Lungo le coste dell’Australia occidentale cresce la Caladenia flava, una pianta da cui si ricava il rimedio floreale Yellow Cowslip Orchid che aiuta a lenire i fastidi dei muscoli contratti. La pianta sboccia nella stagione calda con una meravigliosa fioritura di corolle gialle, da cui teneri petali striati di rosso si prepara un rimedio utile alle persone rigorose, pignole, ipercritiche, abituate a “trinciare” giudizi sul prossimo
in modo poco diplomatico e poco capaci di relazionarsi agli altri in modo aperto e affettuoso. Questi soggetti molto “mentali”, emozionalmente freddi e concentrati su se stessi ma esigenti e severi con tutti, possono esprimere la loro rigidità anche nella postura e andare incontro a mal di testa, tensioni, muscoli contratti o doloranti, reumatismi.
Quando i muscoli contratti parlano di te
L’essenza ricavata dalla Caladenia flava aiuta a diventare più aperti, partecipi, tolleranti e disponibili verso gli altri, favorendo anche migliori relazioni interpersonali e una nuova “scioltezza”, fluidità ed elasticità non solo mentale ma anche della struttura corporea, in particolare ai muscoli, contratti spesso a causa di una struttura "rigida" di personalità. . A livello fisico, l’azione energetica riequilibrante di Yellow Cowslip Orchid permette anche all’organismo di manifestare una maggiore “tolleranza” verso polveri, pollini, acari e sostanze inquinanti diffuse nell’ambiente, ed è per questo considerato un buon coadiuvante in caso di allergie respiratorie (così diffuse in questo periodo dell’anno) e intolleranze alimentari.
Prendi le gocce mattino e sera
Per preparare il rimedio per i muscoli contratti, versa 7 gocce di Yellow Cowslip Orchid in una boccetta di vetro scuro da 30 ml con contagocce. Aggiungi 2 cucchiaini di brandy e riempi con acqua minerale naturale. Assumi 7 gocce mattina e sera.
Prepara così una a crema per muscoli contratti
Le gocce di Yellow Cowslip Orchid possono essere diluite in una crema o anche in un olio: così si ottiene un unguento che riduce le rigidità osteoarticolari. Emulsiona 5 gocce di essenza in mezza tazzina di crema o olio e utilizza il preparato per un massaggio decontratturante su collo, nuca e spalle 2 o 3 volte al dì.
Secondo la mitologia greca Penìa è la dea che rappresenta la personificazione della povertà e del bisogno. Si sposò con Poro, dio degli espedienti al compleanno di Afrodite e fu madre di Eros, il dio dell'amore. Secondo differenti versioni del mito questa divinità ha altri genitori (Afrodite stessa e Ares), ma il fatto che esista anche questo racconto relativo alla nascita del dio dell'amore è psicologicamente significativo. L’uomo rincorre sempre qualcosa di cui avverte la mancanza: questo bisogno può essere di volta in volta sicurezza, potenza, amore, gloria o conoscenza, ma se è vero che tutte queste cose si rivelano spesso traguardi effimeri e deludenti, è vero anche che la spinta determinata della mancanza è un elemento imprescindibile dell'agire umano da sempre.
Sicurezza assoluta, chimera irraggiungibile
Ma che cosa ci manca davvero in ultima analisi? Difficile trovare una risposta esaustiva: forse di fronte all’incertezza della vita (cioè a una sua caratteristica intrinseca e ineliminabile) si cerca illusoriamente la sicurezza totale, che secondo alcune letture psicoanalitiche esprimerebbe un inconscio desiderio di ritorno nel grembo materno e secondo altri sarebbe una sorta di rimedio "magico" alla nostra mortalità. Di fatto ci governa la mancanza, una povertà che non "sa bene ciò che vuole ma lo vuole ad ogni costo..."
La mancanza ci guida
Abbiamo ricordato in apertura che a Penìa, il bisogno o mancanza sia attribuita la maternità di Eros. Ciò significa che la mancanza genera anche la bramosia cieca e questo spiega perché Eros, in alcuni antichi frammenti votivi venga indicato come “terribile”: la bramosia va tenuta a bada perché la sua forza è distruttrice e l'amore ha dunque anche un lato pericoloso. Socrate stesso afferma che “Amore non è sempre bello e delicato come pensano molti"; contiene una spinta al potere e al dominio di cui è bene avere cosapevolezza.
Nessun traguardo è la terra promessa
Se ci si rende conto di questo, appaiono in tutta la loro evanescenza tutti i traguardi del mondo: niente sembra bastare perché niente dura. Prendere atto della nostra provvisorietà e smettere di inseguire miraggi che si rivelano perlopiù deludenti sembra essere la ricetta migliore per tacitare, almeno psicologicamente, il lato oscuro di Eros. Se è la nostra stessa esistenza a creare il bisogno, per evitare continue frustrazioni è opportuno prendere coscienza che esiste una mancanza che non può mai essere colmata, né con il possesso, né con i ragionamenti o con le filosofie.
Essere solo chi si è
A tal proposito, esiste un racconto molto interessante che ci giunge dall'India: c’era una volta un bravo ciabattino che voleva a tutti i costi parlare con un famoso santone per avere l’iniziazione, trovare la Verità e dare senso alla propria esistenza. Quando lo trovò, i discepoli non volevano farlo passare ma il santone li fece scostare e ricevette il ciabattino che lo pregò di aiutarlo. Il santone, con voce tonante, a termine del loro dialogo gli disse: vattene, torna a casa tua, fai quello che sai fare meglio, il ciabattino! Il senso di questo aneddoto è quello di essere nient’altro che quello che si è, senza cercare invano altrove. Un taoista direbbe: perché andare lontano da casa? Hai già qui quello che cerchi! Il bicchiere della vita è sempre a metà: sta a noi percepirlo come mezzo pieno e vivere di conseguenza. Naturalmente, ciò non significa farsi andare bene qualunque situazione si viva, ma non illudersi che esista il modo di colmare definitivamente un vuoto che per sua natura è e resterà incolmabile.