Può capitare a tutti di non finire qualcosa che ci si era prefissati: il corso di inglese, il romanzo che all’inizio sembrava così avvincente, la nuova passione per la cucina, la dieta cominciata da poco con entusiasmo e motivazione. Ma perchè succede? E come porvi rimedio?
Oggi, al parco, ho incontrato un papà giovane con la sua bambina che sgambettava. L’ho notato per la sua dolcezza ed il modo con cui comunicava con la figlia, con il corpo, gli occhi, le parole. Poi mi sono accorta che la piccola era down. Quasi nello stesso momento, mi è passata l’immagine di una mamma annoiata e stanca che rincorreva il suo bambino e gli gridava dietro. L’essere genitori non ha sesso, età , e forse neppure cultura.
E’ un amore viscerale, di pancia, che non si può spiegare e che, però, non appartiene a tutti. Negli occhi di quel papà c’era così tanto amore che per un attimo mi sono vergognata dei miei momenti neri, delle mie paturnie e persino della mia stanchezza. Caro dolce papà , non ti conosco, ma ti dico grazie. Mi hai dato oggi una grande lezione di vita e d’amore.
Dietro ogni malattia c’è il divieto di fare qualcosa
che desideriamo oppure l’ordine di fare qualcosa
che non desideriamo.
Ogni cura esige la disobbedienza a questo divieto
o a quest’ordine.
E per disobbedire è necessario abbandonare la
paura infantile di non essere amati; vale a dire di
essere abbandonati.
Questa paura provoca una mancanza di coscienza:
non ci si rende conto di quello che si è davvero,
cercando di essere quello che gli altri si aspettano che noi siamo.
Se si persiste in questa attitudine, si trasforma la
propria bellezza interiore in malattia.
La salute si trova solo nell’autentico, non c’è bellezza senza
autenticità , ma per arrivare a quello che siamo
davvero dobbiamo eliminare quello che non siamo.
Essere quello che si è:
questa è la felicità più grande.
Alejandro Jodorowsky