Caffè: occhio all’alluminio rilasciato dalla moka (e non solo)
Metalli nel caffè? Non solo le capsule ma anche il caffè della moka può rilasciare alluminio. È quanto emerge dall’inchiesta portata avanti nella puntata sul caffè di Report di ieri sera, lunedì 21 ottobre. La moka in alluminio rilascia questa sostanza nell’acqua e nel caffè ci sono metalli: non è pericoloso ma è importante saperlo.
Dopo aver scandagliato alcune capsule prese a campione (alcune già note, un’altra compostabile non ancora in commercio), il giornalista Bernando Iovene è andato ad esaminare quello che succede piuttosto con la moka che la stragrande maggioranza degli italiani ha in casa.
Ebbene, anche in questo caso emerge che anche la moka in alluminio cede appunto alluminio al caffè:
“La nostra moka ha rilasciato 346 microgrammi litro di alluminio, siamo al di sotto di un milligrammo/chilo. La soglia consigliata è 5: ma è una linea-guida europea, non è una norma”, si dice nel servizio.
Cosa vuol dire? Per l’alluminio la normativa non prevede delle prove di migrazione, ma solo una verifica della composizione del materiale. Nella moka in acciaio, invece, c’è solo il bario dell’acqua e nessun’altra migrazione. Ma anche in questo caso c’è acciaio e acciaio: nel caso dell’acciaio inox 18/10 si è di fronte a quella classe di acciai che non hanno problemi col contatto con gli alimenti.
Tornando all’alluminio, a quello della moka si somma purtroppo anche quello del caffè e si arriva a 811 microgrammi, 10 volte in più delle capsule. Con la moka in acciaio si scende a 312 con lo stesso tipo di caffè. Anche il valore del piombo è più del doppio delle capsule, quello del rame è tre volte di più, il nichel invece si trova nelle capsule ma non nella moka.
E i produttori di caffè cosa dicono? Non sono per nulla meravigliati e anzi spiegano come i metalli siano naturali costituenti del caffè derivando esso da una pianta. I quantitativi di metalli riscontarti sono sotto la soglia di rischio e negli alimenti devono essere mantenuti quanto più bassi possibili.
Meglio la moka di alluminio o quella di acciaio?#Report lunedì 21.20 @RaiTre pic.twitter.com/7uKKvs96nh
— Report (@reportrai3) October 17, 2019
Il fertilizzante Maconzeb
Da dove provengono i metalli dal caffè? Sempre la squadra di Iovene è andata ad analizzare una dozzina di caffè, dai più cari ai più economici, compresi alcuni biologici. Molti di essi hanno presentato livelli maggiori rispetto alla media di metalli nel caffè, ma da dove provengono?
Innanzitutto quel che emerge è che nel biologico ci sono la metà dei metalli rispetto al caffè convenzionale, ma l’attenzione finisce in ogni caso sulla presenza di livelli di manganese provenienti da trattamenti con mancozeb, un fertilizzante che aggiunge metalli al caffè e rientrante tra i fungicidi sistemici in uso da una quarantina d’anni e che tra l’altro il Centro ricerche per la prevenzione del cancro della Fondazione Ramazzini di Bologna qualifica come cancerogeno multipotente, capace di aggredire vari organi e tessuti.
Da Gomma a Gomma: lo pneumatico verde tutto italiano realizzato con materiali riciclati
Economia circolare è una locuzione che definisce un sistema economico pensato per potersi rigenerare da solo garantendo dunque anche la sua ecosostenibilità. Ed è proprio un autentico esempio di come poter mettere in pratica il concetto di Economia Circolare, il nuovo progetto di Ecotyre (il consorzio che si occupa della gestione degli pneumatici fuori uso), da Gomma a Gomma
Il progetto da Gomma a Gomma
Da Gomma a Gomma infatti è il progetto di punta del Consorzio – primo in Italia per numero di Soci (quasi 800) e secondo per quantitativi di PFU gestiti (oltre 44 milioni di kg nel 2018) – che, insieme a importanti partner tecnici, ha contribuito a creare il primo nuovo pneumatico verde. EcoTyre, infatti, ha realizzato e già testato sulle strade nuovi pneumatici con, all’interno, un’innovativa mescola derivante da gomma triturata di pneumatici fuori uso.
Grazie al contributo di tutti gli attori della filiera si è arrivati alla produzione degli pneumatici verdi che sono poi stati montati su mezzi della flotta EcoTyre per una serie di test operativi su strada volti a verificare pressione, consumo battistrada, stato generale dello pneumatico, in modalità comparativa rispetto alle gomme tradizionali.
