Cristina Passarani
Case in legno: connubio tra sostenibilità ambientale e design Come prima osservazione importante si può notare come il legno sia una materia prima che cresce e si sviluppa spontaneamente, i costi di produzione sono praticamente pari a zero: gli alberi crescono e si sviluppano spontaneamente in natura grazie a sole ed acqua piovana senza l’intervento dell’uomo, a differenza dei materiali per l’edilizia tradizionale che hanno necessità di pesanti lavori di estrazione, selezione e lavaggio, trasformazione e cottura in altoforni o simili. A tutto questo va aggiunto che in Europa la filiera del legno è severamente regolamentata e garantita: non solo la provenienza da foreste a gestione certificata (il numero di piante prelevate è minore di quello di piante reintrodotte), ma anche tutta la catena di custodia fino al prodotto finito è disciplinata per evitare intromissioni di materiali di dubbia provenienza. Vi sono inoltre delle false credenze che sostengono senza prove che tra qualche anno non vi saranno più foreste a causa dell’edilizia in legno:al contrario una prestigiosa ricerca svolta presso l’istituto CNR IVALSA di San Michele all’Adige ha dimostrato che il legno necessario per produrre un edificio in legnodi 200 m2, èpari alla ricrescita oraria spontanea dei boschi del Trentino! Anche le risorse necessarie per produrre un pannello X-lam ad esempio, riguardano esclusivamente il settore taglio, trasporto, e controllo del materiale, senza introdurre nel processo di creazione altre materie prime o processi energivori: le stesse presse utilizzate per la realizzazione dei pannelli sono semplicemente dei sacchi in PVC collegati a una pompa a vuoto; non è necessario costruire macchinari appositi! Al termine del ciclo di vita dell’edificio (ipotizziamo 100 anni) è inoltre possibile una demolizione selettiva, smontandolo, con un riciclo e riutilizzo del 99% dei materiali utilizzati, senza praticamente alcuno spreco di materiale, chiudendo così il circolo virtuoso del legno. Il Trentino Alto Adige è la regione pioniera nel settore delle case in legno. Forte della disponibilità di legname, le case in legno trentine sono diventate sinonimo di sostenibilità, resistenza e comfort abitativo. Questi tre elementi sono i pilastri su cui si basa l’attività di RASOM Wood Technology, storica azienda trentina, nata come carpenteria negli anni 60, che ad oggi si colloca tra i leader nel settore costruzioni in legno. L’attenzione e la sostenibilità ambientale sono al centro dei loro progetti quotidiani e vengono condivisi all’interno degli edifici che realizzano. Ogni singolo edificio, che sia una casa in montagna, al mare o in città, è progettato per ridurre e ottimizzare al massimo i consumi energetici e offrire il più alto livello di comfort indoor possibile. Motivo di vanto dell’azienda è la certificazione ACTIVE HOUSE, evoluzione rispetto alla più nota “Casa Passiva”. Rispetto a quest’ultima infatti vengono valutate ed accertate caratteristiche che rendono unico l’edificio. In ambito energetico si valuta la performance dell’edifico sia nei mesi invernali sia soprattutto in quelli estivi, si minimizza il fabbisogno energetico e si massimizza lo sfruttamento delle energie rinnovabili. Il secondo fattore posto sotto la lente di ingrandimento è il comfort abitativo interno, perciò il corretto sfruttamento della luce naturale, l’assenza di spifferi o ponti termici, e l’elevata qualità dell’aria indoor sono aspetti fondamentali. Il terzo ed ultimo parametro che è valutato è la sostenibilità ambientale, in particolare ci si concentra sul minimo sfruttamento d’acqua per la realizzazione dell’edificio, sulla qualità e sostenibilità dei materiali impiegati, e sulla prestazione acustica dell’immobile.
Cristina Passarani
Qualche mese fa in una trasmissione televisiva ho sentito parlare della mela annurca e delle sue proprietà anticolesterolo: Questa piccola mela dalla buccia rosso vinoso non è un frutto qualsiasi: la mela annurca Igp, coltivata in Campania da oltre 2.000 anni, è salita sul podio dei supercibi grazie ad alcuni studi condotti dall’Università Federico II di Napoli coordinati da Gian Carlo Tenore, professore di Chimica degli Alimenti, al Dipartimento di Farmacia, che ne hanno evidenziato l’efficacia nella cura dell’ipercolesterolemia e per la giovinezza dell’apparato cardiovascolare. Dai risultati di queste ricerche si è visto che il consumo di due mele annurca al giorno (pari circa a 100 grammi) è in grado di aumentare il colesterolo HDL, quello buono del 15% in 8 settimane. In un secondo studio pubblicato sul Journal of Medicine Food i polifenoli estratti da questi frutti rossi sono stati capaci di accrescere del 50% in tre mesi il colesterolo “buono”. Il segreto non starebbe nella polpa ma SULLA BUCCIA della mela annurca, dove si concentrano una particolare classe di polifenoli antiaging, le procianidine con evidenti effetti anticolesterolo. Grazie a questi benefici è stato possibile realizzare in laboratorio anche un prodotto nutraceutico capace di abbassare del 28,8% il colesterolo totale.
Cristina Passarani