Cristina Passarani
La Valeriana il cui nome scientifico è Valeriana Officinalis L. è una pianta appartenete alla famiglia delle Valerianaceae, conosciuta anche con il nome di “erba gatta”, poiché i gatti ne sono molto attratti. Sono ormai note a tutti le sue proprietà sedative, ipotensive, calmanti, de-stressanti. Una tisana a base di Valeriana è infatti ottima in caso di tensione nervosa e iperattività, quando abbiamo trascorso una giornata con ritmi frenetici, o quando semplicemente abbiamo bisogno di rilassarci. Le sue proprietà tranquillanti e rilassanti garantiscono infatti un effetto blandamente sedativo, senza procurare assuefazione. Il nome deriva dal latino valeo che significa star bene. La pianta La pianta è un’erbacea perenne che può arrivare fino a 2 m di altezza, con foglie pennate e fiori bianchi o rossi disposti in strutture ad ombrello. Il fusto è ha delle righe verticali. Il suo habitat preferito sono i luoghi con alto grado di umidità e zone in ombra, come boschi e praterie.; infatti in Europa cresce spontanea lunghi i fiumi. Il caratteristico odore sgradevole della pianta essiccata, inesistente in quella fresca, è dovuto alla presenza di acido isovalerico che la rende difficilmente bevibile da sola sotto forma di infuso. E’ più facile infatti trovarla insieme ad altre piante rilassanti come camomilla, biancospino o melissa. Parte della pianta utilizzata Le parti utilizzate della Valeriana sono la radice ed il rizoma che raccolti in primavera ed autunno vengono essiccati ad una temperatura intorno ai 40°. Principi attivi Olio essenziale, composto maggiormente da acido valerenico, valerenale e valeranone. Antiossidanti tra cui flavonoidi e tannini. Indicazioni Nervosismo, insonnia, stati ansiosi, palpitazioni, stress, ipereccitabilità, cefalee da tensione, sindrome premestruale, dolori mestruali e turbe della menopausa, ipertensione, attacchi di panico, palpitazioni; efficace anche su muscoli tesi, crampi addominali, sindrome del colon irritabile e attacchi d’asma grazie alla sua azione antispasmodica. I potenti effetti della Valeriana non si devono ad un solo componente, ma ad un insieme di elementi di cui è composta la pianta che in sinergia esplicano un’azione terapeutica. Numerosi studi, tra cui quello del 2003 di Francis e Dempster, ne hanno convalidato la sua efficacia in caso di insonnia e nervosismo . La Valeriana può essere assunta da sola o abbinata ad altre erbe come passiflora, melissa, escolzia. Preparazioni fitoterapiche e posologie I prodotti fitoterapici a base di Valeriana si trovano in genere sotto forma di estratto idro-alcolico (75% di alcol), oppure estratto secco in forma di pasticca. Entrambi i preparati sono per uso interno. All’inizio si consiglia di cominciare con l’assunzione di piccole dosi e, casomai, aumentare la posologia se necessario. Si consiglia ovviamente di farlo sotto stretto controllo medico e dietro raccomandazioni del medico erborista; non bisogna mai superare le dosi consigliate e si consiglia di attenersi alle indicazioni riportate sul foglietto illustrativo. Utilizzo Soluzione idro-alcolica: si consiglia di assumere 70/80 gocce, due volte al giorno. Compresse: assumere 2 compresse al bisogno in caso di ansia, palpitazione e nervosismo, senza superare la dose consigliata sul foglietto illustrativo. Per rilassarsi: l’utilizzo a base di sola Valeriana è sconsigliato per l’odore sgradevole che emana la pianta se posta in infusione o in ebollizione, pertanto si consiglia di associare la pianta a droghe sinergiche come anice verde, arancio amaro, lavanda, luppolo, gelsomino, camomilla, biancospino, al fine di rendere più gradevoli sia la profumazione che il sapore. In caso di insonnia: la Valeriana può essere associata ad Iperico in caso di insonnia, disturbi d’ansia e depressione. Infuso per attacchi di asma: preparare un infuso mettendo 50 g di radici essiccate e tagliate a piccoli pezzi in 1 litro di acqua; dopo aver fatto bollire il tutto per 15 minuti, lasciare in posa per alt
