodevole iniziativa conta 187 firmatari, tra i quali figurano lo stesso Bill Gates con la moglie Melinda, George Lucas, Elon Musk e David Rockfeller. Bill Gates e sua moglie hanno deciso di non lasciare eredità ai figli e mettere tutto nel loro progetto umanitario per ridurre il divario tra Paesi ricchi e poveri del mondo. In particolare, negli ultimi anni la Fondazione si è occupata di contrastare gravi malattie, come la malaria. #gocamgo

Cristiana Lenoci

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Le storie che fanno bene al cuore: a Milano un Ristorante Solidale

2019-01-24 14:57:09

Il locale, che è aperto ufficialmente dal 27 Ottobre 2014, non ha le sembianze di una qualsiasi mensa solidale, anzi: è strutturato come un ristorante a tutti gli effetti, adatto a far sentire a proprio agio chiunque ci entri. L’ideatore è l’imprenditore italiano della ristorazione collettiva nonché ex allenatore dell’Inter tra il 1985 e il 1995, Ernesto Pellegrini.“Ruben” è aperto dal lunedì al venerdì ed è in grado di servire 500 coperti distribuiti in due turni, ed è frequentato da persone che vivono uno stato di necessità e bisogno, non soltanto senzatetto e clochard, ma anche separati, disoccupati, profughi e coloro che non riescono a far fronte alla vita di tutti i giorni perché oberati dai debiti. Il nome del locale, Ruben, ha una storia alle spalle. Quando era giovane Ernesto Pellegrini abitava con la sua famiglia in una cascina alla periferia di Milano, e Ruben era un contadino che lavorava i terreni che circondavano l’abitazione. L’uomo era molto povero, non aveva niente altro che un letto nella stalla, due cavalli che gli facevano compagnia e tre chiodi nel muro per appendere i vestiti. Nel 1962 la cascina venne demolita e agli abitanti furono assegnati alloggi popolari in alternativa.Ruben andò a vivere in una baracca di legno. All’epoca Pellegrini non aveva ancora raggiunto il successo e la fama, ma aveva promesso a se stesso di trovare una casa ed un lavoro al povero Ruben. Non fa in tempo, però, perché un giorno legge su un giornale la triste notizia del ritrovamento di un barbone assiderato nella sua baracca. Si trattava di Ruben. Dopo cinquanta anni, Ernesto Pellegrini, ex presidente dell’Inter, ha deciso di voler aiutare i tanti Ruben che vivono senza che mai nessuno si accorga di loro, offrendo loro un pasto caldo ed un sorriso che faccia bene al cuore.

Cristiana Lenoci

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Regina e Chris Catambrone: "Così abbiamo salvato quattromila profughi"

2019-01-23 15:01:06

Per la precisione sono 4.441 le vite umane salvate da Moas, un’organizzazione che dal 2014 si occupa della ricerca e del soccorso di migranti in difficoltà nelle acque del Mediterraneo. Fondata da una coppia italo-americana di imprenditori, Regina e Christopher, Moas fornisce assistenza ai poveri disperati che approdano sulle coste Mediterraneo, spesso teatro di funeste tragedie. Regina e Chris si sono conosciuti qualche anno fa, a Reggio Calabria. Chris aveva lasciato New Orleans dopo la devastazione del violento uragano Katrina, ed era andato a vivere in Calabria, nei pressi di Catanzaro, nella casa che il suo bisnonno abitava prima di partire per l’America.Nel 2013, mentre si recano insieme da Lampedusa a Tunisi in viaggio con la barca, una scena li sconvolge: a pelo d’acqua scorgono una giacca beige, forse appartenuta a qualche migrante morto in mare. Quell’immagine resta impressa nei loro occhi, e da allora entrambi prendono la decisione di dare un personale contributo per aiutare chi si trova ad affrontare una tragedia di così vaste proporzioni. “Con i soldi che avevamo da parte, invece di acquistare una casa, compriamo una nave. Con questa imbarcazione abbiamo già salvato quattromila vite umane”, racconta Regina. “Nel 2014 l’operazione è stata interamente autofinanziata, non abbiamo chiesto aiuto a nessuno. Ad ottobre, quando il bilancio era di tremila migranti salvati, abbiamo aperto una sottoscrizione. Fino ad ora, grazie a questa, abbiamo raccolto circa 100 mila euro. In più, un facoltoso imprenditore tedesco ci ha donato 180 mila euro. Ad ottobre prossimo vorremmo arrivare a tre milioni, ma al momento l’obiettivo sembra abbastanza lontano”, continua Regina.In pratica, l’attività di Chris e Regina, entrambi originari del Sud Italia, consiste nell’intervenire in concerto con le forze ufficiali in azione nel Mediterraneo per fornire una sorta di pronto soccorso. “Facciamo uno screening sanitario dei migranti salvati, poi diamo loro da mangiare e vestiti da indossare. Poi dovremmo portarli su altre navi, ma non sempre questo avviene e siamo noi a riaccompagnarli nei porti siciliani.”. Regina e Chris si definiscono filantropi, ma non sono certo miliardari. “Siamo persone che possiedono dei beni e li mettono a disposizione degli altri: potevamo investire in altri settori, invece abbiamo puntato sulla solidarietà”, interviene Chris.L’attività di questa coppia di imprenditori è lodevole, ma il problema- dichiarano- è una politica dell’immigrazione che garantisca interventi mirati e continuativi. “Non è sufficiente un programma di controllo delle frontiere, e certo noi non possiamo risolvere il problema con il nostro equipaggio di venti persone a bordo”, concludono. Però, meno male che esistono persone così. Agli altri lasciamo le vuote parole e le strategie a tavolino.

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