Cristina Passarani

“Gli ottimisti vivono più a lungo e realizzano più cose.” MARTIN SELIGMAN ​

Cristina Passarani

Meduse : come combattere l’irritazione della pelle dopo un contatto Estate, sole e mare. Purtroppo è abbastanza comune in questo periodo dell’anno fare incontri ravvicinati con meduse che rappresentano vere e proprie insidie soprattutto per i bambini che trascorrono gran parte del tempo in mare o sulla riva. Ecco come comportarsi senza farsi prendere dal panico: Meduse: Dopo il contatto con la medusa i sintomi sono: - dolore bruciante; - orticaria dolorosa simile a un’ustione; - gonfiore, eritema, vescicole e bolle; - il contatto a livello oculare può causare congiuntiviti, ulcerazioni della cornea. Che cosa fare quando la medusa «punge» Lavare immediatamente e ripetutamente con acqua di mare l’area interessata per 15-30 minuti per diluire la tossina non ancora penetrata Asportare con delicatezza eventuali residui di tentacolo proteggendosi le mani o utilizzando oggetti come schede, tipo carta di credito (non usare le pinzette per rimuovere eventuali frammenti di tentacoli, perché la lacerazione di tessuti provocherebbe la fuoriuscita di tossine Accertarsi che ci è stato punto non abbia toccato la medusa con le mani nel tentativo di staccarla: è infatti importante che non avvenga il contatto con gli occhi per scongiurare il rischio di ulcere corneali Se l’estensione è significativa e riguarda zone esposte alla luce rivolgersi al medico o a un Pronto Soccorso per eventuali, ulteriori, terapie. NO AI RIMEDI FAI DA TE: Presi dal panico e dalla fretta, soprattutto quando la vittima è un bambino piccolo, è assai frequente commettere errori. Ecco alcuni suggerimenti sulle cose che proprio non andrebbero fatte: Evitare di strofinare con la sabbia la parte colpita Non usare l’ammoniaca perché aumenta l’infiammazione Evitare anche i disinfettanti alcolici perché potrebbero favorire l’apertura delle nematocisti Non grattare la zona dove è presente l’irritazione per non favorire la diffusione della tossina Evitare l’esposizione eccessiva al sole delle zone colpite per alcuni giorni

Cristina Passarani

Cosa sono gli attacchi di panico Gli attacchi di panico (detti anche crisi di panico) sono episodi di improvvisa ed intensa paura o di una rapida escalation dell’ansia normalmente presente. Sono accompagnati da sintomi somatici e cognitivi. Ad esempio palpitazioni, sudorazione improvvisa, tremore, sensazione di soffocamento, dolore al petto, nausea, vertigini, paura di morire o di impazzire, brividi o vampate di calore. Chi ha provato gli attacchi di panico li descrive come un’esperienza terribile, spesso improvvisa ed inaspettata, almeno la prima volta. E’ ovvio che la paura di un nuovo attacco diventa immediatamente forte e dominante. Il singolo episodio, quindi, sfocia facilmente in un vero e proprio disturbo di panico, più per “paura della paura” che altro. La persona si trova rapidamente invischiata in un tremendo circolo vizioso che spesso si porta dietro la cosiddetta “agorafobia“. Ovvero l’ansia relativa all’essere in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile o imbarazzante allontanarsi, o nei quali potrebbe non essere disponibile un aiuto, nel caso di un attacco di panico inaspettato. Con la paura degli attacchi di panico diventa quindi difficile e ansiogeno uscire di casa da soli, viaggiare in treno, autobus o guidare l’auto, stare in mezzo alla folla o in coda, e cosi via. L’evitamento di tutte le situazioni potenzialmente ansiogene diviene la modalità prevalente ed il paziente diviene schiavo del panico. Costringe spesso tutti i familiari ad adattarsi di conseguenza, a non lasciarlo mai solo e ad accompagnarlo ovunque. Ne consegue un senso di frustrazione che deriva dal fatto di essere “grande e grosso” ma dipendente dagli altri, che può condurre ad una depressione secondaria. Caratteristiche del disturbo di panico La caratteristica essenziale del disturbo da attacchi di panico è la presenza di attacchi ricorrenti e inaspettati. Questi sono seguiti da almeno 1 mese di preoccupazione persistente di avere un altro attacco di panico. La persona si preoccupa delle possibili implicazioni o conseguenze degli attacchi d’ansia e cambia il proprio comportamento in conseguenza degli attacchi. Principalmente evita le situazioni in cui teme che essi possano verificarsi. Il primo attacco di panico è generalmente inaspettato, cioè si manifesta “a ciel sereno”, per cui il soggetto si spaventa enormemente e, spesso, ricorre al pronto soccorso. Poi possono diventare più prevedibili. Sintomi dell’attacco di panico L’attacco di panico ha un inizio improvviso, raggiunge rapidamente l’apice (di solito entro 10 minuti o meno) e dura circa 20 minuti (ma a volte molto meno o di più). I sintomi tipici degli attacchi di panico sono: Palpitazioni/tachicardia (battiti irregolari, pesanti, agitazione nel petto, sentirsi il battito in gola) Paura di perdere il controllo o di impazzire (ad esempio, la paura di fare qualcosa di imbarazzante in pubblico o la paura di scappare quando colpisce il panico o di perdere la calma) Sensazioni di sbandamento, instabilità (capogiri e vertigini) Tremori fini o a grandi scosse Sudorazione Sensazione di soffocamento Dolore o fastidio al petto Sensazioni di derealizzazione (percezione del mondo esterno come strano e irreale, sensazioni di stordimento e distacco) e depersonalizzazione (alterata percezione di sé caratterizzata da sensazione di distacco o estraneità dai propri processi di pensiero o dal corpo) Brividi Vampate di calore Parestesie (sensazioni di intorpidimento o formicolio) Nausea o disturbi addominali Sensazione di asfissia (stretta o nodo alla gola) Nella cura degli attacchi di panico con o senza agorafobia e dei disturbi d’ansia in generale, la forma di psicoterapia che la ricerca scientifica ha dimostrato essere più efficace è quella “cognitivo-comportamentale“.

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