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Vorrei andare in un luogo lontano da tutto e da tutti. Dove non prendano i telefoni, e dove non arrivano neppure i ricordi. ❤
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Bologna e i suoi portici diventano Patrimonio dell’Umanità Unesco
Ci sono luoghi, in Italia, che conquistano i visitatori di tutto il mondo. I portici di Bologna, per la loro originalità e particolarità, sono riusciti ad essere nominati Patrimonio dell’Umanità Unesco da parte Comitato del Patrimonio Mondiale, riunitosi in Cina nei giorni scorsi.
La sottosegretaria alla Cultura del Comune di Bologna, Lucia Borgonzoni, ha così commentato l’iscrizione di Bologna e dei suoi portici tra i siti rientranti nel Patrimonio dell’Umanità Unesco: "Grazie all'impegno e lavoro degli uffici del MiC, della diplomazia, dell'assessore Orioli con gli uffici del comune, Bologna e i suoi portici trovano il posto che spetta loro. Sono doppiamente entusiasta, sia per il riconoscimento ottenuto dopo l'impegnativo lavoro che seguo ormai da anni, sia perché Bologna è la mia città".
Bologna e i portici rappresentano il terzo sito che l’Italia ha ottenuto in questa sessione Unesco (dopo Montecatini Terme e Padova).
Soddisfatto del meritato riconoscimento anche il Ministro Dario Franceschini: “Si tratta di un risultato straordinario frutto di un'intensa e costante azione di diplomazia culturale e della stretta collaborazione tra Governo, enti locali e associazioni".
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Responsabilità: l’etimologia e il senso della parola
Da piccoli ci viene chiesto poco: possiamo sbagliare, essere inaffidabili, appoggiarci alle azioni di altre persone. Man mano che cresciamo, però, dobbiamo occuparci di cose che implicano una maggiore responsabilità (di noi stessi, dei nostri oggetti, della casa, degli impegni da portare a termine). Ma cosa significa “responsabile”?
La parola viene dal latino ed è composta da “respondere” (rispondere) e “bilem” (operare). Essere persone responsabili significa, quindi, rispondere a quello che accade operando qualcosa di concreto, ciò scegliendo come agire e poi mettendolo in pratica.
In un’intervista del 1986, il filosofo franco-lituano Emmanuel Levinas affermò qualcosa di inedito: la responsabilità non riguarda solo se stessi, i propri comportamenti e le proprie azioni, ma “io sono responsabile d’altri”.
Non è solo una dimensione affettiva e familiare, ma il filosofo estende questa idea a tutte le persone con le quali ci troviamo a scambiare un semplice sguardo. La responsabilità è sempre anche responsabilità sociale: non basta comportarsi rettamente per esaurire il proprio compito.
Noi non siamo mai soli, e il senso di responsabilità supera i confini del singolo individuo.
La responsabilità implica una dimensione etica, che può aiutarci a riflettere, a farci delle domande. Essere responsabili significa chiedersi “cosa è giusto fare di fronte a questa situazione?” e agire di conseguenza, mettendo in conto che si potrà sbagliare, e percependo sempre la dimensione della scelta.
La responsabilità, come la felicità per Tolstoj, è vera solo se condivisa. Se assume cioè una dimensione creativa e curativa nella relazione con gli altri.
E come diceva Jean Paul Sartre, “è vero che non sei responsabile di quello che sei, ma sei responsabile di quello che fai di ciò che sei”.