Luisa Cascarano

Borracce difettose e made in China, in Toscana si chiede il ritiro di quelle consegnate alle scuole Borracce nelle scuole? Una lodevole iniziativa, se non fosse che molto probabilmente si tratta di borracce difettose. È quanto sta accadendo in queste ore in Toscana: qui, alcuni consorzi avevano dichiarato guerra alla plastica dotando un considerevole numero di istituti scolastici di borracce in sostituzione delle bottigliette d’acqua. Ma c’è un ma: queste borracce avrebbero dei difetti.A seguito di segnalazioni ricevute da parte di alcune famiglie di alunni, riguardanti problemi riscontrati sulle borracce distribuite nelle scuole cittadine con iniziative pubbliche, il Comune ha scritto alle Dirigenze scolastiche per invitarle a far sospendere in via cautelativa l’utilizzo dei recipienti“, si legge in una nota del Comune di Scandicci. A distribuire le borracce erano state gradualmente nel mese scorso le aziende di gestione del servizio idrico integrato della regione Toscana, a partire da Publiacqua, che con il progetto “L’acqua del Sindaco arriva nelle scuole”, ha donato ai ragazzi delle classi prime delle scuole primarie dei comuni serviti una borraccia in alluminio. “5.000 tra bottigliette in alluminio e caraffe di vetro saranno distribuite in oltre 850 scuole di oltre 150 Comuni in tutta la regione, per un risparmio complessivo di 130 tonnellate di plastica. Cifre che per le tasche degli studenti – e dunque delle famiglie – si traducono in oltre un milione di euro di risparmio, con conseguenze fondamentali per l’ambiente, ormai soffocato da produzione e smaltimento di plastica“, i numeri snocciolati da Confservizi Cispel Toscana. Ma ora queste borracce non convincono: da più parti si prospetta il dubbio siano di cattiva produzione e se ne invoca addirittura il ritiro. Dal un lato pare che siano made in Cina, dall’altro “almeno tra quelle regalate da Publiacqua Spa – hanno perso scaglie di rivestimento proprio nel punto dove i bimbi poggiano la bocca per bere, e le famiglie sono preoccupate per cosa abbiano potuto ingerire insieme all’acqua. Segnalazioni mi arrivano, ad esempio, da San Casciano, ma anche da Scandicci dove addirittura il Comune si è mosso per invitare i dirigenti scolastici a sospendere l’utilizzo delle borracce“, dice il consigliere regionale Maurizio Marchetti, che si appella alla Regione affinché si proceda al ritiro e divieto d’uso di tutti quei recipienti. “Le borracce in particolare di Publiacqua, per altro con tappo in plastica, sono realizzate in Cina – rincara la dose Marchetti – e ho personalmente provveduto a prendere visione delle certificazioni di conformità che hanno ricevuto prima dall’importatore e poi in Italia. Ma sono relative all’idoneità all’impiego come contenitori alimentari. Questo non le rende ipso facto adatte ad essere ingerite, in tutto o in parte. I bambini ci bevono, magari a quell’imboccatura ci affilano perfino i dentini. Fatto sta che lo smalto in diversi casi si è scheggiato, venendo plausibilmente mandato giù con l’acqua insieme a chissà quali sostanze che potrebbero essersi sprigionate dopo che è venuto meno il rivestimento“. E che: “le borracce distribuite all’Istituto Comprensivo Altiero Spinelli di Scandicci non sono state consegnate da Publiacqua e sono state acquistate e distribuite in totale autonomia dalla Scuola stessa; il gestore del servizio idrico, in collaborazione con il Comune di Scandicci, ha invece distribuito 380 borracce in alluminio agli alunni delle prime classi elementari.