I risultati dei test
I risultati dei test sono stati sorprendenti: dopo aver percorso oltre 1.500.000 chilometri, da aprile 2018 ad aprile 2019 nelle normali condizioni di utilizzo e circolazione su strada, gli pneumatici test montati su 20 camion hanno mostrato caratteristiche di durata e resistenza analoghe, e in alcuni casi migliori, a quelli convenzionali.
I camion hanno montato, da un lato dell’asse trazione, gomme tradizionali e sull’altro pneumatici test contenenti gomma riciclata. Gli pneumatici sono stati testati, quindi, a parità di carico, asfalto e km percorsi e, soprattutto, effettuando trasporti alla massima portata utile, quindi in condizioni di grande stress.
Il progetto Gomma a Gomma 2.0
Nei progetti prossimi futuri del Consorzio c’è un ulteriore aumento percentuale della gomma riciclata all’interno della mescola, l’ampliamento del progetto ad altre tipologie di pneumatici e l’equipaggiamento di almeno 1.000 veicoli, il tutto da realizzare entro i prossimi 36 mesi.Ecotyre ad Ecomondo 2019
Siamo stati ad Ecomondo: la fiera di riferimento in Europa per l’innovazione industriale e tecnologica dell’economia circolare, ed abbiamo intervistato il Presidente di Ecotyre Enrico Ambrogio, che ci ha raccontato del progetto da Gomma a Gomma, dei progetti e della ambizioni future del Consorzio e della presentazione del sito, completamente rinnovato, che ha puntato il proprio obiettivo su estrema chiarezza e massima trasparenza.
Nella homepage, i dati sono aggiornati di continuo, praticamente in tempo reale: attraverso la mappa interattiva è possibile monitorare i ritiri suddivisi per aree geografiche ed essere sempre aggiornati, attraverso un conteggio complessivo su tutte le attività svolte negli ultimi 12 mesi.
Coccinelle: ecco perché in questi giorni potremmo incontrarne tantissime. Come aiutarle a superare l’inverno
La stagione fredda è ormai alle porte e diversi animali si stanno preparando per affrontare l’inverno. Tra questi, anche le coccinelle, simpatici insetti portafortuna che in questo periodo potremmo trovare riunite in numerosi sciami.
Esistono circa 5.000 specie di coccinelle e molte – tra cui le coccinelle arlecchino, una specie invasiva asiatica – si stanno organizzando in vista del letargo. In autunno le simpatiche coccinelle sfruttano gli ultimi giorni di sole per intraprendere escursioni nelle regioni più calde d’Europa alla ricerca di luoghi per svernare.
In genere preferiscono affrontare la loro fase dormiente nelle fessure tra le rocce, ma non è raro che scambino i muri delle abitazioni per rocce naturali e che si radunino sulle pareti delle case, sulle ringhiere esposte al sole ma anche tra le piante in giardino, sotto le pietre o all’interno degli appartamenti.
Poiché a causa del clima particolarmente caldo e secco quest’anno le coccinelle sono aumentate in gran numero, potremmo dunque trovare coccinelle solitarie o in gruppo mentre cercano riparo all’interno di una crepa del muro di casa, in una trave o tra le foglie secche.
Le coccinelle non sono assolutamente pericolose per l’uomo, per gli animali e per le piante, anzi, sono molto utili. Dunque chi dovesse avere la fortuna di incontrare questi preziosi insetti non deve assolutamente ucciderli, bensì dare loro una mano ad affrontare la stagione fredda.
Per aiutare le coccinelle a superare l’inverno, possiamo lasciare cumuli di foglie secche in giardino, possibilmente in una zona soleggiata e poco esposta, dove i piccoli insetti potranno trovare riparo durante i mesi freddi.
In alternativa, si possono sistemare alcune pietre in un luogo riparato, ad esempio accanto a un muro, in giardino o in cortile.
È poi possibile collocare delle utili casette per le coccinelle sul balcone, in veranda, terrazzo o giardino, scegliendo sempre una zona soleggiata e il più possibile riparata.
Le casette per le coccinelle sono dotate di piccoli fori che consentono l’ingresso agli insetti ma non ai loro predatori. Si trovano facilmente in commercio e gli esperti del fai da te possono costruirne una facilmente con le proprie mani, utilizzando tronchi e legno riciclato.Se si scopre che qualche coccinella ha deciso di addormentarsi all’interno della propria abitazione, la si può lasciare dov’è oppure sistemarla all’esterno tra le foglie o sotto delle pietre, in un luogo riparato e soleggiato.
Al risveglio in primavera le coccinelle sapranno ricompensarci, liberando le piante dagli afidi che ogni anno infestano orti e giardini