Cristina Passarani
Ha la forma di una lenticchia, è una pianta acquatica, vanta un quantitativo di proteine simili a quelle presenti nella carne e permette di regolare la glicemia dopo l’assunzione di carboidrati. Tutte qualità che potrebbero farle guadagnare il titolo di nuovo superfood. Questa lenticchia d’acqua si chiama Mankai e proviene dal Sud-est asiatico. Coltivata in Israele e in altri paesi, è stata ribattezzata “polpetta vegetale” proprio per via del suo contenuto di proteine: ben il 45%. Consumata da queste popolazioni per centinaia di anni, la Mankai è ricca di polifenoli, aminoacidi essenziali, proteine delle uova, fibre alimentari, vitamina A, vitamine B, ferro e zinco. Inoltre, secondo le recenti ricerche assicura il mantenimento dell’acido folico e del ferro all’interno dell’organismo e permette tenere a bada la glicemia. A scoprire quest’ultima caratteristica sono stati i ricercatori dell’Università Ben-Gurion del Negev, con un lavoro pubblicato su Diabetes Care, la rivista dell’American Diabetes Association. Gli studiosi hanno confrontato le qualità alimentari di alcuni frullati di questa pianta con un equivalente di frullati di yogurt. Dopo due settimane di monitoraggio, i partecipanti che avevano bevuto il frullato di lenticchia d’acqua avevano mostrato tra l’altro livelli di picco di glucosio più bassi. Inoltre i partecipanti avevano dichiarato di sentirsi più pieni. Già uno studio precedente aveva dimostrato che l’assorbimento degli aminoacidi essenziali della Mankai era simile a quello del formaggio morbido e che il contenuto proteico era equivalente a quello dei piselli, dunque di alta qualità. Un’altra ricerca aveva quindi confermato che una Dieta Mediterranea, integrata con la pianta Mankai, vedeva salire i livelli di ferro e di acido folico, nonostante le scarse quantità di carne rossa ingerita. Poiché coltivata in ambiente chiuso, la Mankai è anche altamente sostenibile dal punto di vista ambientale. Richiede meno acqua per grammo di proteine rispetto alla soia, ai cavoli o agli spinaci e può essere prodotta tutto l’anno, grazie alla coltivazione idroponica.
Cristina Passarani
Il Genmaicha è un tè verde di origine giapponese. L’etimologia del suo nome ne indica una caratteristica peculiare: Genmai significa riso, cha significa tè. Si tratta di un tè, generalmente il Bancha a cui è aggiunto del riso bianco soffiato e tostato, una sorta di tè pop-corn come qualcuno l’ha definito. La qualità più pregiata prevede l’utilizzo di riso mochi, anche se generalmente viene utilizzato il riso comune, l’uruchimai. Le leggende sull’origine del tè verde Genmaicha si sprecano, ce ne sono davvero tante e fantasiose. Quella più verosimile narra che in passato l’acqua per motivi igienici venisse fatta bollire prima di essere bevuta. Per renderla più gustosa anche per i bambini veniva aggiunto del riso tostato. A questo uso era stato aggiunto del tè bancha e alla fine era stato creato un tipo di tè, il Genmaicha appunto. Il tè Genmaicha risulta un infuso di colore giallo chiaro, limpido dall’aroma intenso, fresco, erbaceo con note di riso soffiato. Il sapore è sicuramente particolare, ne è esaltato il gusto di tostato che addolcisce il tè e richiama il sapore della nocciola. Necessita di pochissimo zucchero per essere consumato e si accompagna piacevolmente a pietanze salate. La base è data dal tè verde Bancha, con un tenore molto basso di teina, quindi adatto anche ai bambini. Il tè verde giapponese possiede proprietà antiossidanti, grazie alla ricca presenza di catechine.
Cristina Passarani