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Estate, non potete allontanarvi troppo? Imparate a viaggiare “sul posto”
Può succedere, per vari motivi, di non poter allontanarsi troppo dalla città per le vacanze. Niente paura, però: potreste imparare a viaggiare “sul posto”. Cioè, ad esercitare l’attenzione. Provo a spiegarlo.
Se abituate i vostri occhi e la mente a guardare “davvero”, anche gli scenari più consueti assumeranno il fascino di un paesaggio esotico. Ma come si fa, in concreto, a guardare “davvero”?
Semplice, si esce di casa portandosi dietro un quaderno ed una penna. E si osserva per descrivere, con lo scopo, cioè, di evocare con le parole ciò che avete guardato, che state osservando. Può essere un portone, un cortile interno ad un palazzo antico, la radice di una pianta che piega l’asfalto con la sua forza sotterranea, l’erba polverosa e indomita che spunta tra i sanpietrini in città. Può essere il ricamo originale di una ringhiera o il sacco nero della spazzatura lacerato dal becco di un gabbiano.
I bambini sono bravissimi, certo più di noi adulti, ad esercitare lo sguardo “marginale”. Una pozzanghera. Una mosca. Un cono gelato che si scioglie sul marciapiedi. Se non avete la fortuna di avere con voi un piccolo grande guru in età scolare, allora salite su un autobus a caso per non andare da nessuna parte. Cioè: spostatevi senza una meta.
Basta soltanto non avere fretta, per scoprire ciò che avete sempre avuto davanti agli occhi e non avete mai visto “veramente”. Sedetevi, incollatevi al finestrino, poggiate la testa sul vetro. Guardate la città che scorre come se fosse la scena di un film. Scendete ad una fermata qualsiasi. Oppure, se preferite, guardate con attenzione le persone che vi capitano davanti, gli “umani” che tante volte avete sfiorato senza davvero vederli.
Scoprirete con piacere che siete alle prese con un film: lo state girando voi con gli occhi, come un grande regista, ma ne siete anche l’attore/trice protagonista.
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Oggi ho rivolto al mare tante domande.
E lui come al solito mi ha risposto.
🌊 ❤
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Bruciatura delle Stoppie, da usanza contadina a pratica illegale: ecco perché
La Puglia è una di quelle regioni italiane interessate dalla pratica, effettuata in estate dopo la raccolta del grano ed altri cereali, della bruciatura delle stoppie (residui di colture e piante erbacee).
Circa una ventina di anni fa, in molte zone della Puglia (e quindi anche in Capitanata) tale consuetudine agricola si svolgeva seguendo un vero e proprio rito a cui partecipava tutta la famiglia. Solitamente si cominciava al tramonto per proseguire fino a sera inoltrata.
I contadini più anziani o esperti guidavano le operazioni di accensione del fuoco, avendo cura di non lasciare residui e di arginare le fiamme in modo tale da non provocare danni ai terreni, boschi o frutteti confinanti. I bambini restavano con la bocca aperta ad assistere allo spettacolo del fuoco le cui lingue si alzavano veloci verso il cielo.
I contadini e le loro famiglie restavano a guardare il fuoco fino a quando non si spegneva l’ultima fiamma. Poi, naturalmente, si mangiava qualcosa insieme per rendere ancora più piacevole quel momento di convivialità.
In passato tale pratica era considerata utile perché gli agricoltori ritenevano che sterilizzasse i terreni liberandoli da parassiti infestanti e dannosi per le colture. Secondo la cultura agricola dell’epoca il fuoco serviva ad eliminare i residui delle colture precedenti rendendo più semplice la preparazione del terreno per le successive. In particolare, si riteneva che lo strato di cenere fosse un ottimo fertilizzante naturale per la terra.
Oggi, che le conoscenze in materia agraria si sono perfezionate insieme a quelle delle varie tecniche agricole, si è scoperto che la bruciatura delle stoppie non solo è inutile, ma anche dannosa.
La combustione, infatti, libera nell’aria una discreta quantità di gas (soprattutto anidride carbonica) e quindi contribuisce all’inquinamento atmosferico. Sottraendo poi le radici delle piante dal suolo si priva il terreno di una protezione in più, lasciandolo maggiormente esposto alle intemperie, ed in particolare al vento.
In pratica si espone il terreno “arso” al rischio concreto di desertificazione, sottraendogli una buona quantità di sostanze organiche. In tal modo i campi diventano inospitali a piante ed animali.
A causa di questa pratica entrata ormai nelle consuetudini agricole in Puglia (e non solo) il territorio è continuamente esposto al pericolo di incendi. Nonostante vi sia un chiaro divieto di bruciare le stoppie, lo si continua a fare in maniera indisturbata. A ciò si aggiunge, purtroppo, la pratica altrettanto illegale di bruciare i rifiuti abbandonati nelle strade di campagna.
Alcuni agricoltori o proprietari di terreni agricoli fanno di tutta l’erba un fascio, bruciando insieme i residui delle colture di cereali e i rifiuti, provocando così un grave danno per l’ambiente e la salute di tutti.
E’ ora che la tradizione lasci il passo ad una nuova consapevolezza: la terra non va “spremuta” con il raccolto intensivo e poi bruciata come niente fosse. I fuochi nei campi rappresentano un pericolo concreto per gli automobilisti e gli stessi agricoltori, alcuni dei quali si feriscono o muoiono durante l’esecuzione delle operazioni di accensione.
Basta roghi in campagna, è ora di smetterla e cambiare rotta.
Cristiana Lenoci per www.lamiapuglia.news.it