5 ESERCIZI DA FARE IN SPIAGGIA:
Durante le vacanze, dopo un anno trascorso a rincorrere impegni e scadenze, si può finalmente trovare il tempo per prendersi cura di se stessi. Per questo, nonostante qualche stravizio di troppo a tavola, è possibile in città in piena forma. Restando in tema di linea, per sfruttare al meglio questo periodo, nel momento della giornata che preferisci, puoi seguire una serie di esercizi semplici ed efficaci, da fare in spiaggia. Eccoli:
1: Corsa o skip (riscaldamento)
Corri per due minuti sulla sabbia o in alternativa sul posto alzando bene le ginocchia e appoggiando a terra solo l’avampiede. Riposati per 10 secondi e ripeti una seconda volta.
2: Squat (gambe e glutei)
In piedi, con le gambe divaricate (larghezza anche), piega le gambe come se volessi sederti. Per mantenere l’equilibrio, porta le braccia in avanti. Torna alla posizione di partenza. Ripeti 10 volte per 3.
3. Affondi (gambe e glutei)
Dalla posizione eretta, gambe unite, porta la gamba destra indietro mantenendo la sinistra piegata ma in modo che il ginocchio non superi la linea della caviglia. Torna alla posizione di partenza e ripeti con l’altra gamba. Fai l’esercizio 10 volte (alternando gamba) per 3.
4. Sit-up (addominali)
Sdraiati a terra supina con le gambe piegate e le piante dei piedi appoggiate a terra, le mani incrociate dietro la nuca. Solleva completamente spalle e busto, se riesci fino ad andare a toccare con l’addome le cosce. Ripeti 8 volte per 3 serie.
5: Plank (addominali)
Dalla posizione prona, porta il corpo in sospensione rimanendo in appoggio sui gomiti e sulle punte dei piedi. Cerca di rimanere in questa posizione per 15-20 secondi. Ripeti 3 volte.
Sport, un grande aiuto contro la dislessia
Chi soffre di dislessia può essere aiutato dall'attività sportiva a esprimere al meglio le sue capacità di problem solving e di visione d'insieme: ecco perché:
Lo sport è un'attività di primaria importanza per chi è affetto da dislessia. A patto che siano loro a scegliere quello che preferiscono. “Credo che lo sport abbia un fortissimo valore e che il genitore debba piuttosto togliere un’ora di logopedia al giorno, ma mai un’ora di sport", ha dichiarato Alessandro Rocco, uno dei cofondatori di "W LA DISLESSIA!", progetto nato nel 2010 con l’obiettivo di creare un metodo per aiutare ragazzi e bambini con difficoltà di apprendimento. I dislessici sono mediamente più lenti dei loro compagni nelle materie scolastiche, e vengono ancor'oggi additati troppo spesso come pigri, svogliati o meno dotati rispetto agli altri. Spesso per questo motivo i genitori cercano di spronare i loro figli ad intraprendere anche altre attività, come ad esempio lo sport, indirizzandoli verso gli sport di squadra.
Un ottima idea, a patto che sia il ragazzo a scegliere lo sport più adatto a lui.
Meno ansia grazie allo sport
"Si tende a sbagliare pensando che spingere il ragazzo a fare uno sport di squadra sia il modo migliore per imparare a stare al mondo", continua Rocco, "ma la verità è che lo sport serve sì in generale ad imparare a vivere secondo le regole, ad apprendere il senso della disciplina e il rispetto per se stessi e per gli avversari, ma deve essere il ragazzo a esprimersi e a scegliere autonomamente quale sport praticare. Secondo la nostra esperienza su 100 ragazzi dislessici, gli 80 che si cimentano in attività sportive presentano meno sintomi di ansia rispetto ai 20 che non fanno sport, spesso manifestano maggiore passione e meno tensione nel praticare gli sport rispetto ai colleghi non dislessici”.
