Cristina Passarani

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Testardaggine e determinazione: quanti conoscono davvero la differenza che passa fra questi due termini? In teoria, tutti credono che la testardaggine sia un difetto e la determinazione un pregio, ma se andiamo a indagare più a fondo, scopriamo che nel pensiero corrente le due parole sono utilizzate come fossero sinonimi. Essere testardi (o determinati) significa essere sicuri di sé, forti, persone che sanno farsi valere, che hanno obiettivi chiari da raggiungere a tutti i costi. In questa prospettiva c'è poca differenza, tranne che per un fatto: i risultati ottenuti. Chi è determinato di solito ottiene quel che vuole, chi è testardo no: come mai? Semplice: la testardaggine è figlia dell'Io cosciente, la determinazione nasce nel mondo interno, nell'inconscio, proviene cioè dal cervello antico, dalla parte più autentica di ognuno. Non conta l'obiettivo, ma la strada che si percorre Un esempio pratico aiuta a chiarire la grande differenza che separa i due atteggiamenti mentali. Immaginiamo due persone ai piedi di una montagna da scalare. Il testardo avrà in mente la vetta da raggiungere e solo quella. Il determinato vedrà il percorso da compiere: sa che alla fine del cammino si arriverà in cima, ma godrà ogni momento del sentiero, senza occuparsi eccessivamente del "bersaglio". Al giungere delle prime fatiche, il testardo guarderà di nuovo la cima, che vedrà sempre troppo lontana e, dentro di sé, inizierà a pentirsi della scelta fatta. Ma è appunto testardo e quindi non prenderà neppure in considerazione l'idea di mollare, perché un'eventuale rinuncia sarebbe vissuta come un fallimento. "Hai deciso di salire, ora lo fai, costi quel che costi": ecco il pensiero che si forma dentro di lui. Così, ogni piacere svanisce, lo sforzo diventa protagonista e anche nel caso riuscisse ad arrivare in cima, probabilmente non si godrebbe neppure il panorama. Determinazione significa lucidità e passione: il determinato, al giungere delle medesime fatiche, si guarderà intorno dicendosi: "Certo, salire è faticoso, ma che bello essere qui, camminare in montagna mi fa stare molto bene. Chissà cosa potrò vedere più in alto?" Un atteggiamento morbido e flessibile consentirà al determinato di trovare dentro di sé la forza capace di farlo avanzare senza essere vincolato ad alcun obbligo. Quando raggiungerà la cima, il panorama lo ricompenserà ampiamente. Come si evince dalla storia narrata, la stessa esperienza è vissuta in modi diametralmente opposti dai nostri due protagonisti, il testardo e il determinato. La testardaggine è appesantita da convinzioni granitiche, da modelli esterni, da un'idea fondamentalmente pessimistica dell'esistenza. La determinazione è flessibile senza essere arrendevole, e proprio per questa flessibilità intrinseca, ci rende adatti a superare, senza sforzi inutili difficoltà e imprevisti. Si può dire che la testardaggine somigli al cemento, la determinazione all'acqua: il primo è solo in apparenza più forte... Esiste anche la testardaggine del cuore La testardaggine si può manifestare in tanti ambiti della vita. Esiste persino quella "d'amore": lui o lei ti lascia e tu non lo accetti, ostinandoti a riconquistare quella persona. Le provi tutte fino a trasfigurarti per diventare ciò che ritieni l’altra persona desideri. Puntualmente, non solo ti allontani dalla tua essenza, per poi non raggiungere l’obiettivo. Questa ostinazione amorosa confina con la forma più subdola di testardaggine, la superbia, considerata dalla morale religiosa uno dei 7 peccati capitali. Dal punto di vista della psicologia del profondo, consiste nel voler essere ciò che non si è. Molto spesso la superbia anticipa l'autodistruzione: pensando al mito greco classico, il volo e la caduta di Icaro narrano eloquentemente cosa accade a chi osa superare i limit

Cristina Passarani

Quello che chiamiamo normalmente dolore alle ossa è spesso una conseguenza di un impoverimento della loro struttura, come nel caso dell’osteoporosi o è collegato a fenomeni artrosici. È un indolenzimento che, a differenza di quello muscolare, si fa sentire anche a riposo. Come rimediare? Ecco qualche consiglio utile. Boswellia, la resina che ti aiuta Laboswelliaè una resina indiana, già usata dalla medicina ayurvedica e oggi rivalutata dalla scienza, ottima per alleviare dolori e infiammazioni croniche a carico dell’apparato osteoarticolare. Gli acidi contenuti nella resina, oltre a spegnere la flogosi, preservano l’integrità dei tessuti articolari e connettivi che malattie come artrite, artrosi e reumatismi tendono a danneggiare. In caso di osteoartrosi, si può ricorrere all’estratto secco di boswellia, che si acquista in farmacia ed erboristeria. La posologia varia in base al prodotto. Se titolato in acidi boswellici al 65%, si assumono da una a tre capsule al giorno. Contro i dolori alle ossa ci vuole il calcio: ecco dove trovarlo Per dare struttura alle nostre ossa è necessario il calcio. Se nel corso della vita il fabbisogno di questo minerale è di circa 1000 mg al giorno, dopo i 50 anni per le donne l’assunzione consigliata aumenta a 1200 mg al giorno e arriva anche a 1500 mg, soprattutto in assenza di terapia sostitutiva con estrogeni. Il calcio si trova nei latticini, nei pesci, soprattutto in quelli di cui è possibile mangiare le lische, come le acciughe, ma anche in cavoli, broccoli, cime di rapa e rucola. Ottima fonte di calcio è l’acqua: quella del rubinetto (il calcare non causa calcoli ma è carbonato di calcio), ma anche quelle minerali (quelle oligominerali ne contengono meno). Il calcio in essa contenuto è assimilabile fino al 50% circa. Fondamentale è l’associazione con la vitamina D, per consentire la sua effettiva fissazione sulle ossa. Ecco la tisana che rigenera e placa i dolori alle ossa Una buona abitudine che riduce il dolore e placa l’infiammazione legata all’artrosi è una tisana a base di zenzero, curcuma e ortica, pianta rimineralizzante. Puoi prepararla facendo bollire per 5 minuti in acqua calda un paio di centimetri di radice di zenzero e una presa di foglie d’ortica (antireumatica e indicata anche dopo uno sforzo perché drena l’acido lattico) e un pizzico di curcuma (antinfiammatoria), completando con un pizzico di pepe nero. L’attività fisica migliore per placare il dolore alle ossa Il movimento è fondamentale per il benessere, la robustezza e la salute delle ossa. La sedentarietà può far perdere anche il 10% di massa ossea. Ma quale attività fare? La migliore è quella che impegna l’osso a sostenere il peso del corpo, pur senza eccessi. È così infatti che il nostro scheletro è sollecitato a rinnovarsi. Basti pensare che gli astronauti, in assenza di gravità, perdono massa ossea a una velocità anche 10 volte superiore a quella sulla terra. Ottima è la camminata. Se l’osteoporosi si associa a dolori articolari sono utili esercizi con isometrici con i pesi, che richiedono uno sforzo muscolare, ma senza alcun movimento, così da non stressare l’articolazione.

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