Pur essendo un prodotto tipico pugliese, che inaugura l’estate con la sua dolcezza e polposità, non tutti sono a conoscenza di alcune curiosità che lo riguardano. La prima fra tutte è che, a detta dei botanici, il fiorone non sarebbe un frutto (come si ritiene erroneamente), bensì un’infiorescenza chiamata “siconio”. Secondo una storia che si fonde con la leggenda, il fiorone altro non è che il prodotto della simbiosi tra l’albero del Fico (Ficus carica) e un piccolo insetto, simile ad una vespa, chiamato “Blastophaga psenes”. I due insieme si sono evoluti al punto di non riuscire a sopravvivere l’uno senza l’altro. Ci sono varietà di fico che producono solo fichi e altri che, invece, producono anche i deliziosi fioroni, di solito a fine primavera. Nei fiori di queste specie gli insetti depongono le uova durante i mesi invernali. Le uova si schiudono in primavera e da queste fuoriescono prima i maschi delle vespe. Questi, girando all’interno del siconio (che ha la forma simile ad un fiore) dopo aver fecondato gli insetti femmine impollinano i fiori femminili. Questi poi andranno a sviluppare il fiorone nel mese di Giugno. Una volta fecondate le femmine escono dal siconio in cui si trovano e cercheranno una nuova infiorescenza dove poi, deposte le uova, moriranno. La nuova generazione di vespe andrà ad impollinare i fichi che verranno prodotti alla fine dell’estate.
Caratteristiche e proprietà del Fiorone
Il fiorone non è solo ottimo da gustare, magari come merenda al pomeriggio o al mattino prima di cominciare la giornata. E’ anche ricco di proprietà salutari per l’organismo: contiene fibre utili per combattere la stipsi, e micronutrienti essenziali come il calcio, il manganese, il potassio, vitamina A e vitamine del gruppo B. Al contrario di ciò che si ritiene abitualmente, il fiorone non è molto calorico, in quanto contiene circa 94 kcal per 100 grammi: un apporto di calorie inferiore ai mandarini e all’uva, per fare un esempio.
La sostanza lattiginosa (chiamato “latice”), pur essendo irritante, è utilizzata per l’eliminazione di verruche, calli, macchie della pelle (a causa della presenza di particolari enzimi pancreatici). Si può utilizzare il siconio per realizzare impacchi da applicare su ascessi, foruncoli e gonfiori. Il decotto di fiorone è invece ottimo per placare la tosse ed è un buon emolliente per la gola.
Dove si coltivano i Fioroni
Il Fiorone di Fasano – Torre Canne è iscritto da qualche tempo nei “Prodotti tipici e tradizionali di Puglia”. La zona tipica di produzione è localizzata nel territorio di Fasano con le vicine frazioni tra cui Torre canne e Savelletri. Questa zona, in particolare, grazie alla vicinanza al mare, offre un habitat privilegiato al fico tipologia “Petrelli”, che necessita di un clima caldo. Questa varietà, inoltre, ha una buona resistenza alla siccità e ai terreni salsi ed è, unica pianta da frutto insieme al fico d’india, in grado di sopportare i venti salini in tutte le fasi vegetative. La tradizione contadina prevede che i fioroni raccolti vengano sistemati in cassette di legno rivestite con le stesse foglie del fico tipologia “Petrelli”.
Fioroni “cari” in Germania
In alcuni Paesi come la Germania, a causa del clima meno favorevole, i fioroni sono piuttosto rari. Tanto che, se si ha la fortuna di trovarne qualcuno al mercato, i Tedeschi sono ben propensi a pagarli anche 1 euro al pezzo. La Puglia è una regione ricca e magari non se ne accorge neppure.
Self compassion: trattiamo noi stessi con gentilezza!
E’ un approccio all’apparenza semplice, ma rivoluzionario nella sua portata: per cambiare e sperimentare il potere trasformativo che la compassione verso noi stessi ci offre, impariamo a trattarci con la stessa cura, gentilezza e sensibilità con cui trattiamo le persone che soffrono attorno a noi, sia quelle che conosciamo che quelle sconosciute. Siete pronti a sperimentare la “self compassion”?
Kristine Neff, psicoterapeuta cognitivo comportamentale e docente presso l’Università del Texas, ha cominciato nel 2003 ad indagare il concetto di “self compassion”, che ha così definito: “comprende il riconoscimento della sofferenza e i sentimenti di gentilezza per le persone che stanno soffrendo, affinchè emerga il desiderio di aiutarle e alleviare la loro sofferenza. Infine, rappresenta il riconoscere la nostra condizione umana per quella che è: imperfetta e fragile”.
La self- compassion (o auto compassione) implica prima di tutto il riconoscimento della nostra sofferenza. Non possiamo essere commossi dal nostro dolore se non impariamo a riconoscerlo. La cultura occidentale pone molta enfasi sull’essere gentili con gli amici, la famiglia e i vicini che si trova in difficoltà, ma non è così quando si tratta di noi stessi. Anzi, ci è stato insegnato che non dobbiamo lamentarci, che dobbiamo essere forti e non mostrare la nostra sofferenza.
La maggior parte dei nostri pensieri autocritici ha la forma del dialogo interiore, è spesso una valutazione costante e spietata. E alcune volte ci si critica anche di fronte agli altri, usando espressioni come “con questo vestito sembro una balena”, e simili.
Tre esercizi per Rispettarti di più
1) Ti critichi dicendo che sei volubile, pigro/a, sovrappeso, perché pensi che essere duro/a con te stesso/a ti aiuterà a cambiare? Se sì, cerca di entrare in contatto con il dolore emotivo che questo ti provoca, dandoti compassione per l’esperienza di sentirti così giudicata;
2) Pensa ad un modello più gentile per motivarti a fare un cambiamento necessario. Che tipo di linguaggio userebbe un amico, un genitore, un buon insegnante per incoraggiarti?
3) Ogni volta che in futuro ti scoprirai a giudicarti, nota il dolore che l’autogiudizio ti procura e datti compassione. Poi riformula il dialogo interiore in modo che sia più incoraggiante e di supporto. Ricordati che se vuoi davvero motivarti, l’amore è più forte ed efficace rispetto alla paura.