Cristina Passarani

Riflessologia plantare cinese e occidentale: le differenze Una delle differenze identificabili nei trattamenti di Riflessologia Occidentale e Orientale è nell’intensità della pressione applicata dal terapeuta. La Riflessologia Occidentale, ad esempio, opera al di sotto della soglia di sopportazione del dolore del paziente, al fine di ottimizzare gli effetti della stimolazione delle aree riflesse sfruttando la condizione di profondo relax che la riflessologia plantare occidentale è in grado di indurre. Entrambe le modalità di intervento hanno effetti positivi su vari disturbi e patologie, in quanto secondo i suoi sostenitori stimolerebbero la circolazione, il sistema nervoso ed il sistema immunitario. Meccanismi di Azione probabili: Tra le teorie che cercano di spiegare i meccanismi che governano l’efficacia della riflessologia se ne enumerano almeno sei principali: Stimolazione nervosa, basata sulla relazione fra le terminazioni dei nervi presenti nelle zone riflesse ed il punto in cui è presente il dolore. La pressione sulla zona riflessa avrebbe quindi il compito di inviare comunicazioni al cervello, stimolandolo ad intervenire sul problema riscontrato. Liberazione di ormoni, fondata sulla scoperta del controllo del cervello sull’apparato endocrino. Secondo la teoria della riflessologia è sufficiente massaggiare le zone riflesse doloranti, per stimolare il cervello a liberare ormoni cerebrali, quali l’endorfina, con conseguente azione terapeutica. Stimolazione del sistema linfatico, favorita dalla pressione di alcuni punti riflessi che attuerebbe l’accelerazione della circolazione linfatica con benefici su tutto l’organismo. Stimolazione del sistema sanguigno, avente lo scopo di migliorare la circolazione e diminuire la presenza di scorie. Potenziale elettrico, che si creerebbe tra varie parti del corpo. In base al modello della riflessologia, i punti riflessi sono paragonabili agli interruttori mentre gli organi svolgono la funzione di accumulatori e quindi agendo sugli interruttori si riattiverebbe la circolazione elettrica. Influenze psicologiche, spiegabili con la grande importanza che la mente riveste sulla origine dei disturbi fisici.

Cristina Passarani

E220 E221 E222 E223 E226 E228 Sono additivi conservanti conosciuti come Solfiti , anidride solforosa Tutti abbiamo sentito parlare dei solfiti e dell’ anidride solforosa contenuta nel vino. Le sigle degli additivi alimentari conservanti E220 e228 molto meno. Eppure sono contenuti in alimenti come bevande, succhi di frutta, pesce,frutta secca Scopriamo quanti solfiti ingeriamo e che danni possono provocare e come evitare di assumerne meno! I solfiti: conservante utilizzato fin dall’ antichità … I Romani e gli antichi Egizi, già utilizzavano il biossido di zolfo per ripulire dai batteri i tini dove veniva fatto fermentare il vino. Tuttavia il loro utilizzo divenne massiccio solo nel secolo scorso in concomitanza con le nuove esigenze alimentari dettate dallo sviluppo industriale. Che cosa sono i solfiti e l’ anidride solforosa. Da non confondere con i solfati. L’ anidride solforosa ora è indicata con la sigla E220. L’ anidride solforosa è un gas incolore ma altamente irritante che si produce dalla combustione dello zolfo nell’ aria. Avete presente i vulcani? Durante le eruzioni ne emette in quantità notevoli ! Decisamente un clima inospitale per la vita. All’ interno del nostro sangue l’ anidride solforosa, si comporta allo stesso modo: è un veleno in grado di inattivare la vitamina B1 e B12. A dosaggi bassi può causare faringite , perdita dell’ odorato, del gusto, acidità urinaria e stanchezza. I sintomi più conosciuti sono quelli legati al mal di tesa post sbornia e disturbi nervosi. I solfati invece ,sono i prodotti della combustione del petrolio e sono i maggiori responsabili delle piogge acide! L’ utilizzo dei solfiti come additivi alimentari è legato alla loro proprietà antimicrobiche, antifungine , antiossidanti ed inibitrici dell’ imbrunimento enzimatico ( Avete presene le patate o le mele che si ossidano senza pelle ?) Altri impieghi prevedono il loro utilizzo come sbiancanti per lo zucchero negli zuccherifici, come conservante per il mosto in enologia e come antimicrobico nelle bevande , bibite succhi di frutta ed insaccati. Vengono utilizzati anche in alcune lavorazioni degli ortaggi sfruttando la loro capacità antiossidante. (imbrunimento chimico) I danni da solfiti si dividono in quattro categorie 1 Alterazioni vitaminiche: l’ anidride solforosa ed i solfiti distruggono la tiamina e la cianocobalamina (vitamine del gruppo B : B1 e B12 ) 2 Appesantisce il nostro sistema detossificante: questi additivi vengono eliminati per via urinaria dopo essere stati detossificati ad opera del fegato tramite un ‘enzima chiamato solfito ossidasi. Se la dose di solfiti è superiore alla nostra capacità di eliminarli, compaiono mal di testa . 3 Reazioni allergiche ed allergie Un pericolo in agguato è rappresentato da possibili allergie e reazioni asmatiche con manifestazioni respiratorie anche gravi. Riniti, eczemi, orticaria e dissenteria possono essere causati dai solfiti . in queste malattie una delle componenti più ostiche è proprio l’ identificazione della causa. Immaginate l’ efficacia di un trattamento se non viene rimossa la causa che ha scatenato la malattia! 4 Interazione con farmaci cortisonici. Da non sottovalutare anche l’ interazione con farmaci, in particolar modo i cortisonici che aumentano la sensibilità individuale ai solfati.

