Io non ho mai dipinto una donna grassa nella mia vita“, risponde Fernando Botero alla domanda che gli viene posta più spesso, e se si conoscono le sue meravigliose opere è facile intuire il perché. La sua arte è infatti popolata di soggetti formosi, donne, uomini, animali imponenti ritratti con delicatezza e poesia, in uno stile inconfondibile.
Il caffè è più buono se riduce scarti e rifiuti puntando sulle tre R
Anche un semplice caffè, sorseggiato la mattina a casa o al bar, ha un impatto ambientale che non dovremmo sottovalutare. Fortunatamente sempre più aziende si stanno muovendo in direzione di una maggiore eco-sostenibilità, riducendo i rifiuti soprattutto negli imballaggi e promuovendo il riutilizzo, in piena ottica delle tre R (riduci, riusa, ricicla). Tra queste spicca l’impegno “green” di Caffè Vergnano.
Che sia preso a casa e preparato con la moka o con le capsule o ancora al bar, il caffè è un momento di piacere che può costare molto in termini di rifiuti e impatto sull’ambiente. Pensate alle confezioni in plastica che racchiudono i chicchi o il caffè macinato, alle capsule che si accumulano creando montagne di rifiuti nelle discariche e all’alluminio dei contenitori di caffè destinati ai bar.
Caffè Vergnano si è impegnata a 360 gradi per ridurre al minimo l’impatto dei suoi prodotti, sia quelli destinati alle famiglie che quelli per i bar, dando quindi una vera e propria svolta ecologica alle sue referenze e riuscendo così a raggiungere e coinvolgere un numero molto grande di consumatori.
Riduzione dei rifiuti, riciclo, recupero e riutilizzo sono le parole chiave alla base del cambiamento che tutti noi vogliamo e speriamo, ma quali sono concretamente le alternative che riguardano il caffè?Per chi prepara in casa il caffè con le apposite macchine per espresso, Vergnano ha lanciato la prima linea di capsule compostabili realizzate con poliesteri biodegradabili, ottenuti in parte da fonti rinnovabili e compatibili con le macchine Nespresso e Èspresso1882 TRÈ. Visto il grande successo, è stata poi realizzata un’ulteriore gamma di capsule sempre compostabili ma questa volta compatibili con le Lavazza A Modo Mio.
Un importante cambiamento che fa bene all’ambiente, considerando, tra l’altro, che tutte le precedenti capsule dell’azienda sono state tutte sostituite con le nuove che vantano la certificazione “OK COMPOST” di Vinçotte (ente riconosciuto a livello internazionale).
Si tratta però anche di una novità che ci fa risparmiare tempo. Infatti, una volta preparato il nostro caffè, possiamo semplicemente buttare le capsule nell’umido senza più bisogno di separare l’involucro dal fondo rimasto (non possono però essere gettate nei sistemi di compostaggio domestico).
Un lavoro utile è stato fatto anche sul packaging che risulta facilmente smaltibile tramite raccolta differenziata a seconda che si tratti della scatola (nella carta), dell’incarto (nella plastica) o appunto della capsula (nell’organico).Se siete abituati ad utilizzare la moka, invece, probabilmente apprezzerete la possibilità di personalizzare le lattine in cui si conserva il caffè. Un modo semplice ma efficace per incentivare le persone a non buttare le confezioni ma a conservarle e a riutilizzarle in tanti modi secondo i propri gusti e la propria creatività: come portapenne, portacandele, portaoggetti vari e persino come originale vaso per le piante.
Creare la grafica della propria lattina è molto semplice grazie alla piattaforma Tin Configurator di Caffè Vergnano. Bastano 5 mosse per personalizzare la propria confezione di caffè: scegliere la miscela, lo sfondo preferito, una foto, una frase e, per ultimo, il colore del tappo. Una volta conclusa e realizzata la propria personalissima lattina da 250 grammi non resta che aspettare comodamente a casa che arrivi.
Per i bar, invece, l’impegno di Vergnano è sul fronte delle confezioni, ovvero i contenitori che racchiudono i chicchi di caffè utilizzati per preparare l’espresso nei bar. Già da anni, la più antica torrefazione d’Italia, utilizza il Pet per il caffè in grani dei suoi bar (ha scelto invece di eliminare l’alluminio, materiale rimosso anche dai sacchetti di caffè macinato).
Ma adesso uno sforzo in più è stato fatto anche per limitare l’utilizzo di nuova plastica. I contenitori per i bar infatti sono diventati più eco-friendly, grazie al fatto che l’azienda è riuscita ad ottenerli da Pet riciclato.
Il buco dell’ozono si sta riducendo e, passando dai 16 ai 10 milioni di chilometri quadrati in un mese, ha toccato i minimi storici registrati dal 1982.
A dirlo sono gli scienziati della Nasa e del National Oceanic and Atmospheric Administration degli Stati Uniti, che hanno effettuato le misurazioni sull’Antartide nei mesi di settembre e ottobre.
Potrebbe sembrare un’ottima notizia, poiché l’ozonosfera è deputata a proteggerci dai raggi solari dannosi, ma secondo gli esperti il restringimento del buco dell’ozono è solo un’altra delle tante conseguenze della crisi climatica.
L’ozono viene infatti distrutto attraverso reazioni chimiche che coinvolgono il cloro e il bromo. Lo strato di ozono aveva iniziato ad assottigliarsi intorno agli anni ‘70, proprio a causa dell’emissione da parte dell’uomo di gas contenenti questi composti.
Oggi però il buco dell’ozono non si sta riducendo per una diminuzione dei cloro e bromo bensì per un aumento di ozono causato dalle temperature elevate. Un aumento delle temperature determina infatti una riduzione delle reazioni tra ozono, cloro e bromo con un conseguente aumento di ozono in atmosfera.
Dunque il buco dell’ozono si starebbe rimpicciolendo a causa del riscaldamento globale e delle temperature particolarmente alte che hanno caratterizzato la scorsa estate.
Negli ultimi 40 anni questa è la terza volta in cui avviene che temperature elevate determinino un aumento dell’ozono, ma è la prima volta che il buco dell’ozono si rimpicciolisce così tanto.
Le temperature record dei mesi scorsi nella stratosfera sopra l’Antartide hanno provocato una drastica riduzione delle perdite di ozono, tanto da far rilevare tra settembre e ottobre il buco dell’ozono più piccolo misurato dal 1982 a oggi.
Gli scienziati si aspettano che il buco dell’ozono si riduca alle dimensioni rilevate prima del 1980 verso il 2070 circa, ma questo dovrebbe avvenire a causa della diminuzine dei prodotti chimici che che lo hanno causato, oggi vietati dal protocollo di Montreal.
Il fatto che il buco dell’ozono si riduca invece a causa del riscaldamento globale, purtroppo non è un buon segno.