Cristina Passarani

Il massaggio, la più antica tecnica di benessere Usato da millenni e in tutte le culture, ancora oggi il massaggio è una pratica che regala grandi benefici a mente e corpo. Tra tutte le tecniche volte al benessere psicofisico, il massaggio è senza dubbio la più diffusa e praticata fin dall'antichità: citato nei testi sacri dello Shintoismo giapponese come nei Veda induisti, nell'Avesta persiano e nella Bibbia, spesso in associazione ai bagni purificatori, entrava a pieno titolo tra gli strumenti terapeutici delle medicine antiche sia orientali che occidentali. Grandi esperti di massaggio erano i medici dell'antica Grecia, che avevano il culto del corpo armonico e dello sport - entrambi celebrati nelle Olimpiadi - e la medicina ippocratica praticava già la tecnica del linfodrenaggio (anatripis = frizione dal basso verso l'alto), che in occidente venne re-inventata solo nel 1628 dal medico inglese William Harvey nel suo "De motu cordis et sanguinis". In occidente le tecniche di massaggio furono praticate ampiamente durante l'impero romano, che le diffuse in tutti i territori conquistati, fino a interrompersi bruscamente durante il Medioevo, che considerava "pagane e peccaminose" le cure dedicate al corpo.

Cristina Passarani

Quanto tempo impiega a degradare un sacchetto di plastica gettato in mare? Occorrono dai 10 ai 30 anni. Ma quelli biodegradabili in Mater-Bi meno di 1 anno. Il che non è un invito a buttarli in mare! Occorrono dai 10 ai 30 anni. A meno che la plastica di cui è fatto il sacchetto non sia biodegradabile. In tal caso i tempi si accorciano grazie alla metabolizzazione dei batteri e altri microrganismi che “digeriscono” la plastica. Per essere biodegradabile la plastica non deve in alcun modo contenere metalli. Inoltre, secondo la normativa europea, un contenitore può essere definito biodegradabile se si decompone del 90% entro 6 mesi dal suo rilascio in terra o acqua. Il problema resta per quel 10% che sopravvive nell’ambiente per anni, causando inquinamento. Per tale motivo da anni gli studiosi sono al lavoro per ottenere materiali plastici che abbiano un impatto sull’ambiente simile o uguale a quello dei derivati dalla cellulosa. Uno degli ultimi ritrovati è il Mater-Bi sviluppato dai ricercatori di Novamont. Si tratta di una nuova famiglia di bioplastiche che ha tempi di biodegradabilità molto rapidi sia sugli arenili che in acqua.

Cristina Passarani

Nelle isole di Komodo, Rinca e Flores, al centro dell'arcipelago dell'Indonesia, si trova il Parco nazionale di Komodo, nato 37 anni fa, il 6 marzo 1980, per proteggere i draghi di Komodo (Varanus komodoensis), o varani di Komodo, dall'estinzione. I draghi di Komodo sono dei sauri e di fatto sono le più grandi lucertole del mondo. A differenza di quelle che abitano nel resto del mondo (100 volte più piccole), questi lucertoloni sono lunghi dai 2 ai 3 metri, pesano fino a 100 kg e soprattutto sono molto voraci e attaccano anche animali di grossa taglia, uomo compreso. Il Parco nazionale di Komodo prende il nome dall’isola di Komodo, la più grande e quella con la maggior popolazione di varani del parco. Dal 1991 fa parte dei siti patrimonio dell’umanità dall’UNESCO e oltre a proteggere i circa 5.000 esemplari di varani, serve a tutelare altre specie rare di animali, tra cui squali balena, i pesci luna e le mante giganti. Il Parco nazionale di Komodo comprende interamente le isole di Komodo, Padar e Rinca, oltre a 26 isole più piccole, tra cui anche Flores, nota per il ritrovamento dell'Homo Florensis. Sono tutte isole di origine vulcanica, primordiali, poco turistiche e circondate da piacevolissime cinture di spiagge. Il Parco Nazionale di Komodo è una delle mete più ambite per gli appassionati di snorkeling. Le isole qui sono una manciata di gobbe che spuntano dall’oceano cristallino, ognuna circondata da un orlo di sabbia candida. I varani, molto aggressivi a terra, di solito non attaccano in acqua e dunque non sono pericolosi per chi fa immersioni. E chi rimane sulla terraferma, a visitare i laghi vulcanici o i villaggi sperduti, deve soltanto prestare attenzione e non mantenere almeno una distanza di 10-15 metri dai draghi di Komodo. IL DRAGO DI KOMODO. Ad alcuni il suo aspetto può fare tenerezza, ma il drago di Komodo è un temibile cacciatore. Conosciuto anche come Varano di Komodo, è la più grossa specie di lucertola esistente. Pesa in media 70 kg e può superare i 3 metri di lunghezza. Si tratta di un animale carnivoro che si nutre principalmente di carcasse, ma è in grado di catturare maiali, cervi e bufali indiani vivi. La sua lingua biforcuta è un organo vomeronasale che gli permette di localizzare le prede a grandi distanze L’arma segreta del drago di Komodo è il morso, con cui inocula nella vittima un mix letale di batteri e veleno. Questi sauri, che mangiano quasi tutto, compresi gli esseri umani, per la caccia si camuffano e aspettano: quando la preda passa a tiro scattano e usano le potenti zampe, gli artigli affilati e i denti da squalo per avere la meglio sulla vittima. MORTE LENTA. Se anche la preda riuscisse a fuggire, basta che il drago sia riuscito a morderla per non lasciarle scampo. Nella saliva del lucertolone, infatti, vivono 50 ceppi di batteri che, in 1-2 giorni, avvelenano il sangue della vittima fino a ucciderla. Così i varani seguono il fuggitivo per chilometri finché i batteri non fanno il loro dovere e poi... via al banchetto!

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