Cristina Passarani
FARINA DI CAFFÈ, PER IL RISPARMIO ALIMENTARE: COFFEE FLOUR, FARINA DAI FRUTTI DEL CAFFÈ PER COMBATTERE LO SPRECO ALIMENTARE. NUTRIENTE, SENZA GLUTINE E SOSTENIBILE. Il caffè proviene solo dai semi del frutto, che viene scartato. Coffee Flour produce farina dai frutti di caffè e crea un prodotto nutriente, senza glutine e sostenibile. Per combattere lo spreco con il risparmio alimentare. La bevanda calda con la caffeina proviene solo dal seme di una drupa (ossia un frutto carnoso con un nocciolo contenente uno o due semi). Il piccolo frutto rosso della pianta di caffè è una via di mezzo tra una ciliegia ed un mirtillo ed ha due semi ovali al suo interno. Solo questi servono per produrre il caffè. La produzione tradizionale La lavorazione del caffè, dalla pianta alla bevanda in tazza, è molto complessa. Nelle piantagioni di caffè le piante impiegano 3 o 4 anni per produrre i frutti. La raccolta viene effettuata dai coltivatori ed avviene sempre a mano, con una tecnica a strappo o per selezione. Poi c’è la lavorazione dei frutti, che viene fatta in due modi: il primo è a secco, con essiccazione al sole (i frutti vengono girati ogni giorno e coperti da teli di notte). Il secondo è in umido, col lavaggio a macchina dove i chicchi vengono separati dalla polpa e fermentati, per poi essere essiccati e raffinati. Infine, il caffè grezzo, chiamato anche green coffee, viene raccolto in sacchi di iuta e portato nei paesi di consumo. Qui avvengono i test di qualità, la tostatura e la macinazione. Durante la lavorazione, più di metà del frutto di caffè viene scartato. Per ogni 50 chili di drupe raccolte vengono prodotti solo 10 kg di chicchi di caffè. E il resto? Buttato via, inquinando i fiumi e i terreni vicini. Coffee Flour usa le drupe, considerate un rifiuto, per produrre farina di caffè. Dopo il lavaggio, le seleziona, le asciuga e le macina per creare un prodotto a sé stante. Nonostante assomigli a caffè macinato, la farina di caffè ha un sapore floreale, più simile al cioccolato che all’espresso. Ha proprietà nutritive eccellenti: contiene fibre, ferro, potassio (più della banana), proteine e antiossidanti. È senza glutine e non ci sono altri ingredienti, quindi è vegana. È ideale per ricette di dolci, salse e perfino con la pasta o nei cocktail.
Cristina Passarani
8 piante selvatiche commestibili da scoprire: Cicoria/radicchio selvatico: sapevate che le radici di cicoria, tostate, vengono usate per fare il caffè? Un caffè senza caffeina, adatto a tutti e amato da Totò. Le foglie fresche, invece, possono essere usate per insalate e torte salate. La cicoria è un ottimo nutrimento anche per gli animali da cortile. È una pianta erbacea perenne e si trova in tutta Italia. Menta a foglie rotonde: conosciuta anche come mentastro, ha proprietà rinfrescanti e stimolanti. Le foglie tenere si usano per aromatizzare aperitivi, succhi di frutta, macedonie e gelati. Si può usare anche per preparare ripieni per carni e verdure. Si trova in tutta Italia ma è meno comune al nord. Tarassaco / dente di leone / soffione / insalata matta: diffusa in tutta Italia, le radici vengono usate in erboristeria o come surrogato del caffè, le foglie giovani come verdura fresca (insalata) o cotta (risotto) ed i boccioli floreali chiusi si possono conservare sotto sale o aceto. Ortica: comunissima in tutta Italia, è urticante ma anche un’ottima verdura: le foglie servono per preparare risotti, minestre, frittate, tortelli, torte salate e ripieni, il fusto sotterraneo si usa per i decotti. La tintura di seta e lana si fa con l’ortica. In campagna si dava da mangiare alle galline per migliorare la produzione e il colore delle uova e ai cavalli per rendere il pelo lucido e forte. Timo selvatico: comune in tutta la penisola e in Sicilia, la sua essenza è usata per farmaci, liquori, vini, formaggi e nella conservazione oltre che nella cosmetica e in erboristeria. L’infuso ha effetto calmante e ristoratore. Con la salvia può diventare un dentifricio. In cucina si usano le foglie fresche (insalate, marinate, ripieni, piatti di formaggio e verdure cotte) o essiccate (con pesce, funghi, carni e salse). Viola mammola: questo fiore primaverile, diffuso in tutta Italia, produce l’essenza di “violetta di Parma”. Era il fiore preferito di Maria Luigia d’Austria, moglie di Napoleone e duchessa di Parma. I fiori freschi possono completare insalate, sciroppi, gelati e marmellate oppure si possono mangiare canditi. Nocciolo: sapevate che le bacchette di maghi e streghe sono di nocciolo? L’albero di nocciolo ha un legno semiduro, durevole e pieghevole usato per piccoli lavori di intaglio e tornitura. È un ottimo legno da ardere e si adopera per produrre bastoni da passeggio, cerchi da botte, nasse da pesca e trappole per la caccia. Le nocciole, raccolte in estate, si possono gustare naturali o tostate e caramellate. Sambuco: il sambuco nero o comune è un arbusto che produce un fiore “a ombrello” e un frutto a bacca nera-violacea. È frequente in tutta Italia e si usa il legno per fare pettini e giocattoli. In fitoterapia si adoperano la corteccia, le foglie e i fiori. I fiori invece si usano nelle frittelle dolci, frittate, bevande rinfrescanti e per aromatizzare bevande e liquori. Coi frutti maturi si producono marmellate.
Cristina Passarani