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Shikata ga nai: dal Giappone una grande lezione di Vita
In giapponese l’espressione “Shikata ga nai” significa letteralmente “non c’è niente da fare”. E’ una frase che può essere paragonata al “C’est la vie” che utilizzano i Francesi per esprimere rassegnazione dinanzi a certi accadimenti della vita.
“Shikata ga nai” è diventata di uso comune in Giappone dopo lo tsunami che ha colpito il Paese nel 2011, e rappresenta la capacità del popolo giapponese di mantenere una grande dignità di fronte ad una tragedia inevitabile, accettarla e riuscire ad andare avanti comunque, abbracciando in un certo senso la propria vulnerabilità.
L’espressione indica la consapevolezza che alcune cose che accadono, alcuni fatti che irrompono nella nostra esistenza non possono essere controllati, e indica anche la capacità di sopportare senza lamentarsi.
Bisogna fare attenzione però a non confondere questa accettazione con la mera rassegnazione. Si tratta piuttosto di una vera e propria “presa di coscienza” del fatto che la vita è fatta anche di momenti drammatici ai quali non si può porre rimedio, ma si può solo imparare ad accettarli con coraggio, aumentando così la propria personale resilienza agli eventi negativi.
Trovarsi di fronte ad una catastrofe come lo è stata la bomba di Hiroshima e Nagasaki, oppure un’esplosione nucleare come Fukushima, o uno tsunami, può destabilizzare chiunque. Ma-secondo la filosofia Shikata ga nai- era proprio così che doveva andare. Non potendo evitare ciò che accade, bisogna soltanto rimboccarsi le maniche e andare avanti. Con coraggio e voglia di vivere.
Accettando il fatto che la vita a volte può essere crudele e riservarci eventi inattesi, dobbiamo essere in grado di ripetere a noi stessi “Shikata ga nai”: solo così potremo ricostruire, anzi rinascere dalle ceneri.
L’arte della serena e consapevole accettazione degli eventi (per i Giapponesi appunto “Shikata ga nai”) può diventare anche per noi occidentali, abituati a razionalizzare sempre tutto, una filosofia portatrice di cambiamenti importanti.
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Raffaella Carrà, l’ultima intervista: “Ho troppa paura del Covid, smetto di lavorare”
La morte di Raffaella Carrà, popolarissima conduttrice della tv, è arrivata come un fulmine a ciel sereno. Dopo che la notizia ha cominciato a circolare, velocemente si sono susseguiti i racconti di amici e colleghi che hanno voluto ricordarla sui social.
In particolare, le ultime interviste rilasciate circa un anno fa al Corriere della Sera e a Cadena Ser, quotidiano spagnolo, restituiscono l’immagine di una donna forte e tenace, ma che stava soffrendo ed era psicologicamente provata perché aveva paura del Covid.
“Ho avuto e ho molta paura. Non esco e così questo 2020 è diventato un anno sabbatico, anche perché io non sopporto l’idea di lavorare con le distanze o con le mascherine. Meglio non lavorare. Nella prime due edizioni del programma A raccontare comincia tu ho passeggiato e sono andata in tram con la Littizzetto; con Loretta Goggi ci siamo divertite come due matte sulla macchinetta del golf. Io gli incontri seduti tutti immobili non ce la faccio a farli”, aveva rivelato.
L’ultimo programma televisivo condotto dalla “Raffa Nazionale” è stato “A raccontare comincia tu” su Rai3. La terza edizione, pur prevista, non è mai andata in onda a causa della pandemia. Raffaella avrebbe dovuto incontrare, tra gli altri, Tiziano Ferro ed Emma Marrone.
Ma è stata proprio lei a decidere lo stop del programma: “Era la seconda metà di febbraio: sento qualcosa in televisione e avverto dentro una strana inquietudine. Chiamo Rai3 e dico: questo programma non si può fare, è troppo pericoloso. Non me la sento. Sono stata irremovibile. Ho detto a Sergio: Sergio, non ce la faccio, se si ammala uno di noi è il disastro. Dopo una settimana è scoppiata la pandemia, poi si è chiusa l’Italia. Ho avuto fiuto. Mi dispiace che prima degli altri ho tolto lavoro a tante persone. Ma forse ho fatto del bene.”
Al quotidiano spagnolo “Cadena Ser” aveva invece dichiarato di essere al lavoro per realizzare un nuovo programma, un talent show per cantanti emergenti.
Peccato, Raffaella Carrà aveva ancora tanto da dare alla tv e ai suoi numerosi fan. “Bisogna sorridere, è fondamentale. Avere sempre tanta energia per chi non ce l'ha", aveva detto durante l’intervista.
Cristiana Lenoci per Culturabiografieonline.it
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Dovremmo vivere come se fossimo un treno, un vagone ferroviario dal quale, un po’ alla volta, facciamo scendere, a volte anche violentemente se il caso lo richiede, i passeggeri che non vogliamo più con noi (che si tratti di parenti, amici, colleghi, professori, amori o ex amori).
E’ un buon metodo per alleggerire il nostro carico, e lo possiamo fare in qualsiasi momento della vita, a qualsiasi età. Oggi, rispetto al passato, abbiamo tutte le possibilità del mondo per vuotare il nostro vagone dalle persone sbagliate, e fare posto a quelle giuste.