Luisa Cascarano

Gente, quanto manchi! Manchi ai sorrisi. Alle chiacchiere. Alle effusioni. Manchi ai baci. Alle promesse. Ai mestieri. Alle affacciate di finestra. Alla spensieratezza. Manchi ogni volta che c’è troppo silenzio. Che si ripresenta la paura e la malinconia. Ma tu, vedi di non mancare alla prudenza. All’impegno. Alla pazienza. Al rispetto di te stessa e delle regole... Prove... che ti permetteranno di farti amare domani, domani e poi ancora domani... fino all’infinito! Renato Zero

Luisa Cascarano

Era l’11 marzo del 2020, le strade erano vuote, i negozi chiusi, la gente non usciva più. Ma la primavera non sapeva nulla. Ed i fiori iniziavano a sbocciare,e il sole a splendere, e tornavano le rondini. Diventava buio sempre più tardi e la mattina le luci entravano presto dalle finestre socchiuse. Era l’11 marzo 2020 e i ragazzi studiavano sui pc da casa. Fu l’anno in cui si poteva uscire solo per fare la spesa. Dopo poco chiusero tutto, anche gli uffici. L’esercito iniziava a presidiare le uscite e i confini perché non c’era più spazio per tutti negli ospedali e la gente si ammalava. Era l’11 marzo del 2020 e tutti furono messi in quarantena obbligatoria: i nonni, le famiglie e anche i giovani. Allora la paura diventò reale, e le giornate sembravano tutte uguali. Ma la primavera non lo sapeva e le rose tornarono a fiorire. Ci fu chi diventò dottore per aiutare chiunque un domani ne avesse avuto bisogno. Fu l’anno in cui si capì l’importanza della salute e degli affetti veri, l’anno in cui il mondo sembrò fermarsi e l’economia andare a picco. Ma la primavera non lo sapeva e i fiori lasciarono il posto ai frutti. E poi arrivò il giorno della liberazione. Eravamo alla tv e il primo ministro disse a reti unificate che l’emergenza era finita e che il virus aveva perso... Che gli italiani tutti insieme avevano vinto. E allora uscimmo per strada Con le lacrime agli occhi Senza mascherine e guanti Abbracciando il nostro vicino Come fosse nostro fratello. E fu allora che arrivò l’estate, perché la primavera non lo sapeva e aveva continuato ad esserci... Nonostante tutto Nonostante il virus Nonostante la paura Nonostante la morte. Perché la primavera non lo sapeva Ed insegnò a tutti La forza della vita 🌸 Cit Irene Vella

Luisa Cascarano

Per riflettere... “Credo che il cosmo abbia il suo modo di riequilibrare le cose e le sue leggi, quando queste vengono stravolte. Il momento che stiamo vivendo, pieno di anomalie e paradossi, fa pensare... In una fase in cui il cambiamento climatico causato dai disastri ambientali è arrivato a livelli preoccupanti, la Cina in primis e tanti paesi a seguire, sono costretti al blocco; l'economia collassa, ma l'inquinamento scende in maniera considerevole. L'aria migliora; si usa la mascherina, ma si respira... In un momento storico in cui certe ideologie e politiche discriminatorie, con forti richiami ad un passato meschino, si stanno riattivando in tutto il mondo, arriva un virus che ci fa sperimentare che, in un attimo, possiamo diventare i discriminati, i segregati, quelli bloccati alla frontiera, quelli che portano le malattie. Anche se non ne abbiamo colpa. Anche se siamo bianchi, occidentali e viaggiamo in business class. In una società fondata sulla produttività e sul consumo, in cui tutti corriamo 14 ore al giorno dietro a non si sa bene cosa, senza sabati nè domeniche, senza più rossi del calendario, da un momento all'altro, arriva lo stop. Fermi, a casa, giorni e giorni. A fare i conti con un tempo di cui abbiamo perso il valore, se non è misurabile in compenso, in denaro. Sappiamo ancora cosa farcene? In una fase in cui la crescita dei propri figli è, per forza di cose, delegata spesso a figure ed istituzioni altre, il virus chiude le scuole e costringe a trovare soluzioni alternative, a rimettere insieme mamme e papà con i propri bimbi. Ci costringe a rifare famiglia. In una dimensione in cui le relazioni, la comunicazione, la socialità sono giocate prevalentemente nel "non-spazio" del virtuale, del social network, dandoci l'illusione della vicinanza, il virus ci toglie quella vera di vicinanza, quella reale: che nessuno si tocchi, niente baci, niente abbracci, a distanza, nel freddo del non-contatto. Quanto abbiamo dato per scontato questi gesti ed il loro significato? In una fase sociale in cui pensare al proprio orto è diventata la regola, il virus ci manda un messaggio chiaro: l'unico modo per uscirne è la reciprocità, il senso di appartenenza, la comunita, il sentire di essere parte di qualcosa di più grande di cui prendersi cura e che si può prendere cura di noi. La responsabilità condivisa, il sentire che dalle tue azioni dipendono le sorti non solo tue, ma di tutti quelli che ti circondano. E che tu dipendi da loro. Allora, se smettiamo di fare la caccia alle streghe, di domandarci di chi è la colpa o perché è accaduto tutto questo, ma ci domandiamo cosa possiamo imparare da questo, credo che abbiamo tutti molto su cui riflettere ed impegnarci. Perchè col cosmo e le sue leggi, evidentemente, siamo in debito spinto. Ce lo sta spiegando il virus, a caro prezzo." M.

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