Luisa Cascarano

Come il cambiamento climatico altera le precipitazioni nel nostro emisfero Per ogni grado in più nella temperatura media globale dell'atmosfera, le precipitazioni aumentano del 2 per cento, ma non in modo uniforme. I ricercatori del National Center for Atmospheric Research (NCAR, Usa), utilizzando un approccio innovativo, basato sui dati meteo delle precipitazioni dell'ultimo secolo (1921-2015) elaborati da evoluti modelli di circolazione atmosferica su larga scala e analizzati con tecniche statistiche e simulazioni climatiche, hanno dimostrato che vi sono state importanti variazioni nella quantità delle precipitazioni che hanno interessato l'intero emisfero nord del Pianeta (Eurasia e Nord America): in alcune regioni sono notevolmente diminuite, in altre sono radicalmente aumentate. «Lo studio», afferma Clara Deser, co-autrice della ricerca, «dimostra in modo inequivocabile che il cambiamento climatico avvenuto negli ultimi decenni, indotto dall'uomo, ha influenzato le precipitazioni degli ultimi 100 anni.» Dal 1920 a oggi sono aumentate sull'Eurasia settentrionale e sul Nord America, mentre una significativa diminuzione si è avuta sulle regioni centrali degli Stati Uniti e nel sud dell'Eurasia. Gli autori dello studio (pubblicato su Geophysical Research Letters) hanno rilevato che, a livello globale, si ha un aumento delle precipitazioni dell'1-2 per cento per ogni grado in più di temperatura dell'atmosfera, perché c'è una maggiore evaporazione degli oceani. Ma il complesso sistema della circolazione atmosferica fa sì che le precipitazioni non siano uniformi ovunque, al punto che in alcune regioni del mondo la quantità potrebbe diminuire, e non di poco. Come gli stessi ricercatori ammettono, il lavoro è stato molto complesso, perché è difficile separare quelle che sono le variabilità climatiche naturali da quelle indotte dall'uomo. Per iniziare, lo studio ha preso in considerazione i periodi invernali, più semplici da studiare dal punto di vista della circolazione atmosferica. Il team ha dapprima determinato in modo statistico la quantità di pioggia caduta durante i vari anni, poi ha calcolato le possibili variazioni naturali: è a pèartire da questi dati che è emerso che l'aumento o la diminuzione delle precipitazioni che si sono verificate non potevano che essere indotte dai cambiamenti climatici causati dall'uomo. Il tutto è stato verificato passo a passo confrontando i dati reali con quello che mostravano i modelli, finché i ricercatori sono riusciti ad affinare questi ultimi fino a farli concordare nel miglior modo possibile con la realtà. Il metodo si è dimostrato molto affidabile e sarà adesso utilizzato per avere previsioni accurate sulla piovosità dei prossimi decenni, in funzione di vari scenari di aumento delle temperature.

