L’appello di Franco Arminio ai giovani meridionali: “Tornate al Sud”
Nei versi di una poesia, struggente e cruda come la realtà, il poeta, scrittore e paesologo Franco Arminio si rivolge a tutti i giovani che lasciano il proprio paese di origine per cercare “fortuna” nell’Italia del Nord o all’estero. Una poesia che invita alla riflessione.
“Tornate al Sud“.
Una volta l’emigrante
spediva i soldi a casa.
I paesi sono pieni di case
fatte coi soldi degli emigrati.
Ora il giovane laureato
che emigra a Milano
si compra lì la casa coi soldi dei genitori
oppure lavora solo per mangiare
e pagare il fitto.
L’emigrazione è un furto
e i popoli costretti ad emigrare
sono popoli derubati.
Bisogna dirlo forte e chiaro
ai ragazzi meridionali:
tornate qui
e buttate dalle scale
i sindaci addormentati,
chiedete ai governanti
perché qui si muore due anni prima che al nord,
chiedete perché non ci sono treni,
chiedete perché non vengono fermati
i criminali.
Tornate presto, non pensate
se è conveniente per la vostra vita,
tornate qui per un moto di rabbia,
tornate perché non state in un mondo
più avanzato di quello che avete lasciato.
Ecco, cominciate la grande migrazione
al contrario: qui avete una cosa vuota
che vi aspetta, la casa che vostro nonno
ha costruito coi soldi dell’emigrazione:
voi qui potete accendere la vita,
altrove al massimo potete tirare avanti
solo la vostra vita.
Amazzonia nel cuore
Che ognuno senta se condividere e fare questa preghiera.
A te Madre Terra chiedo scusa.
Per ogni volta che ho scelto la via della rabbia anziché il perdono.
Per ogni volta che non ho ringraziato
Per un giorno di sole o per le gocce di pioggia.
Chiedo perdono per le volte in cui non ho camminato a piedi nudi sul tuo suolo.
Per quando non ho onorato le tue bellezze o rispettato il ritmo delle stagioni.
Ti chiedo perdono per quando abbiamo smesso di stare a contatto con il terreno, di arrampicarci sugli alberi, di nutrirci dei tuoi frutti.
Ti chiedo perdono per quando non ho danzato sotto la luna o ammirato le stelle. Per quando come donna ho smesso di donarti il mio sangue.
Madre Terra mi inchino a te.
A te madre delle madri.
A te saggezza eterna e creatura perfetta.
Mi inchino come parte del tuo tutto per rimettermi al mio posto.
Esattamente dove devo stare come essere umano.
E chiedo perdono per la presunzione con cui ho agito pensando di essere meglio di te.
Mi inchino a Te madre terra, mi siedo nel tuo divino Grembo e piango per lo scempio compiuto in nome di una presunta superiorità della specie umana.
Mi inchino alle tue creature, ai tuoi frutti, ai tuoi movimenti.
E mi affido al tuo sentire, al tuo sapere, alla immensa grandezza del tuo essere.
Con gratitudine e amore
A San Paulo diventa notte per il troppo fumo (e monossido d’azoto) che arriva dagli incendi in Amazzonia.
Gli incendi continuano a distruggere la foresta amazzonica e il fumo che si innalza sopra le fiamme si sta diffondendo in tutto il Brasile.
Le immagini che arrivano da San Paulo mostrano uno scenario apocalittico, con la città soffocata da un fumo nero e denso che ha oscurato la città in pieno giorno. San Paulo si trova a 3.500 km dalla foresta amazzonica, la stessa distanza che separa Mosca da Barcellona.
Eppure il fumo degli incendi che stanno devastando la più grande foresta pluviale del pianeta ha raggiunto la città trasformando il giorno in notte. L’esposizione dei cittadini a quantità così elevate di fumo può provocare danni alle vie respiratorie, bruciore agli occhi, stanchezza.
Gli alti livelli di monossido di carbonio possono avere conseguenze anche più gravi e causare vertigini, mal di testa, nausea e vomito, perdita di coscienza e persino la morte.
Senza contare gli effetti a lungo termine sul riscaldamento globale causato dalle emissioni di gas in atmosfera e dalla perdita del nostro più grande polmone verde.
I Paesi interessati dagli incendi hanno dichiarato lo stato di emergenza, ma siamo di fronte a un’emergenza che riguarda tutto il Pianeta.
Il genere umano si auto condanna all'estinzione!