Molti grandi campioni sono dislessici
L'elenco di grandi campioni affetti da dislessia è lungo: tra i più noti compaiono Magic Johnson, leggenda del basket americano e la stella del nuoto Michael Phelps, campione di precocità, che in soli 5 anni ha conquistato otto medaglie olimpiche. Recentemente si è distinto per l’Italia il judoka Fabio Basile, 22enne campione olimpico nella categoria 66 kg a Rio de Janeiro 2016, vincitore della duecentesima medaglia d'oro nella storia dell'Italia ai giochi olimpici estivi, anche lui affetto da dislessia.
Più creativi e capaci di immaginazione
I ragazzi dislessici presentano in media, rispetto ai loro compagni, una maggiore capacità di visione a 360°, di problem solving, di attitudine al cosiddetto "pensiero laterale", di immaginare un’azione prima di costruirla con più facilità e creatività, tutte caratteristiche da esaltare attraverso lo sport, che va però sempre affiancato alla logopedia.
l'ansia di inseguire la vita:
Per quanto sia un fenomeno naturale, non è facile accettare che il tempo passi in modo inesorabile. L’ansia che questo pensiero provoca è sempre più diffusa già dai 30 anni di età, quando le settimane, i mesi e gli anni sembrano “volare”. Certo, il problema del tempo che fugge non è nuovo: già nell’antichità, il filosofo latino Seneca insegnava a vivere bene il tempo con la sua opera “Sulla brevità della vita”. La vita che molti di noi conducono sembra fatta per rapinarci di questa preziosa e invisibile “sostanza” poiché viviamo tutti dentro una grande illusione: quella che la vita sia una grande corsa a tappe, con passaggi obbligati (studio, matrimonio, figli, carriera…)che non bisogna rimandare, con l’obiettivo di essere una persona realizzata per come lo intende il mondo.Una visione di questo tipo non può che creare ansia: ogni deviazione, intoppo e ogni percorso personale non è accettato e produce effetti devastanti sulla psiche, facendoci sentire diversi e inadeguati rispetto al “modello unico”. Così il tempo diventa motivo di rimpianto e di angoscia. C’è quindi un grande bisogno di “ritrovare il tempo”, ma non quello perduto, come diceva Proust, bensì quello presente.
Vivere il presente, senza troppe “mete”
È soltanto “il sistema” che ci ruba il tempo, o siamo anche noi che contribuiamo a farcelo rubare? Nessuno ci ha mai insegnato l’arte di usare il tempo e, quindi, siamo prima di tutto noi a non saper vivere il tempo e a rubarlo a noi stessi, assumendo un atteggiamento sbagliato: ci comportiamo come se ne avessimo all’infinito e, allo stesso tempo, viviamo nella fretta e nello stress, come se non fosse mai abbastanza. Una cosa è certa: non possiamo aspettare che la realtà ce ne conceda di più, né possiamo concepire come tempo vero “quel che resta del giorno”, cioè i brevi ritagli dagli impegni. Dobbiamo abbandonare la passività che si nasconde dietro la maschera dell’attivismo continuo e tornare a essere più presenti e “vivi” nelle nostre attività quotidiane.
Rallentiamo la routine
La routine è inevitabile ma bisogna adattarla alle nostre caratteristiche personali, anche se siamo immersi in una “corrente” di impegni. Vivere tutto di fretta, conduce all’automatismo, nel quale non siamo presenti a noi stessi e non ci accorgiamo del tempo che trascorre. Tuttavia è possibile imporre ritmi più lenti, uscendo dalla meccanicità e vivendo in uno stato di consapevolezza. Molti vivono quasi solo secondo il senso del dovere, mentre altri fanno quasi tutto secondo il senso del piacere. In entrambi i casi tuttavia le persone percepiscono il tempo che fugge. È necessario quindi che vi sia una giusta via di mezzo tra questi due principi. Solo la compresenza di piaceri e doveri, scandisce armoniosamente il tempo e ci dà la sensazione di “sentirlo nostro”.
Così vivi le tue giornate al meglio:
- Dormi sempre il numero di ore per te necessario: la stanchezza offusca tutto
- Non farti interrompere troppo da telefonate e messaggi.
- Concediti momenti “senza scopo” in cui non fare nulla.
- Ogni tanto obbligati a non dire sempre le stesse frasi, nello stesso modo
- Non collocare la felicità sempre e solo in un risultato da raggiungere.