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Luisa Cascarano

Perde la memoria dopo il parto e il marito scrive un libro per aiutarla a recuperare i ricordi Da sempre insieme, ma lei non ricorda più niente. Un ictus dovuto a una eclampsia subito dopo il parto e poi il vuoto: più nessun ricordo per Camre Curto, 31 anni, statunitense. Il marito non si è messo l’anima in pace e ha scritto un libro, “But I Know I Love You“, dal loro primo appuntamento al matrimonio alla nascita del figlio, l’Amore con la A maiuscola. Proprio quello si sarebbe sentito dire Steve Curto una sera dalla moglie, “Non so chi tu sia. Ma ti amo“, dopo che aveva perso la memoria a breve e a lungo temine sette anni fa, nel giorno in cui diede alla luce il suo piccolo Gavin. A provocare l’amnesia fu un ictus, dovuto a preeclampsia non diagnosticata sfociata in eclampsia. Suo marito ha così passato gli ultimi anni alla ricerca di un modo in cui la moglie potesse ricordare almeno i momenti più importanti della loro vita, quindi ha scritto “But I Know I Love You“, Ma so che ti amo, che ha auto pubblicato per il quarto anniversario di matrimonio. “Tutto nel libro è un ricordo di ciò che abbiamo passato e di ciò che mi sono persa – ha detto Camre Curto. Mi piace molto, ma […] a volte è difficile per me perché mi mostra tutto ciò che abbiamo passato e che non ho più dentro di me“. Camre ha avuto una gravidanza normale fino al terzo trimestre, quando ha iniziato ad avere vomito frequente. Un giorno, più o meno alla 33esima settimana, la gola di Camre iniziò a gonfiarsi con conseguente difficoltà a respirare. Steve la portò di corsa al pronto soccorso, dove i medici eseguirono rapidamente un taglio cesareo di emergenza. “Non riusciva a ricordare i ricordi prima della sua lesione cerebrale e ora non ricorda ricordi a breve termine – spiega Jessica Smith, terapista del Galaxy Brain and Therapy Center di Ann Arbor, nel Michigan. Quello che le è successo è estremamente raro”. I medici in seguito hanno stabilito che Camre aveva preeclampsia non diagnosticato, un disturbo della pressione alta correlato alla gravidanza che riduce l’afflusso di sangue al feto, secondo il National Institutes of Health (NIH). Poi è andata in eclampsia, che si verifica quando le donne in gravidanza con preeclampsia sviluppano convulsioni o coma, e ha trascorso 30 giorni in ospedale dopo il parto, mentre suo figlio Gavin ha trascorso 36 giorni in terapia intensiva. Quando Camre è stata dimessa dall’ospedale, pochi giorni prima di suo figlio, era come se fosse anche una neonata, racconta Steve. Non sapeva dove si trovava, non ricordava i compiti quotidiani della vita, come vestirsi per il giorno o di dover lavare i denti. Inoltre, non ricordava Steve e non ricordava la casa in cui vivevano prima della sua lesione cerebrale ed è stata una conversazione una sera a motivare Steve a continuare a impegnarsi per aiutare Camre a riprendersi.

Luisa Cascarano

Siamo fatti così: arriva su Netflix, 30 anni dopo la sua nascita, la serie cult dedicata al corpo umano Per la gioia di molti nostalgici, è ora disponibile su Netflix “Eplorando il corpo umano” il cartone animato che ha saputo spiegare ai più piccoli, con parole semplici e disegni difficili da dimenticare, il complesso funzionamento del nostro organismo. Dopo 30 anni tutti “siamo (ancora) fatti così! Poco più di 30 anni dopo la sua nascita, avvenuta nel 1987 in Francia (in Italia è arrivata però solo nel 1989), la serie animata “Siamo fatti così” o, titolo alternativo, “Esplorando il corpo umano” è ancora non solo attuale ma amatissima da grandi e piccini e, per la gioia di tutti, torna ora ad essere disponibile su Netflix. I 26 episodi di cui si compone la prima e unica serie (diventata un cult tra fine anni ’80 e inizio ’90) sono quelli di un viaggio bellissimo e affascinante che porta gli spettatori alla scoperta dei meccanismi con cui funziona il nostro corpo. Si parla di nascita, di cellule, di sangue e piastrine, delle sentinelle dell’organismo (ossia le difese immunitarie), del cuore, della respirazione, del cervello e di molto altro. Grazie all’aiuto di tanti simpatici personaggi, questa serie racconta il complicato mondo che è dentro di noi in maniera davvero geniale. Da una parte i “buoni”: globuli rossi, piastrine, globuli bianchi, neuroni e la sede centrale del cervello con l’indimenticabile capo dalla lunga barba bianca, dall’altra i “cattivi” batteri e virus dalle forme più strane, pronti ogni giorno a metterci duramente alla prova con l’obiettivo di farci ammalare.

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