Cristina Passarani

La mela chiodata Se il tuo organismo necessita di ferro, ecco un rimedio del tutto particolare ma efficace che consiste nell’inserire una decina di chiodi in una mela. Potrebbe sembrare assurdo in realtà si tratta di una pratica in uso fin dal medioevo. Gli acidi contenuti nella mela sono in grado di sciogliere il ferro del chiodo, facendo in modo che la mela stessa si arricchisca di ferro, un metallo prezioso per l’organismo. Ecco il procedimento da seguire Per mettere in pratica questo rimedio è sufficiente utilizzare una mela biologica e dei chiodi di ferro non zincato. Questi devono essere sterilizzati in acqua bollente e poi inseriti nel frutto, che deve essere lasciato in questo stato per almeno 12 ore. I chiodi una volta levati dovranno poi essere inseriti in un’altra mela, ripetendo quindi questa ‘terapia’ per circa 7 giorni. Questo rimedio è molto utile soprattutto in caso di anemia, ed è consigliato alle donne in gravidanza che tendono ad anemizzarsi in modo eccessivo. Come consumare la mela Il frutto può essere consumato normalmente, frullato oppure grattugiato in un piatto con del miele e il succo di mezzo limone. Ecco i sintomi della carenza di ferro Il minerale ferro è parte fondamentale dell’emoglobina, una molecola essenziale per il trasporto dell’ossigeno nel sangue e verso tutti gli organi. La carenza di ferro si manifesta attraverso sintomi come stanchezza, pallore, giramenti di testa e ronzii alle orecchie, battito cardiaco accelerato, polso debole e frequente, respiro affannoso. Nel lungo periodo, la carenza di ferro può determinare anche un abbassamento della soglia del dolore, una cattiva regolazione della temperatura corporea, un aumento della caduta dei capelli una diminuzione nella concentrazione e nell’efficienza del sistema immunitario, che diventa più vulnerabile alle infezioni.

Cristina Passarani

Caldo e salute gastrointestinale sono strettamente connessi, il primo influisce in modo drastico sulla seconda. L’estate può trasformarsi in una stagione tutt’altro che piacevole: è con il caldo infatti che i disturbi gastrointestinali sono più frequenti, perché l’aumento delle temperature favorisce la moltiplicazione di microrganismi patogeni che contaminano gli alimenti. Come si legge sull’Almanacco della Scienza del Cnr, è importante quindi prestare un’attenzione maggiore del solito alla preparazione e alla conservazione dei cibi: “I sistemi di sorveglianza, in particolare l’Istituto superiore di sanità, per la sicurezza alimentare indicano che i microrganismi maggiormente implicati nel provocare le tossinfezioni alimentari sono le Salmonelle spp. Per cucinare ci si deve servire solo di acqua potabile e di materie prime sicure”. Ma non è solo il caldo a minacciare la nostra salute gastrointestinale, anche il freddo dei condizionatori può costituire un pericolo, soprattutto se si raggiunge una temperatura molto bassa. Anche l’assunzione di bevande ghiacciate e l’immersione in acqua subito dopo aver consumato un pasto abbondante possono causare una congestione, che si manifesta con mal di stomaco e crampi addominali, nausea, vomito, vertigini, annebbiamento della vista, senso di debolezza e, nelle forme più gravi, perdita di coscienza. Per evitarla è bene preferire pasti leggeri a base di frutta e verdure, bere acqua al posto di vino, birra e superalcolici e far trascorrere qualche ora dal pasto prima di fare il bagno.

Cristina Passarani

L’ansia è femmina? Secondo una ricerca dell’Università di Cambridge invece il numero di donne affette da ansia sarebbe più del doppio di quello degli uomini, con un picco in Europa e Nord America. Secondo alcuni ricercatori la prevalenza di donne ansiose potrebbe essere dovuta a fattori biologici come le fluttuazioni ormonali che sono tipiche di alcune fasi vitali femminili. Ad esempio, durante la gravidanza si registra un forte aumento di due ormoni (estrogeno e progesterone) che sono collegati ai disturbi ossessivi compulsivi. Inoltre, le donne sono più suscettibili allo stress e reagiscono in modo diverso alle situazioni stressanti: mentre gli uomini scelgono un approccio più risolutivo al problema, le donne hanno una visione negativa del problema che le porta a porsi mille domande. Le donne sarebbero più ansiose anche perché sono più spesso vittime di abusi fisici e mentali che fanno sviluppare disturbi d’ansia: si è osservato che chi ha subito abusi da bambino ha un maggiore afflusso di sangue nell’ippocampo, una regione del cervello che elabora le emozioni. Inoltre, la maggioranza dei disturbi d’ansia in Europa occidentale e Nord America potrebbe dipendere dagli strumenti che si adoperano per analizzare la diffusione dell’ansia.

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