A parte il virus, c'è la paura dei tumori, e poi anche il semplice invecchiare è diventato spaventoso.
La morte una volta era una competenza di ognuno, in qualche modo ognuno sapeva di dover morire. Lo sappiamo anche adesso, ma è come se avessimo perso il libretto delle istruzioni sulla nostra fine.
E allora nelle scuole in questi giorni si dovrebbe parlare della paura, ma non solo di quella che ci piove dalle agenzie mediatiche: ognuno dovrebbe parlare delle sue paure.
Io da anni parlo della federazione delle nostre ferite. Ho cambiato anche la mia lingua per dire nella maniera più semplice possibile che ci vuole una nuova vicinanza a partire dal nostro sgomento.
E dobbiamo mobilitare le energie dell'eros, Adesso più che mai bisogna innamorarsi, parlare d'amore, fare l'amore, accendere passioni, vagheggiare su un una bocca, su un seno. Dobbiamo tornare sensuali e istintivi, dobbiamo riprendere il vigore che hanno gli alberi che stanno per fiorire.
Non possiamo nasconderci, seppellirci nella distanza, la paura viene a prenderci ovunque siamo, la paura è già tutta scesa nelle nostre ossa, dobbiamo denunciare il nostro spavento, dobbiamo scuoterci e scuotere.
La vera arma contro il virus è l'amore, il furore di una nuova passione per la sacralità della terra e della vita.
Dobbiamo cantare e narrare, leggere poesie, pregare, baciare, dobbiamo inventare qualcosa che ci tiene insieme veramente, dobbiamo buttare via il capitalismo, dobbiamo dire che la modernità è un ferro vecchio, dobbiamo dire che la dittatura dell'economia ha ridotto il volume delle nostre anime.
Alla fine più che una battaglia medica è una battaglia teologica: non siamo qui per difenderci dalla morte, ma per onorare il dono misterioso di ogni vita.
La battaglia della paura
Franco Arminio
Il Carnevale anche quest’anno è terminato, ed oggi, secondo il calendario religioso cattolico, è il primo giorno di Quaresima: il Mercoledì delle Ceneri. In Puglia, così come in altri paesi del Sud Italia, la Quaresima è il periodo in cui la tradizione e il folklore sono particolarmente vivi.
Domenico Squillace, da sei anni preside del liceo Volta di Milano, scrive lettera ai suoi ragazzi sul sito dell’istituto, poi girata via chat. Parole in cui Manzoni e Boccaccio dimostrano tutta la loro attualità , e nelle pagine di secoli fa sembrano raccontare i nostri giorni col coronavirus.