Cristina Passarani

I conigli sono animali molto simpatici e possono condurre una vita casalinga, al pari di cani e gatti, come veri animali di affezione. Compagni allegri e affettuosi, sono esemplari particolarmente curiosi e attenti a ciò che li circonda ma anche molto delicati. Non sono adatti a chi non ha mai avuto a che fare con l’adozione di un quadrupede e quindi è alle prime armi, perché necessitano di attenzioni particolari. La struttura ossea è molto fragile, quindi non amano farsi sollevare e prendere in braccio: i bambini devono interagire con loro in modo rispettoso e delicato. Vita domestica: Come anticipato, il coniglio può condurre un’esistenza casalinga ma non può essere considerato al pari del cane e del gatto. Per questioni alimentari è molto più simile al cavallo, quindi con un sistema digestivo che necessita cure particolari. Esemplare dalla spiccata intelligenza, ama curiosare, è attento e mostra interesse verso ciò che lo circonda, se trattato adeguatamente risulta amichevole e amorevole. Per la sua sicurezza, è importante che possa accedere a uno spazio chiuso e protetto, una gabbia spaziosa ma che renda la sua esistenza sicura. Meglio le strutture a più piani, con tanto di angolo per la lettiera, quindi una zona dove possa cibarsi e bere attingendo ad articoli e dosatori specifici. Nella sua casa non dovrà mancare un’area dedicata al riposo e al sonno, preparata con vecchie lenzuola e stoffe soffici. La base della sua gabbia dovrà risultare liscia senza sporgenze, per la salute delle sue zampe. Ovviamente potrà girovagare per casa, meglio se all’interno di una stanza priva di ostacoli o nascondigli pericolosi, o anche in giardino ma sempre monitorato e senza la possibilità di ingurgitare prodotti tossici. Salute Un coniglio in buona salute può vivere anche oltre 13 anni, in particolare se è seguito da un veterinario di fiducia. Vaccinazioni e visite non dovranno mancare, come la sterilizzazione che potrà prevenire patologie anche gravi. Sono animali delicati, possono subire colpi di calore quindi patire problematiche a denti, zampe e intestino. Appena adottati dovranno avere il tempo necessario per ambientarsi, quindi meglio non toccarli o manipolarli troppo. Basterà sedersi sul pavimento, a poca distanza, e permettergli di avvicinarsi senza stress coccolandoli delicatamente sulla testa. L’alimentazione è alla base della salute del coniglio che, essendo erbivoro, deve nutrirsi in prevalenza di erba ed erbe di campo. Grazie a questi alimenti il quadrupede può ricevere sali minerali, fibre, aiutare la masticazione e prevenire l’obesità. Meglio fornirgli prodotti privi di pesticidi come fieno, erba, verdure fresche lavate come sedano, finocchio, carote, zucca, invidia, lattuga, radicchio, zucchine, peperoni, pomodori senza foglie, cetrioli, basilico, prezzemolo, cicoria, cavoli, broccoli, coste di bietola, rape, ravanelli, rucola, spinaci e verza. La frutta è troppo zuccherata ma occasionalmente si possono aggiungere al pasto pezzetti di ananas, arancia, mela, anguria, melone, fragole, ciliegie, kiwi, pera pesca, albicocca e tutte senza semi. Semi, pellet e integratori sono superflui se il coniglio è alimentato adeguatamente, quindi spesso non sono adatti per la sua salute. Tutto il resto è assolutamente vietato, come ad esempio melanzane, funghi, verdure cotte, aglio, cipolle, patata, legumi, piante ornamentali, snack anche se per conigli, pane, pasta, cereali, semi di qualsiasi genere, biscotti, dolciumi, cioccolato, yogurt e frutta secca. Per i dosaggi è bene consultare il veterinario, che potrà fornire le indicazioni più adatte. Bambini I bambini vanno educati al rispetto nei confronti di questi animali così sensibili e fragili, per questo i più piccoli devono poterli toccare e coccolare solo in presenza degli adulti. Se anziani non amano la confusione di un bambino energico e neppure essere lasciati da soli con cani e gatti di casa, che possono considerarli al pari di una preda.