Cristina Passarani
SECONDA PARTE: 6. Possiede proprietà antitumorali peperoncino in polvereSecondo alcuni autori, la capsaicina potrebbe, almeno in vitro, esercitare una preziosa attività antitumorale, intervenendo su delicati meccanismi molecolari. Più precisamente, la capsaicina sembrerebbe da un lato facilitare il processo apoptotico, o morte programmata delle cellule tumorali e, dall’altro inibire l’espressione di un fattore noto come VEGF, responsabile della vascolarizzazione della massa tumorale e della conseguente metastatizzazione. 7. Contrasta l’obesità e migliora il metabolismo L’obesità è una condizione dismetabolica, ossia di alterazione metabolica ed alcuni dei parametri che si alterano sono la glicemia , l’insulinemia (livello dell’ormone insulina nel sangue), il livello di grassi circolanti. vivere cronicamente con livelli alti di glicemia , di insulina , di grassi porta negli anni a una condizione di infiammazione, a un’alterazione metabolica generale e all’accumulo di grasso. Negli studi finora condotti, la capsaicina, utilizzata a dosaggi elevati, ha dimostrato effetti benefici sulla riduzione della iperglicemia, la riduzione dell’insulina-resistenza, la riduzione delle molecole pro infiammatorie; sembra inoltre avere un effetto antiobesità (sostiene la combustione dei grassi per trasformarli in energia) e secondo gli studi più recenti sembra selezionare un microbiota intestinale particolare. Tutte proprietà da confermare con ulteriori studi clinici. L’azione antiobesigena della capsaicina è invece stata osservata anche in corso di trial clinici. Tale attività risulterebbe correlabile sia all’attivazione di proteine note come UCP, responsabili della dissipazione di energia sotto forma di calore, sia all’attivazione del sistema nervoso simpatico. Entrambe le proprietà espleterebbero un attività induttrice nei confronti del metabolismo, aumentando la termogenesi ed il conseguente metabolismo basale. Gli studi relativi all’utilità della capsaicina nel dimagrimento e nel trattamento dell’obesità, sono cresciuti sensibilmente soprattutto negli ultimi anni. Diversi studi sperimentali, hanno permesso di identificare i principali meccanismi attraverso i quali la capsaicina espleterebbe le sue funzioni dimagranti. A tal proposito, l’uso di capsaicina potrebbe: Stimolare l’attività dei recettori Beta-adrenergici, promuovendo sia un incremento del metabolismo di base, sia un aumento dell’attività termogenica; Aumentare l’ossidazione degli acidi grassi, a scapito del glucosio, in soggetti allenati ma anche in soggetti obesi e in sovrappeso, non sottoposti ad allenamento; Indurre la sintesi di catecolammine ad opera della ghiandola surrenale, attivando specifici recettori noti come TRPV1, e aumentando così il metabolismo basale riducendo contestualmente l’attività adipogenica. 8. Dosaggio ed utilizzo Tralasciando l’uso topico, la capsaicina può essere impiegata in ambito clinico a diversi dosaggi, a seconda delle necessità cliniche e delle esigenze specifiche del paziente. Nonostante non sia possibile ad oggi individuare un dosaggio standard e riproducibile, in diversi studi è stata suggerita l’assunzione di 1-3 mg di capsiato, precursore della capsaicina, preferibilmente di prima mattina. In molti prodotti in commercio destinati al dimagrimento, la capsaicina è associata ad altri enzimi con attività proteolitica, antinfiammatoria e termogenica, come la Bromelina e la Papaina. Le creme a base di capsaicina possono essere assunte più volte al giorno, se non causano effetti collaterali. Comunque, concludendo, le quantità di estratto di peperoncino o di capsaicina utilizzati negli studi sono molto alte e non raggiungibili con il consumo normale dell’alimento. Inoltre, alcuni studi si riferiscono a modelli animali e non all’uomo su cui si auspicano sempre maggiori studi. Le informazioni fornite quando parliamo di effetti a favore della salute di alcuni cibi o loro componenti devono esse
Cristina Passarani