Peluche smarriti in aeroporto: bimbi tornate a prenderci!
Un semplice peluche o una bambola può essere un oggetto di estrema importanza per un bambino, capita però spesso purtroppo di perderli. L’aeroporto di Palermo ha lanciato una campagna per aiutare i piccoli proprietari a ritrovare i loro amati pupazzi.
Si chiama “Come back and pick me”, cioè “Torna a prendermi”, l’idea del Falcone Borsellino che, tramite i social e in particolare un video, invita i bambini a recarsi in aeroporto per ricongiungersi con i loro amici rimasti abbandonati nei luoghi più disparati dello scalo palermitano ma ora tutti raccolti insieme e pronti a tornare a casa.Nel video si vedono 13 tra peluche, bambole e giochi vari (persi negli ultimi mesi in aeroporto) che passano sul nastro bagagli. Chiunque ha la fortuna di riconoscere il suo amico scomparso può contattare l’ufficio oggetti smarriti dell’Area Terminal e andare a prenderlo entro la fine del mese.Anche nel caso non riuscissero a tornare dai loro amichetti umani, i peluche comunque faranno felici altri bambini.
Come ha dichiarato Giovanni Scalia, amministratore delegato di Gesap, società che gestisce l’aeroporto:
“I peluche non consegnati saranno donati al centro d’eccellenza per la cura del diabete dell’ospedale di Partinico, dove ad attenderli ci saranno i piccoli pazienti”.
L’idea di una campagna per ritrovare i peluche smarriti non è nuova, anche a Glasgow era stata lanciata nel 2017 e aveva avuto un ottimo successo.
Niente piume d’oca o di plastica, i giacconi imbottiti con i fiori di campo che aiutano le farfalle
Quando pensiamo ai giubbotti imbottiti, ci vengono in mente piume d’oca o materiali sintetici, entrambi problematici. Le piume infatti provocano sfruttamento e sofferenza animale, mentre le fibre sintetiche causano inquinamento ambientale.
Pangaia, azienda specializzata in moda sostenibile, ha trovato una soluzione molto più sostenibile alle piume e alla plastica, optando per un’alternativa insolita da utilizzare nelle imbottiture dei suoi giubbotti.
Si tratta di un materiale completamente biodegradabile costituito da un mix di fiori di campo, biopolimeri e da un aerogel realizzato per l’85% da carta riciclata e per la restante parte da altri materiali rinnovabili, atossici e biodegradabili.
La società ha trascorso gli ultimi 10 anni a sviluppare una tecnologia sostenibile e cruelty-free per le imbottiture e oggi vende online giubbotti imbottiti con questo particolare materiale brevettato, che garantisce impermeabilità e potere isolante senza compromettere la traspirabilità.
I fiori di campo usati nelle imbottiture sono coltivati con un metodo di agricoltura rigenerativa certificata che non richiede irrigazione e che comporta basse emissioni di CO2.
Le specie scelte per le imbottiture sono allergeniche provengono da aree che contribuiscono a tutelare e ripristinare gli habitat naturali delle farfalle.
Purtroppo i giubbotti non sono completamente privi di plastica poiché la fodera e il rivestimento esterno sono realizzati in nylon e poliestere.
L’aver trovato un’alternativa sostenibile per l’imbottitura rappresenta comunque un passo avanti e permette di confezionare giubbotti cruelty free limitando sia la produzione di plastica e di rifiuti.