Cristina Passarani

L’incenso è una pianta sempreverde appartenente alla famiglia delle Labiate, dotata di foglie verdi con bordi più chiari in grado di produrre un profumo molto intenso e caratteristico. L’incenso, il cui nome scientifico è Plectranthus Coleidos, si caratterizza anche per la crescita cespugliosa e per la presenza di fiori piccoli che ricordano quelli della menta piperita. Di questa pianta – conosciuta anche come edera svedese – esistono numerose varietà che possono essere coltivare sia a terra sia in vaso. L’aroma sprigionato dalle foglie rappresenta un valido ed economico repellente contro le zanzare, caratteristica che rende l’incenso adatto a essere sistemato in giardino ma anche in terrazzo. Coltivare l’incenso non è difficile e non richiede particolari abilità: la pianta cresce spontanea soprattutto in Africa e Oceania e fiorisce generalmente nel periodo estivo. Capita spesso di ammirarne esemplari rampicanti che ricadono verso il basso, così come cespugli rigogliosi anche di altezza notevole. Il primo aspetto da tenere in considerazione se si sceglie di coltivare la pianta dell’incenso è l’esposizione al sole, avendo cura di non sistemarla in zone pienamente esposte al sole preferendo, invece, una sistemazione parzialmente ombreggiata. I luoghi ideali in casa, ad esempio, sono in prossimità di una finestra dove possa beneficiare dei raggi del sole senza tuttavia subire danni a causa dell’esposizione diretta. Anche il calore secco generato dai caloriferi durante la stagione invernale può danneggiare la pianta, pertanto è consigliato umidificare l’ambiente utilizzando degli appositi contenitori per l’evaporazione dell’acqua. L’incenso, inoltre, soffre a causa delle basse temperature soprattutto quando il termometro scende al di sotto dei 10°C, soglia da tenere sotto controllo per eventualmente spostare la pianta in casa. È anche necessario garantire irrigazioni abbastanza frequenti, facendo in modo che il terriccio sia sempre umido e mai asciutto. È soprattutto in estate, inoltre, che questa pianta ha bisogno di acqua e di vaporizzazioni frequenti. Il terriccio deve essere ben drenato e ricco di sostanze organiche, evitando che l’apporto d’acqua possa generare ristagni d’acqua potenzialmente pericolosi specialmente per le radici. Per quanto riguarda le cure che è necessario garantire all’incenso, come detto sopra i ristagni d’acqua sono certamente uno dei pericoli da tenere lontani per fare in modo che la pianta abbia una aspettativa di vita adeguata. Piuttosto che irrigare abbondantemente è preferibile utilizzare uno spray per vaporizzare foglie e terriccio, proteggendo l’incenso dal marciume radicale. Un altro aspetto da monitorare riguarda l’ingiallimento delle foglie, che generalmente deriva da un’esposizione troppo diretta ai raggi solari, mentre un clima troppo umido rischia di sviluppare lo oidio, o mal bianco: detta anche nebbia o albugine, è una malattia causata da funghi Ascomycota che si propaga a causa del trasporto del vento di questa tipologia di organismi. Molto comune nelle piante ornamentali, il mal bianco è responsabile di causare chiazze biancastre che somigliano molto alle comuni ragnatele, localizzate sulle foglie e sui fiori. A causa dell’oidio, inoltre, la pianta si secca progressivamente andando incontro ad avvizzimento e a debolezza. Meno frequente è l’infestazione causata da parassiti, che rischiano di aggredire l’incenso solo se la pianta è messa a contatto con altre piante infestate.

Cristina Passarani

Stalattiti e stalagmiti sono formazioni rocciose molto comuni e presenti anche nelle grotte italiane. Spesso confuse tra loro, tendono a svilupparsi all’interno di cavità create dal fluire dell’acqua tra le fessure delle rocce calcaree. Seppure molto vicine in termini di composizione e “habitat”, si differenziano per alcuni aspetti fondamentali: tali tratti distintivi non coinvolgono soltanto la loro posizione, ma interessano la loro conformazione strutturale e le rispettive modalità di sviluppo. Spesso stalattiti e stalagmiti offrono uno spettacolo unico e irripetibile ai visitatori di grotte come quelle di Frasassi , di Postumia , di Nettuno e di Castellana . Un ecosistema tanto bello quanto delicato, il cui sviluppo non deve essere oggetto di interferenze, pena l’interruzione del suo millenario percorso di crescita. Cosa sono Si tratta di formazioni minerali che originano sulla parte superiore o inferiore della cavità. Proprio il punto d’origine è tra i tratti distintivi di stalattiti e stalagmiti, con le prime che si formano a partire dal “soffitto” per poi estendersi verso il basso. Le seconde seguono un percorso inverso, innalzandosi dalla base della grotta verso l’alto. Sia le stalattiti che le stalagmiti sono composte da calcite, tra i minerali più comuni sulla Terra, costituito essenzialmente da carbonato di calcio neutro (CaCO3). Resta però un’ulteriore differenza tra le due formazioni: la prima mantiene una piccola cavità al suo interno, mediante la quale ha origine e si sviluppa, mentre la seconda è compatta e priva di spazi interni. Come si formano La formazione di stalattiti e stalagmiti è fortemente interconnessa, anzi si può affermare che l’una è la diretta conseguenza dell’altra. Quando una fessura posta sulla volta di una grotta viene raggiunta dall’acqua avviene un passaggio, goccia a goccia, del liquido. Seppur minima quest’azione consente un deposito, tutto intorno ai bordi della fessura, di carbonato di calcio. Questo deposito aumenta con il passare del tempo, ingrossandosi e allungandosi verso il basso fino a formare un pendente cilindrico, che prende il nome di stalattite. Parte dell’acqua che scorre dalla fessura iniziale continuare a scendere nel foro interno prolungando la stalattite, mentre il grosso continuerà la sua caduta fino a toccare il pavimento della grotta: col tempo qui si verificherà un nuovo deposito di carbonato di calcio, questa volta compatto e sempre più alto, che prenderà il nome di stalagmite.

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