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Luisa Cascarano

Earth Day 2019: la Giornata della Terra è dedicata alla protezione delle specie Il tema scelto per l'evento che ogni anno celebra il nostro Pianeta è quello dell'estinzione di cui siamo testimoni e artefici allo stesso tempo: nessun organismo può vivere da solo, e la perdita di piante e animali mette in discussione la nostra stessa sopravvivenza. Stiamo attraversando il più allarmante evento di estinzione dopo la scomparsa dei dinosauri: questa volta, però, il colpevole non è un asteroide ma l'uomo. La Giornata mondiale della Terra del 2019 è dedicata alla protezione delle specie animali, attraverso l'impegno personale e dal punto di vista politico, legislativo e della cooperazione internazionale. A RITMO ACCELERATO. Cambiamenti climatici, deforestazione, perdita dell'habitat, commercio e contrabbando di specie rare, pratiche agricole non sostenibili, inquinamento e utilizzo indiscriminato di pesticidi, caccia e consumo dissennato delle risorse sono solo alcuni dei modi in cui l'uomo contribuisce direttamente alla riduzione di animali e piante selvatici. In natura una specie su cinque si estingue ogni anno, ma oggi ci troviamo di fronte a una perdita 1.000, forse 10.000 volte superiore a quella "naturale": molte specie scompariranno prima ancora che possiamo scoprirle e conoscere il loro contributo negli ecosistemi. BOLLETTINO DI GUERRA. Il 60% delle specie di primati è minacciato di estinzione, e il 75% rischia un grave declino. Il 40% delle specie di uccelli è in diminuzione e 1 su 8 rischia l'estinzione totale. Ogni anno, 650 mila mammiferi marini finiscono catturati o gravemente feriti in operazioni di pesca, mentre la popolazione degli elefanti africani è passata dai 5-10 milioni di esemplari del 1930 ai 500.000 attuali (comunque più delle giraffe, che sono ridotte a circa 80.000 individui). Il 65% delle barriere coralline, che ospitano un quarto della vita marina del pianeta, è seriamente minacciato da riscaldamento dei mari, inquinanti e acidificazione degli oceani; dal 2000 al 2010, sono stati uccisi in media 100 milioni di squali all'anno. 26 primati a rischio estinzione, secondo la lista rossa IUCN SERVIZIO INDISPENSABILE. Mentre si moltiplicano gli studi sulla scomparsa degli insetti volanti, preoccupa in particolare la situazione delle api: nell'ultimo decennio gli apicoltori di Europa e Stati Uniti hanno denunciato una perdita annuale di alveari pari al 30% o più del totale, un fenomeno che ora sappiamo legato principalmente (ma non solo) all'utilizzo indiscriminato di pesticidi sui fiori che le api visitano. Il 90% delle 369.000 piante da fiore dipende dalle api per l'impollinazione: in una singola "uscita", un'ape visita da 50 a 1.000 fiori: in teoria, se ogni ape facesse 10 viaggi al giorno, una colonia di 25.000 operaie (un alveare medio-piccolo in piena estate) può impollinare 250 milioni di fiori al giorno. Le api sono necessarie alla sopravvivenza di moltissime specie animali che contano su fiori, frutti, semi e noci per sopravvivere, senza contare il fatto che le piante con fiori fanno da "casa" a interi ecosistemi. La perdita di impollinatori essenziali come api e bombi sarebbe disastrosa per la salute e la resa dei raccolti: per gli animali che dalle api dipendono, come l'uomo, significherebbe la fine. Che cos'è la biodiversità PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI. L'Earth Day di quest'anno, alla sua 49esima edizione, vuole essere un'occasione per prendere coscienza di questi temi e spendersi in prima persona per scelte che salvaguardino le specie. Se non agiamo con rapidità, ricorda Kathleen Rogers, presidente dell'Earth Day Network, «la sesta estinzione potrebbe essere la nostra». ELISABETTA INTINI

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Luisa Cascarano

Alfa-X, il treno giapponese da 400 km/h In Giappone debutta Alfa-X, il treno più veloce e silenzioso della sua categoria: l'inizio dei servizi commerciali è previsto per il 2030. I test sono appena cominciati e Alfa-X, il nuovo treno superveloce di Japanese Railway (JR), ha già toccato i 320 km/h - ma secondo JR potrà arrivare anche a 400 km/h. Un risultato favorito anche dall'estrema aerodinamicità: la locomotiva è un fuso lungo ben 22 metri, capace di ridurre al minimo attrito e rumore. E NUOVE SERIE. Grazie alla silenziosità del treno, i test possono essere condotti anche di notte, ma dureranno comunque molto tempo: Alfa-X non sarà operativo prima del 2030. Nel frattempo potremmo vedere il debutto commerciale dei treni giapponesi a levitazione magnetica (JR Maglev) che durante i test hanno raggiunto la velocità record di 603 km/h. Alfa-X non è un "maglev", anche se usa i magneti per rallentare, ma in Giappone sarà il più veloce della sua categoria (chiamata Shinkansen). Tuttavia, nel mondo dei trasporti si sta facendo largo una categoria totalmente nuova: l'Hyperloop. UN SALTO NEL VUOTO. Teorizzato dal miliardario visionario Elon Musk, e ora studiato anche in Cina, l'Hyperloop si propone di essere più veloce dei treni a levitazione magnetica viaggiando nel vuoto (o quasi). L'Hyperloop dovrebbe infatti muoversi all'interno di tunnel a tenuta stagna da cui è tolta molta aria, per aggirare il problema dell'attrito senza dover ricorrere ai lunghi "nasi" tipici dei treni veloci.

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