Cristina Passarani

Tutti gli alimenti e bevande più che avere una certificazione “bio”, devono essere VITALI! Cosa vuol dire vitali? Per i semi e le piante, che messi in terra crescono, in acqua germogliano, in genere con il tempo non ammuffiscono ma si seccano; quando li guardi con attenzione senti la loro freschezza, percepisci i colori come belli e attraenti, davvero, non tinta unita e lucidi: la bellezza della natura, armoniosa e viva, che ci ristora con grazia e infinita varietà, facendoci sentire tutti a casa. Curando il gusto e l’olfatto, pian piano scopriamo che i sapori dei cibi vitali, sono incredibilmente diversi dagli altri, artificiali, o pieni di prodotti chimici, tanto che non si sente molto bisogno di condimento, i cibi vitali sono ricchi di sali minerali ed acqua “viva”, micronutrienti, e sono quindi naturalmente saporiti, buonissimi, ognuno con il suo profumo, aroma e intensità. Dal solo profumo si può riconoscere la bontà del cibo, proprio come fanno tutti i mammiferi. Se guardiamo il cibo con questa attenzione e facciamo esperienza del suo sapore, di come e quando va a male etc., scopriremo che le etichette non dicono più del nostro sguardo attento, della sensibilità, anzi! Con un po di pratica, potremo affidarci alla nostra esperienza con sicurezza. Un buon esercizio per allenare gusto, olfatto, vista e sensibilità, è dedicarsi alla raccolta di erbe spontanee commestibili che si trovino in aree verdi, magari proprio vicino casa. Non c’è bisogno di conoscere chissà quante specie o avere tante informazioni, per allenarsi basta riconoscere una o due semplici erbe molto diffuse nella propria zona. I parchi di Roma ad esempio sono pieni di broccoletti, soprattutto all’inizio della primavera. Abbondano anche la cicoria, l’ortica e la bellissima malva. Assaggiando le erbe spontanee commestibili, possiamo farci un’idea di quanto diverso e più ricco sia il sapore dei cibi pieni di vitalità: liberi di crescere al loro ritmo, nell’ambiente pieno del rispetto e armonia che la natura gli offre. Un modello standard: Mattino: Risveglio purificante con: acqua bollita con uno spicchio di aglio e peperoncino (nella quantità che si sopporta, se piace) con un limone spremuto. Un frutto di stagione. A metà mattina (o quando possibile): Succo di Aloe vera Se il succo si compra, per le dosi possiamo seguire le indicazione del prodotto (dose massima). Pranzo: piatto principale: Avena bollita condita con olio di oliva a crudo e sale o salsa di soya. IMPORTANTE: Bere l’acqua di cottura è estremamente benefico per l’intestino. Contorno libero (preferenze: piseli; carote; carciofi). Tisana di Equiseto (far bollire un cucchiaio i equiseto in un litro di acqua e sorseggiare durante il pomeriggio) Merenda: inverno: due arance. altre stagioni: un pugno o due di noci o mandorle. Tisana di: semi di cardo mariano, foglie di menta e radice di Malva (la radice di malva è facile da raccogliere tutto l’anno anche nei parchi delle città, gli altri ingredienti si trovano in erboristeria. Per la composizione della tisana le proporzioni sono 20% malva; 40% semi di cardo mariano e 40% menta) Cena: piatto principale: a scelta tra orzo o riso integrale o fagioli bolliti o pizza fatta in casa con farina integrale e crusca, conditi con verdure (preferenze: piseli; carote; carciofi) e olio di oliva a crudo. una mela cotta (o se estate una fetta di anguria). Sempre: se si ha fame in altri momenti della giornata si può sempre ricorrere alla frutta fresca di stagione o alla verdura cruda, quest’ultima anche in grandi quantità. In questo modo assumiamo acqua “vitale” che aiuta la depurazione.

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