Cristina Passarani

Il TOPINAMBUR è una PIANTA SPONTANEA molto diffusa in pianura Padana Il tubero, dal sapore che ricorda il carciofo, è ottimo per l’INTESTINO e per i DIABETICI Il topinambur (Helianthus tuberosus), tubero simile alla patata, è una pianta erbacea dal fusto eretto con foglie ovali e fiori di colore giallo intenso, simili a piccoli girasoli (Helianthus – Helios- sole). E’ una pianta delle composite, originaria del Canada e delle praterie nord-orientali degli Stati Uniti, importata e coltivata in Italia fin dal 1600. Cresce lungo gli argini dei fiumi, le rive dei fossi e dei campi e negli incolti; si trova coltivata e naturalizzata nella pianura Padana, mentre è più rara nell’Italia centro-meridionale. Il tubero, carnoso e bitorzoluto, con polpa soda e biancastra, si raccoglie in autunno e in inverno, periodo di fioritura. In ottobre si possono vedere a bordo strada, che incorniciano i campi, i fiori gialli del topinambur. Non ha avuto grande fortuna di pubblico,si pensa per la difficoltà nella pulitura perché bitorzoluto, tranne che in Piemonte, dove è ingrediente della bagna caoda (piatto tipico regionale). Ha un sapore particolare che ricorda il carciofo. Il topinambur è ricco di carboidrati, costituiti in gran parte da fruttosio. Contiene vitamina A e C, albumine, mucillagini e composti azotati, con proprietà disinfettanti del sangue. A differenza della patata, non contiene amido, ma ingenti quantità di inulina; l’inulina è una fibra solubile, che rientra nei prebiotici ed è presente anche nella cicoria, nel tarassaco, nell’echinacea e nella bardana, che stimola la proliferazione della flora batterica intestinale. L’inulina viene metabolizzata in modo diverso, dal nostro organismo, rispetto agli altri zuccheri e non entra nel metabolismo dell’energia, cosa che lo rende utile in caso di diabete, il pancreas non deve produrre insulina per riportare i livelli ematici di glucosio in equilibrio. L’inulina possiede proprietà immunostimolanti e il topinambur è una delle fonti più abbondanti di inulina.

Cristina Passarani

L’ENOTERA è una pianta spontanea e commestibile conosciuta più per l'OLIO L’OLIO è antinfiammatorio, utile per la pelle, in caso di dermatite, sindrome premestruale e in menopausa L’enotera, rapunzia, onagra o erba degli asini, è una pianta originaria dell’America del Nord ma si è diffusa in tutta Europa fin dal 1700. Il suo nome scientifico è Oenothera biennis, famiglia delle Onagraceae, ed ha un ciclo di vita biennale, come dice appunto il suo nome. Nel primo anno nasce e si forma una rosetta sul terreno da cui, nel secondo anno, si sviluppa il fusto, eretto e non ramificato, che può arrivare al metro e mezzo. Le foglie sono lanceolate e all’apice si forma un grappolo di fiori gialli a quattro petali che si aprono dopo il tramonto. Si trova lungo le spiagge e i fiumi, nel Nord Italia, raramente in Centro e Meridione e predilige i luoghi aridi e sabbiosi. Cresce ai bordi delle strade, l’ho intravista spesso nell’hinterland milanese in quanto presente in tutta la Pianura Padana. Le parti utilizzate sono le radici che si raccolgono in autunno, i semi dopo la fioritura e le sommità fiorite, da giugno a luglio. Oggi viene impiegata anche come pianta ornamentale. QUALI SONO I COMPONENTI BENEFICI L’enotera è ricca di MUCILLAGINI, in minor concentrazione rispetto all’aloe vera, all’altea e alla malva; le mucillagini sono glicoproteine appiccicose che hanno la proprietà di gonfiarsi con l’acqua svolgendo un’azione lassativa. Svolgono anche un’azione calmante sulla tosse e un effetto antinfiammatorio ed emolliente nei confronti dello stomaco e dell’intestino. Contiene inoltre TANNINI, dalle proprietà astringenti, antidiarroiche, antinfiammatorie, soprattutto a carico dell’apparato gastro-intestinale e GLUCOSIDI. Dai SEMI dell’ENOTERA, per pressione meccanica, si ricava un olio ricco di acido linoleico e acido gamma linoleico (Gla), acidi grassi polinsaturi preziosi antinfiammatori.

Cristina Passarani

BARBABIETOLA, mineralizzante e vitaminica, utile in caso di anemia. Come scegliere la barbabietola COTTA o CRUDA, vediamo alcuni utilizzi in cucina Caffè di barbabietola, ricetta della nonna! La barbabietola è conosciuta, fin dall’antichità per le sue virtù. Il suo sapore molto zuccherino e dolce non incontra il gusto di molti. Esistono diverse varietà di barbabietole, di alcune si utilizzano le radici, di altre le foglie (bietole). Le barbabietole da radice sono impiegate come alimento, per l’alimentazione degli animali e per la produzione di zucchero. La barbabietola, beta vulgaris (famiglia delle Chenopodiaceae), nelle regioni settentrionali, viene seminata in primavera e raccolta a partire dalla fine di agosto, nel meridione si coltiva a ciclo autunno-primaverile, con raccolta in estate. COME SI SCELGONO : Le barbabietole si raccolgono nel periodo estivo e autunnale. Quelle fresche devono presentarsi sode, non rugose e mollicce, e senza ammaccature; le foglie, alle estremità, in caso ci fossero, indicano freschezza se lucide e coriacee. Le barbabietole fresche si conservano, in frigorifero, senza la parte verde per 2 settimane. COSA CONTENGONO E QUALI SONO I BENEFICI EFFETTI SULLA SALUTE La barbabietola è composta dall’87% di acqua, le proteine rappresentano l’1,6%, i carboidrati il 9,5% in zuccheri, le fibre il 2,8% e i grassi rappresentano nemmeno l’1%. E’ molto ricca di minerali: potassio, fosforo, magnesio, calcio, ferro, rame, manganese, selenio e zinco. Le vitamine presenti sono la A, la C, quelle del gruppo B (B1, B2, B3, B5 e folati). Per la presenza abbondante di minerali, zuccheri e vitamine, la barbabietola è un cibo con un ottimo potere nutritivo. E’ importante ricordare che la vitamina C, contenuta nel limone ad esempio, facilita l’assorbimento organico del ferro presente, mentre i tannini, del tè o del caffè, lo ostacolano. - E’ mineralizzante, quindi adatta come ricostituente, nelle convalescenze, negli stati influenzali (è antisettica) o per chi ha carenze di sali minerali. Un bicchiere di succo di barbabietola miscelato con succo di mela è un ottimo integratore naturale. - In caso di anemia. La carenza di ferro può dipendere da vari fattori che è sempre utile accertare, ma quando può dipendere da uno scarso apporto alimentare si può intervenire con un’alimentazione adeguata e incrementando il consumo di alcuni alimenti ricchi, appunto, di ferro. E’ il caso della rapa rossa. - Aiuta nelle malattie del fegato e stimola la produzione di bile, è considerata un decongestionante epatico. - Favorisce la digestione e rafforza la mucosa gastrica. - Stimola la produzione di globuli rossi e il sistema linfatico - La fibra contenuta stimola la funzionalità intestinale, agendo positivamente sui livelli di colesterolo.

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