Cristina Passarani
Il salto durante il cross in campagna è il momento in cui il binomio cavaliere/cavallo deve essere più che mai concentrato e affine.
Cristina Passarani
TROPPA PLASTICA! Siamo in piena estate e in vacanza. Se siamo in spiaggia o in montagna e ci capita di guardare intorno a noi possiamo notare la quantità di plastica abbandonata: sacchetti, bottiglie, involucri di merendine ecc. Oltre a raccoglierli e gettarli nella raccolta differenziata, cosa possiamo fare per i rifiuti in mare o nei fiumi? Secondo le stime, il 94% della plastica che finisce in mare si deposita sui fondali, mentre solo il 5% si ferma in spiaggia e l’1% galleggia in superficie, per non parlare delle micro plastiche, troppo piccole per essere raccolte a mano. C’è qualcosa che possiamo fare. Un gesto utile e concreto che richiede solo pochi minuti di tempo e uno smartphone. Grazie al progetto Plastic Radar di Greenpeace, puoi diventare anche tu una “sentinella della plastica”. Plastic Radar è “uno strumento di partecipazione attiva, investigazione, denuncia e sensibilizzazione” con cui chiunque può fare la sua parte contro l’inquinamento da plastica. Il meccanismo, descritto dal sito ufficiale, è semplicissimo: scatta una foto al rifiuto in plastica trovato in mare, spiaggia, fiume, lago invia la foto con Whatsapp, con il rifiuto in plastica ben visibile, al numero +39 342 37 11 267; comunica nel messaggio la posizione, la tipologia e la marca del rifiuto; se è raggiungibile, getta il rifiuto nell’apposito contenitore della raccolta differenziata; La tua segnalazione verrà elaborata in tempo reale da Greenpeace, che ogni ora aggiornerà il suo censimento dei rifiuti più comuni. I risultati di Plastic Radar nel 2018: da inizio giugno a fine agosto, più di 3.200 nostri connazionali si sono messi in contatto con Plastic Radar via Whatsapp. Ce ne sono stati 34 che si sono appassionati a tal punto da inviare più di 25 segnalazioni valide a testa; il record assoluto è di 296 spedite da una sola persona. Delle quasi 6.800 segnalazioni valide ricevute, il 91% riguardava rifiuti in plastica usa e getta, soprattutto bottiglie di acqua e bevande (25%), confezioni per alimenti (9%), sacchetti (4%), bicchieri, flaconi di detersivi, tappi e reti (tutti al 3%), contenitori industriali, flaconi di saponi e contenitori in polistirolo (tutti al 2%). Il 38% dei rifiuti è in PET, cioè la plastica usata per le bottiglie, mentre al secondo posto con il 19% c’è il polietilene ad alta densità (HD-PE), che serve per produrre flaconi e tappi. Il maggior numero di segnalazioni, ben 2.352, è arrivato dal mare Adriatico, seguito dallo Ionio (1521) e dal Tirreno (1437).
Cristina Passarani