🔴 Lo chiamano ZOE, e a Valdobbiadene (Treviso) è noto per la sua arte di trasformare i sassi del Piave in singolari creazioni.
Angelo "Zoe" Favero vive nel borgo di San Pietro di Barbozza, dove è tornato dopo aver lavorato molti anni all’estero, in Indonesia e in Libia, come operaio. Ora si dedica alla sua più grande passione: raccogliere sassi e assemblarli, per creare composizioni e strani personaggi chiamati "putinòt".
Il suo laboratorio alle porte del paese è costituito da un fazzoletto di terra e da una casupola di lamiera e cemento chiamata L’Alcazar ("fortezza" in arabo).
Le opere di Zoe non sono in vendita ma in paese si vedono ovunque, sulla fontana della piazza, nelle vetrine dei negozi e nel bar che abitualmente frequenta, oltre che sulla facciata della sua casa.
Per averle, ci sono dei fondi su cui si possono fare donazioni, per aiutare, ad esempio, l’asilo di San Pietro di Barbozza.
Ma la sua bottega va visitata, se siete di passaggio nel Trevigiano. Vale la pena ammirare quest'arte semplice, ma così straordinariamente viva ed identitaria!
Lei è Maria. Vive a Carrara. È domenica 6 ottobre del 2019. Maria esce a fare compere. Un giro in centro, due chiacchiere con le amiche, alla fine prende l’autobus per tornare a casa. Sono solo poche fermate, ne manca una ed è arrivata. Sale un'addetta al controllo. Le chiede il biglietto. Maria prende l’abbonamento. Usa i mezzi più volte al giorno. Eccolo. Lei lo guarda. La guarda. È scaduto, non è stato rinnovato. Maria si agita. È costernata. Chiede scusa. Ha dimenticato di ricaricarlo, è la prima volta che le capita. Devo scendere alla prossima fermata. Ho i soldi, posso pagarlo adesso il biglietto. Assolutamente no, il biglietto si compra prima di salire. Adesso scendiamo e le faccio la multa. Suoni che vengo con lei. Maria si sente in colpa, non riesce a parlare. L’autobus si ferma. Scende. L’addetta al controllo la segue. Ci sono due ragazzi. Guardano Maria, la vedono in difficoltà . Si avvicinano. Hanno un biglietto in più. Glielo offrono, dicono all’addetta che può usare il loro. Lei è irremovibile. No, assolutamente no. Loro fanno appello alla sua umanità . Le chiedono di lasciar correre, può succedere. Lei non vuole sentire scuse. Sta facendo il suo lavoro. Maria è avvilita. Ha le lacrime agli occhi. Consegna i suoi documenti. Non parla più. Multa di 40 euro. Non si è mai sentita così umiliata. I ragazzi restano con lei, cercano di calmarla. Maria si vergogna troppo. Torna a casa a testa bassa. Chiama la figlia Laura. È agitata, racconta tutto. Scoppia a piangere. Lei i mezzi li prende da anni. È sempre stata in regola. Una cosa così non le era mai successa. Laura cerca di tranquillizzarla. È inorridita dalla mancanza di sensibilità . È giusto rispettare le regole, la mamma era in torto, ma bisogna anche capire chi si ha di fronte. C’è modo e modo. La mamma si chiama Maria Graziani. Ha 90 anni. È ancora scossa. Fa fatica a dormire. Si sveglia di soprassalto. Chiede se dovrà andare in prigione.
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Di Carmelo abbate.